Le Sardine e la svolta politica necessaria

image_pdfimage_print

Introduzione

Uno dei fenomeni più rilevanti che caratterizzano la scena politica del Paese a cavallo di questo 2020 è il movimento delle Sardine.

Emerse improvvisamente alla luce il 14 novembre 2019 a Bologna, in una piazza Maggiore gremita all’inverosimile, le Sardine si sono in breve moltiplicate, riempiendo centinaia di altre vie e altre piazze del Paese in un crescendo di partecipazione fino alla svolta annunciata con il concertone del 19 gennaio che ha raccolto, di nuovo a Bologna, alla vigilia delle elezioni regionali in Emilia Romagna oltre 40.000 persone.

Il senso del nome che il movimento si è scelto sta – secondo le parole dei promotori – nell’intento di contrapporre simbolicamente il “silenzio” dei pesci, al “rumore” degli urlatori e degli imbonitori della politica, cui si rifiutano di “abboccare”. E l’incipit del loro manifesto di presentazione è splicito contro il populismo, in particolare della Lega di Salvini: «Benvenuti in mare aperto. Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita. Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L’avete tesa troppo, e si è spezzata. Per anni avete rovesciato bugie e odio su noi e i nostri concittadini: avete unito verità e menzogne, rappresentando il loro mondo nel modo che più vi faceva comodo. Avete approfittato della nostra buona fede, delle nostre paure e difficoltà per rapire la nostra attenzione».

L’accoglienza riservata al movimento da analisti e commentatori è stata, a sinistra, interessata e favorevole, pur se con diversità di toni e con alcune riserve. Si è andati così da chi ne ha entusiasticamente sottolineato la carica vitale potenzialmente in grado di rigenerare una politica senza motivazioni e coraggio (cfr. per tutti, qui, M. Revelli, Sardine, ovvero l’innocenza necessaria) a chi ha preferito segnalare i limiti del suo bacino di riferimento e le sue ambiguità e non detti (cfr., qui, T. Montanari, Una domanda alle Sardine: il nemico è il populismo o l’ingiustizia sociale?). Nel tempo – i due mesi che ci separano dal 14 novembre – il movimento, come spesso accade, sembra essersi diffuso e sviluppato al di là delle stesse intenzioni iniziali dei promotori assumendo parole d’ordine esplicite anche in termini propositivi (come la ripetute richiesta di abrogare i decreti sicurezza) e gesti politici significativi (come la manifestazione di Riace del 6 gennaio).

Alla vigilia di quella che i promotori definiscono una nuova fase del movimento ci sembra utile proporre tutti insieme – al fine di un più agevole approfondimento – i variegati articoli e commenti comparsi sul sito di Volere la luna.

 

SOMMARIO

Manifesto delle Sardine (26/11)

Sardine, ovvero l’innocenza necessaria, di M. Revelli (25/11)

Sardine e rappresentanza politica: qualche riflessione, di A. Grandi (26/11)

Contro le passioni triti, le Sardine urtano il populismo, di M. Bascetta (27/11)

Una domanda alle Sardine: il nemico è il populismo o l’ingiustizia sociale, di T. Montanari (28/11)

Reggio Emilia, le Sardine e gli altri, di F. Fantuzzi (2/12)

I danesi e le Sardine: gente comune che decide di “scendere in piazza”, di A. Cottino (14/12)

2020 / “Prepariamoci al peggio”. O al meglio, di M. Revelli (31/12)

Sardine: non violenza o fuga dal conflitto?, di R. Carraro (2/1)

 

Gli autori

Guarda gli altri post di:

One Comment on “Le Sardine e la svolta politica necessaria”

  1. Ad ogni azione corrisponde una reazione e il movimento delle sardine rappresenta la reazione all’azione reazionaria. Probabilmente l’entusiasmo si diluirà e la politica no.
    Sul diventare partito politico o movimento sarebbe sbagliato perché ciò che serve è un guardiano con la frusta, cioè una massa che osserva l’operato dei politici lo critica e vi si oppone con le manifestazioni o con le indicazioni di voto.

Comments are closed.