Turchia: come è riuscito Erdoğan a non perdere?

Dopo il nulla di fatto al primo turno sono in molti a chiedersi le ragioni del persistente consenso di Erdoğan a dispetto della grave crisi economica in cui versa il paese. Tra le molte risposte ci sono il peso di un sistema di potere clientelare che ha cementato il mito dell’uomo forte, la crescita del nazionalismo e l’insistenza martellante su valori tradizionali come la famiglia e l’integrità dell’Islam sunnita.

Turchia. Verso un’unità delle opposizioni per sconfiggere Erdogan

Il 14 maggio si terranno, in Turchia, le elezioni presidenziali e politiche, le più importanti della storia della Repubblica turca sia per il futuro di Erdogan sia per la possibilità di fondare un paese democratico, laico e progressista. Le scelte del centro destra e quelle, ufficiose, deIl’Hdp (la sinistra turca e kurda) delineano un fronte anti Erdogan guidato da Kemal Kiliçdaroglu con notevoli possibilità di successo.

Turchia: il processo al Partito Democratico dei Popoli e l’indifferenza dell’Europa

Con il “processo Kobane”, in corso nel carcere di Sincan ad Ankara, Erdogan cerca di cancellare, prima delle elezioni del maggio prossimo, il Partito Democratico dei Popoli (HDP), colpevole di difendere i diritti dei kurdi e di avere incitato a sostenere Kobane contro gli attacchi dell’Isis. Ma, nonostante le condanne della Turchia da parte di molte organizzazioni internazionali, l’Europa resta indifferente.

Come ci dimentichiamo dei curdi

Un tempo i curdi che a Kobane resistevano al Califfato erano i nostri eroi. Oggi ce li siamo dimenticati. Peggio. Svezia e Finlandia stanno consegnando al Governo di Ankara resistenti curdi fino a ieri considerati rifugiati e le armi italiane ed europee sono in prima fila nel colpire i territori e le città del Rojava. È in questo clima che è maturata la strage dei curdi al centro culturale di Parigi, che non può essere considerata solo il gesto xenofobo isolato di un estremista privo di collegamenti.

Turchia. Erdoğan alla ricerca del consenso perduto

Nella Turchia fiaccata dalla crisi economica, il Governo di Erdoğan propone di creare una “safe zone” in Siria per ricollocare i rifugiati, colonizzando territori abitati prevalentemente da curdi. Nel frattempo bombarda il nord della Siria, in ritorsione per l’attentato del 13 novembre a Istanbul, ed emana ulteriori leggi liberticide. È un disperato tentativo di recuperare consenso in vista delle prossime elezioni.

Quando diritti e libertà non valgono: l’Occidente e il genocidio dei kurdi

Mentre l’Occidente si indigna e si commuove (giustamente) per i bombardamenti sull’Ucraina e invia armi a Kiev, in Siria e in Iraq si consuma il tentativo di annientamento del popolo kurdo da parte di Turchia e Iran. Il silenzio delle cancellerie di Europa e Stati Uniti mostra l’ipocrisia della proclamata intangibilità di diritti e libertà che o valgono per tutti o, semplicemente, non esistono.

Turchia: dove la difesa di oppositori e dissidenti è un delitto

L’11 novembre, dopo 10 anni di udienze e di rinvii (e la morte di un’imputata per sciopero della fame), si è concluso a Istanbul, con condanne fino a 20 anni di carcere, il processo contro 19 avvocati accusati di propaganda sovversiva e di partecipazione ad associazioni terroristiche per la loro attività di difensori di oppositori del regime. È la vendetta di uno Stato autoritario che non tollera la difesa dei diritti.