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C’è, nel “programma di governo” di M56 e Lega, un timido accenno alla volontà di ridiscutere il Tav Torino-Lione. Poco, ma è bastato a dare il via alla saga delle bufale su inesistenti “penali” da pagare in caso di rinuncia all’opera.
Una lettura informata degli ultimi documenti relativi alla Torino-Lione è necessaria per evitare gli inganni di TELT (la società incaricata della realizzazione dell’opera) e dei “media ignoranti”.
La ripartizione dei costi della Torino-Lione è incredibilmente sbilanciata in favore della Francia. Si prevede, infatti, che, allo scioglimento di Telt, le opere rimarranno di proprietà dello Stato su cui si trovano e, quindi, al 78% in Francia benché l’Italia si faccia carico del 57,9% dei costi.
Un appello di tecnici e intellettuali per fermare il Tav Torino-Lione: “Aprire un tavolo di confronto reale su opportunità, praticabilità e costi dell’opera e sulle eventuali alternative sarebbe un atto di responsabilità e di intelligenza politica”.
“Non c’è dubbio – si legge in un documento dell’Osservatorio governativo sulla Torino-Lione pubblicato nel gennaio scorso- che molte previsioni fatte 10 anni fa, in assoluta buona fede, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali dell’Unione Europea, siano state smentite dai fatti”.
