Palestina, 40 giorni dopo. Tra crimini di guerra e calcoli geopolitici

A oltre 40 giorni dall’attacco terroristico di Hamas e dall’inizio dei bombardamenti di Israele su Gaza, il conflitto in Medio Oriente prosegue senza vie d’uscita, la situazione internazionale è sempre più a rischio, le democrazie occidentali subiscono gravi torsioni autoritarie. Senza un abbandono della logica della guerra e la condanna di tutte le sue manifestazioni, da qualunque parte intervengano, non c’è futuro per l’umanità.

La Palestina e l’autocensura dei giornalisti

L’Ordine dei giornalisti italiani ha sottoscritto la definizione di antisemitismo adottata dalla International Holocaust Remembrance Alliance, una definizione che, volutamente e incongruamente, fa coincidere l’antisemitismo con la critica alle politiche del Governo di Israele, in particolare nei confronti dei Palestinesi. È un fatto estremamente grave: una sorta di autocensura preventiva che viola il diritto all’informazione.

Metti in Israele…

Israele è scosso dalle manifestazioni contro Netanyahu e c’è chi comincia ad accorgersi che è in atto nel Paese una degenerazione para-fascista e che la compressione dei diritti, un tempo limitata ai palestinesi, oggi si estende a tutti. Si aprono così due possibili scenari: o un impegno diffuso per una rigenerazione culturale e politica dalle fondamenta o un duro (se non addirittura cruento) scontro interno al Paese.

27 gennaio, memoria o celebrazione?

Il “Giorno della Memoria” è stato istituito per ricordare il genocidio di sei milioni di ebrei. Ricordare è un dovere ineludibile ma sempre prestando attenzione all’oggi. Come ebreo io mi sentirò al sicuro solo quando nessuno avrà titolo di opprimere, sfruttare, usare, strumentalizzare, schiavizzare i suoi simili, a cominciare dai palestinesi.

L’antisemita a doppio senso

Nei giorni scorsi Gad Lerner è stato apostrofato con il termine “ebreo”, usato come insulto. È un segnale preoccupante di antisemitismo. Ma un pericolo ancora più insidioso per gli ebrei della diaspora viene dalle politiche del premier israeliano Netanyahu che, per ragioni di potere, legittima i peggiori leader antisemiti.

La catastrofe annunciata

La infame legge razzista voluta da Bibi Netanyahu è il peggior oltraggio che il sionismo potesse fare all’ebraismo: con essa si vuol fare ritornare gli ebrei a prima di Abramo, ad un pensiero tribale idolatrico, facendo della “terra” l’idolo a cui prosternarsi.