Il salario minimo è di destra o di sinistra?

A giudicare dalle oscillazioni intervenute negli anni ci sarebbe da chiedersi, con Gaber, se la rivendicazione del salario minimo per legge sia di destra o di sinistra. Da ultimo, finalmente, sembra che la sinistra ne abbia fatta una propria bandiera. O forse, considerando che lo chiede il 75% degli italiani, si deve concludere che, da un punto di vista economico, le persone stanno molto peggio dei politici che le rappresentano…

Dando i numeri sui salari

Le rilevazioni statistiche non lasciano dubbi: i lavoratori italiani hanno i salari più bassi d’Europa. La paga oraria lorda più bassa è di 5,64 euro/ora, quella media di 7,79 euro/ora. La contrattazione è un rimedio? I fatti dicono di no; e, per di più, sono moltissimi i contratti nazionali non rinnovati da anni. Eppure c’è chi non vuole il salario minimo e chi considera eccessiva la sua fissazione in 9 euro/ora

Questo primo maggio

Lunedì non sarà un primo maggio di festa. Governo e maggioranza stanno assestando un colpo di grazia ai diritti strappati in decenni di lotte e sopravvissuti al fuoco dei cecchini. E manca una reazione adeguata: i sindacati non osano neppure pronunciare la parola sciopero e, quel che è peggio, nei luoghi di lavoro prevale la rassegnazione. Bisognerà lavorare sodo per tornare ad avere un primo maggio di lotta.

La Francia in fiamme: tra scioperi e protesta sociale

Da mesi la Francia è scossa da manifestazioni, scioperi e proteste caratterizzati da un’estrema diversità di pratiche anche volente, accettata da tutti, compresi i sindacati più riformisti, e da un’inedita dialettica tra pezzi radicali e pezzi moderati. La repressione poliziesca si dispiega con una violenza inaudita ma il movimento non accenna a piegarsi. È, anche per l’Italia, una lezione.

Il salario minimo per legge e i ritardi dell’Italia

In Italia la mancanza di una legge sul salario minimo impedisce una discussione sul suo adeguamento al tasso d’inflazione. Intanto non si rinnovano più i contratti collettivi nazionali o si rinnovano con anni di ritardo. Ci si deve accontentare dei bonus di Stato o della riduzione dei contributi a carico delle imprese. In attesa della prossima direttiva europea.

Chi ha dubbi sul salario minimo?

Ho in studio un gruppetto di lavoratori che mi mostrano la loro busta paga: 4,6 euro netti all’ora, circa 700 euro al mese per 38 ore settimanali. Non sono dipendenti di una fantomatica cooperativa, ma di una Srl nel settore dell’assemblaggio di materiale ferroso che applica un contratto collettivo nazionale. Ci vuol altro per motivare la necessità di una legge sul salario minimo?

I sindacati e il futuro di Stellantis: aspettando Godot      

L’amministratore delegato di Stellantis è stato chiaro: se i governi non continueranno a sovvenzionare la vendita di veicoli elettrici, la situazione diventerà insostenibile e si aprirà una stagione di cassa integrazione e licenziamenti. Ma i sindacati aspettano, non si capisce che cosa, senza chiedere alla società investimenti per la transizione e sperando in un (improbabile) sostegno dello Stato.

Delocalizzazioni, ipocrisia normativa e complicità sindacale

Le aziende si spostano dove sono attratte dal basso costo delle merci e del lavoro per poi ripetere altrove, quando vien meno la convenienza, la stessa operazione. Per prevenire il fenomeno basterebbe prevedere l’intervento dello Stato, tassare la reimportazione dei prodotti delocalizzati o seguire altre proposte che sono sul tappeto, ma partiti e sindacati sembrano non accorgersene.

Lavoro povero e salario minimo

Secondo il 55° rapporto Censis, il nostro Paese è l’unico, in Europa, in cui i salari sono diminuiti negli ultimi 30 anni. Eppure è uno dei pochi che ancora non ha introdotto per legge un salario minimo nazionale. Ciò è dovuto anche alle resistenze delle organizzazioni sindacali, che temono ripercussioni (in realtà inesistenti) sulla contrattazione collettiva.