L’armadio della vergogna

Periodicamente riemergono nel Paese le ombre delle stragi di Stato e delle responsabilità dei Servizi. Per dissiparle occorrerebbe riandare alla mancata epurazione dei fascisti dalle istituzioni e ai connessi insabbiamenti. Magari a partire dall’armadio della vergogna della Procura militare di Roma in cui i relativi fascicoli vennero nascosti per decenni.

Uno spiraglio sulle stragi nere

Che l’attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 sia una «strage di Stato» lo afferma, oggi, anche una sentenza della magistratura. È la conferma di un giudizio storico ormai definitivo: le stragi degli anni ’70 e ’80 non furono fatti isolati ma tessere di una strategia unitaria neofascista avallata (se non ideata) dai nostri Servizi segreti.

Quella sera in piazza Fontana

«Secondo te ‒ mi chiese Italo Pietra ‒ chi le ha messe queste bombe?» e aggiunse: «Mi ha telefonato il prefetto, secondo lui sono stati gli anarchici». Cominciava così l’umiliante operazione di copertura dei veri mandanti dell’eccidio, la serie delle indagini manovrate, dei depistaggi, dall’arresto di Valpreda alla morte di Pinelli.