
I disabili e la pandemia. Lettera aperta di un padre
Mio figlio Gabriele è autistico e vive in una struttura non potendo io, solo e ultrasettantenne, tenerlo in casa con me. Da settembre è, di nuovo, isolato dal mondo, senza rientri a casa, senza visite, senza attenzioni. Ora io chiedo: è giusto preoccuparsi del “tessuto produttivo” e non della salute e della dignità dei più deboli?