Il Governo, i media e le nuove “classi pericolose”

Il sovrano, inseguito dalla politica, è, oggi, quello mediatico. Sono i media a tracciare la strada della paura. Il Governo poi la percorre con provvedimenti che inseguono il panico e riducono l’Italia a un mosaico di ghetti, lazzaretti e prigioni. Creando di continuo nuove classi pericolose: prima i frequentatori di rave e le baby gang, poi, da ultimo, le donne rom e gli occupanti abusivi di alloggi.

Il Governo della paura e l’alibi dell’insicurezza

Non ci sono solo premierato assoluto, deportazioni di migranti e precettazioni. C’è, a fianco, un nuovo disegno di legge che prevede la criminalizzazione della marginalità sociale, l’incremento della repressione del dissenso e del conflitto, il potenziamento e la blindatura del carcere e l’aumento dei poteri delle polizie. Non per dare più sicurezza ai cittadini ma per aprire la strada a una svolta autoritaria.

L’eredità della pandemia

Il Covid non circola più o comunque non è più così letale. Ma l’eredità che ha lasciato è estremamente pesante. “Niente sarà più come prima”, si diceva. Forse. Ma oggi è peggio di prima. Passata la grande paura è diventato impossibile chiedere comportamenti virtuosi, più consoni con Madre Natura. La massima a cui adeguarsi sembra essere l’antico adagio “chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza”.

Disillusi e incarogniti davanti alle urne

Dalla fine del secolo scorso l’individualismo competitivo ha frammentato e avvelenato la società annullando la capacità delle persone di riconoscersi l’una nell’altra. Di qui cinismo e cattiveria. E poi, con la pandemia, insofferenza, diffidenza, paura, xenofobia. È in questo stato di incarognimento che tra un mese andremo al voto con una politica che, invece di contenere, cavalca questi sentimenti.

Vent’anni dopo il Social Forum del 2002

Sono passati quasi vent’anni dal Social Forum fiorentino del 2002. Allora si riuscì, in pochi giorni, a ribaltare la posizione (inizialmente ostile) della città e a costruire rapporti estesi e significativi. Oggi bisogna ripetere l’operazione anche se i cambiamenti intervenuti sono profondi e il sentimento prevalente non è più la paura di chi vuole il cambiamento ma una generale e rassegnata indifferenza.

Se il silenzio prende il posto del rumore

Nei due mesi del lockdown, autovetture, aeroplani, la maggior parte delle fonti di rumore è scomparsa dal nostro orizzonte sonoro. E ha fatto la sua comparsa, anche in città, il silenzio: una condizione esistenziale nuova e aliena per la società del rumore. Ma abbiamo imparato a non rompere quel silenzio, a non temerlo, a conviverci?