Non chiamiamolo partito, ma…

Abbiamo bisogno di trasformare un’indefinita e altalenante speranza in qualcosa di più costruttivo. Ci aspetta un combattimento quotidiano per costruire una rivoluzione: della convivenza, dei consumi, del lavoro… Ma senza un’organizzazione politica operativa, non si inizia nemmeno il cammino. Non chiamiamolo, per ora, partito: va meglio movimento organizzato?

Non pensare a un partito. Semplicemente, riprendere a respirare

Che fare? Non diventare l’incunabolo di una nuova vagheggiata formazione politica. L’unica strada che abbiamo davanti è quella di fare rete. Creare, per quanto possibile, le condizioni per una sensibilità diffusa. Una specie di terza via che dovrebbe definirsi col tempo e soprattutto nelle pratiche. Senza velleitarismi, solo per respirare, finché si può, un’aria meno asfittica e avvelenata. 

Una scuola per una Costituzione della Terra

Di fronte al rischio incombente di una catastrofe ambientale è sempre più diffusa la percezione che le Costituzioni nazionali non bastano e che occorre una Costituzione mondiale a tutela della Terra. Di qui un appello di giuristi e filosofi per dar vita a una Scuola che elabori un pensiero e una prospettiva al riguardo.

Le tre destre e le masse popolari

Nel Paese cresce l’insofferenza per il corso catastrofico delle cose. Ma se si andasse a votare oggi, i partiti di destra otterrebbero oltre il 50% dei voti con molti giovani, lavoratori, pensionati e precari che li votano. Perché succede questo? Cosa fare per recuperare a una visione e a un impegno a sinistra il popolo che vota a destra?