la politica puntoacapo
«Ho saputo della scelta del rettore dell’Università per stranieri di Siena di rifiutare l’adesione al lutto nazionale per la morte di Silvio Berlusconi, mentre ero a Madrid nella mia Università. È una decisione saggia ed equilibrata che gli fa onore. Se Tomaso Montanari è colpevole di difendere i valori della Costituzione della Repubblica Italiana, anche io mi sento colpevole».
Due mesi fa una (allora) oscura parlamentare di Fratelli d’Italia apostrofò Tomaso Montanari con le parole: «Stia pur sicuro che da noi non avrà mai diritto di parola!». Non era una battuta infelice ma un programma politico oggi in pieno svolgimento: la regola è diventata prendersi tutto, trasformare ogni occasione in propaganda di regime, dileggiando ogni regola di pluralismo democratico e ogni pudore.
Restituire alla verità anche le pagine più oscure del passato è dovere degli storici. È necessario ricordarlo di fronte agli attacchi a cui è sottoposto in questi giorni, nel silenzio delle istituzioni, Tomaso Montanari, per aver messo correttamente in discussione la narrazione tossica oggi dominante sulle foibe.
Lo storico Alessandro Barbero interviene sul tema delle foibe e il “caso Montanari”: “La querelle è dovuta al fatto non che siano finite le ideologie, ma che è finita la sinistra”. E’ inconcepibile che in una Repubblica antifascista si chieda di “fermare il prof. Montanari”
Un attacco forsennato e scomposto si sta abbattendo in queste ore su Tomaso Montanari per mano delle tante destre che popolano il nostro Paese. La sua colpa? Aver denunciato il clima di revisionismo di matrice neofascista che sta facendo venir meno, una a una, le fondamenta resistenziali dell’Italia nata dalla lotta contro il nazifascismo.
Per parti della politica le querele per diffamazione e le azioni risarcitorie in sede civile sono diventate strumenti abituali per cercare di far quattrini e, insieme, per intimidire la stampa. Ne è esempio illuminante, dopo l’iniziativa del sindaco di Firenze Nardella contro Tomaso Montanari, quella della onorevole Boschi contro “Il Fatto”.
L’asprezza delle critiche è imposta dal tradimento della politica. Non bastano, a rintuzzarla, richieste di danni. A dirlo a Firenze, solidarizzando con Montanari, sono sempre di più. Qui una lettera al sindaco e alla giunta di Alessandro Santoro, prete della comunità delle Piagge, la più povera e marginale della città.
Accade che iniziative pretestuose si trasformino in boomerang. È il caso della citazione per danni del sindaco di Firenze nei confronti di Tomaso Montanari, reo di aver denunciato la svendita di parte del patrimonio artistico cittadino. La città, infatti, si è svegliata e il problema è diventato nazionale.
Oggi, guardandoci attorno, cogliamo la realtà di un mondo diseguale, ingiusto, inquinato, violento, tutt’altro che democratico. Ciò impone di mettere in discussione le certezze di cui sinora ci siamo acriticamente beati. L’ultimo libro di Tomaso Montanari è un guida straordinariamente attuale in questo percorso.
La canea scatenata contro Tomaso Montanari, reo di sacrilegio per aver osteggiato la santificazione di Franco Zeffirelli, rivela un male profondo: l’incapacità a tener ferme le posizioni, a concepire la cultura come confronto aperto tra alternative chiare, e la prevalenza dispotica del bon ton sulle antitesi etiche e politiche.
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