L’Ucraina, cantiere del pianeta

“Il cantiere del pianeta”. È questa l’allucinante definizione data al futuro dell’Ucraina mentre ancora la guerra miete, ogni giorno, vittime innocenti. Eppure è stato ripreso, in declinazioni più o meno simili da tutti gli organi di stampa principali, televisioni di Stato comprese. Senza pudore alcuno, senza alcuna riflessione etica o almeno critica per una affermazione, e il pensiero che la sottende, che sono devastanti.

L’unica transizione ecologica desiderabile

Di fronte all’emergenza climatica, alle disuguaglianze sociali e alla pandemia c’è chi pensa che sia sufficiente introdurre nuove tecnologie. Le tecnologie ovviamente possono aiutare ma senza una comprensione della interconnessione tra i problemi si perde la visione d’insieme e si rischia di non cambiare il modello di società che ha portato a tutto questo.

Transizione ecologica. È nata una bolla

È nato il “ministero per la Transizione ecologica”. È un’occasione o una presa in giro? Tutto fa pensare a una campagna di autolegittimazione tesa a occultare la mancanza delle condizioni per un effettivo cambiamento: una scelta e una cultura adeguate, dei soggetti credibili, la congruenza tra l’agenda governativa e le azioni di vera transizione. 

Buio a mezzogiorno

Mentre la pandemia ha ripreso la sua corsa, facendosi beffe delle misure di contenimento, nel nostro Paese l’incertezza sul futuro e il balletto sulle misure da adottare si accompagnano a personalismi intollerabili e manca finanche un confronto chiaro ed esplicito sulle strategie per assicurare un diverso modello di sviluppo.

Il Coronavirus e la questione ambientale

Cosa c’entra la questione ambientale con l’emergenza sanitaria? Quest’ultima ha più le sembianze di un evento accidentale, naturale, inaspettato, mentre la prima – com’è sempre più chiaro – è determinata dall’azione del modello economico dei paesi sviluppati. In realtà, i due eventi hanno parecchi punti in comune.

Coronavirus, fase 2: guai ai poveri!

La crisi imporrà lacrime e sangue. Ma a chi? Il Governo, invece di lavorare a un diverso modello di sviluppo, si affida a una task force di manager ed economisti rappresentativa degli interessi forti e respinge persino la proposta di un contributo di solidarietà sui redditi più elevati. Facile prevedere l’esito: ancora e sempre, guai ai poveri!