Relazione al Parlamento 2023

Sono oltre 4.000 le persone detenute per scontare pene brevissime o brevi. Il Garante, giunto alla scadenza del suo mandato, non ha dubbi e rivolge un monito a Governo e Parlamento: sono vite connotate da una marginalità che avrebbe dovuto e dovrebbe trovare risposte altrove, ad evitare che il carcere si atteggi sempre più come mero collettore di emarginazione e discarica sociale.

Il carcere visto da dentro

Il XVIII Rapporto di Antigone sul carcere evidenzia cambiamenti significativi nella popolazione ristretta. In particolare, aumentano i detenuti e le pene inflitte sono sempre più lunghe. Cresce anche il numero degli ergastolani: 1.810 a fronte dei 408 di trent’anni fa. Il tutto mentre i reati, soprattutto quelli più gravi, continuano a diminuire: per esempio, nel 2021 gli omicidi sono stati 289, a fronte dei 3.012 del 1990.

Le carceri nella pandemia

La pandemia è precipitata anche sul sistema carcerario imponendo una riduzione del numero dei detenuti. Ma il sovraffollamento permane e sempre più si avverte la necessità di un nuovo regolamento di esecuzione delle pene e di più risorse per le misure alternative, per il miglioramento della vita negli istituti, per le risorse educative.

Lo sdegno non basta

Dana è in carcere per avere manifestato pacificamente e per non avere rinnegato la militanza No TAV. È un attacco all’intero movimento che segue alle accuse infamanti e infondate di terrorismo, al numero abnorme dei processi penali, alle pene spropositate. Occorre reagire chiamando a raccolta tutte le forze democratiche del Paese.

Dana, la vendetta del TAV

Se sei No TAV, abiti in Alta Val Susa e non fai pubblica abiura delle tue convinzioni non puoi avere misure alternative al carcere, indipendentemente dal tuo buon inserimento sociale. Questa, in sintesi, la motivazione con cui il Tribunale di sorveglianza di Torino ha respinto la richiesta di affidamento in prova di Dana.

Nicoletta, noi, la politica

Nicoletta Dosio ha scelto di andare in carcere piuttosto di chiedere misure alternative. Il suo è un gesto politico che richiede un seguito coerente. C’è una possibilità: la grazia, non come provvedimento di clemenza ma come atto di giustizia e di discontinuità. Chiederla spetta a noi, anche per cercare di aprire una nuova stagione politica.