Voltaire, Einaudi e il MES

In un approccio prudenziale, einaudiano, dovrebbe essere sconsigliato ricorrere al MES. Soprattutto se l’Italia dovesse deciderlo in solitaria. Si tratta di confrontare un vantaggio immediato modesto con il rischio di un aggravamento consistente delle modalità di rinnovo del nostro ingente debito pubblico con l’estero.

Servono tanti soldi, ma non quelli del MES

Ricorrendo al MES si accede a una linea di credito e un nuovo debito aumenta il rischio di una procedura di sorveglianza rafforzata sui nostri bilanci e di conseguente commissariamento. Il punto non è l’entità del tasso di interesse ma il fatto che un prestito non è un trasferimento unilaterale e un debito non è un versamento a fondo perduto.

L’acqua, la diga e il Fondo Salva Stati

Il 30 settembre il nostro debito pubblico ha raggiunto la cifra record di 2.393 miliardi di euro. Ma la politica, anziché preoccuparsene, si dà battaglia sul meccanismo che fornisce prestiti ai Paesi in crisi. È come pensare, anziché della solidità di una diga, alle modalità per intervenire quando l’acqua tracimerà.

Il Fondo Salvastati così non va

Il Fondo Salvastati (Mes) è la tessera di un mosaico di cui fanno parte il Fiscal Compact e il sistema della Unione bancaria europea. È dunque necessaria, per l’Italia, una valutazione complessiva all’esito della quale negoziare modifiche sostanziali. In mancanza, meglio una pausa di riflessione prima di ogni approvazione. solo guai.