Autismo: dal linguaggio fiabesco alla realtà

Chiamare “speciali” le persone autistiche è espressione di un linguaggio irreale, prima ancora che ambiguo. È una delle tante etichette che vengono appiccicate agli autistici, incuranti del rischio di seminare confusione e di banalizzare una realtà che, al contrario, è molto complicata, visto che l’autismo altro non è che l’abisso esistente tra una vita normale e un’esistenza profondamente e (spesso) drammaticamente “altra”.

Come le parole costruiscono la realtà

Le guerre hanno come complemento immancabile l’attivazione, da parte delle minoranze al potere, di meccanismi diretti a influenzare l’opinione pubblica. Non c’è solo la propaganda bellica esplicita. Ancor più conta il ricorso a parole ed espressioni suggestive perché sempre più, come è stato scritto, il linguaggio non rispecchia la realtà, ma piuttosto crea una realtà.

Comunicare a sinistra

Anche nella politica la comunicazione è essenziale. Oggi il pensiero di sinistra, già identificato con gli errori del comunismo, è messo a dura prova dall’apparente contrasto tra la necessità di evitare degrado ambientale ed esaurimento delle risorse e l’esigenza di distribuire lavoro, reddito e benessere. Solo una comunicazione capace di dimostrare la conciliabilità di quegli obiettivi potrà farci uscire dall’isolamento.

Io non sono Giorgia: donne, linguaggio, potere

L’Italia ha “finalmente” un presidente del Consiglio donna. Peccato che il dato biologico non corrisponda a quello politico. Meloni stessa ha sgombrato il campo dagli equivoci, quando ha postato un video in cui, ammiccando, esibiva due meloni. Il gesto non è solo la riprova di quanto la volgarità paghi nella politica italiana ma segnala anche l’adesione al peggior modello machista.

Le parole non sono neutre (a proposito di distinzione di genere)

La mancata approvazione di un emendamento al regolamento del Senato sull’obbligo di un linguaggio inclusivo e i commenti che ne sono seguiti ripropongono all’attenzione la questione delle conseguenze sul pensiero comune dell’uso del maschile “sovraesteso”. Questione sottovalutata e irrisa ma cruciale ché le parole non sono neutre e manipolano la nostra visone del mondo.

Russia e Ucraina: le parole e la realtà

Le parole (qui proposte con una premessa di Tomaso Montanari e una nota di Giulia Marcucci) sono di un coraggioso cittadino russo, un poeta: «Quella guerra che si sta svolgendo in Ucraina, sotto gli occhi del mondo, non viene nemmeno chiamata guerra. La chiamano “operazione militare”. Ma è una vera e autentica guerra. E deve essere fermata. Come? In qualche modo, ma è necessario. Tutti noi, insieme e individualmente, dobbiamo pensarci».

L’Italia al tempo del gastropopulismo

“Quando il medium comunicativo tra gli individui sono le viscere, allora non si pone più la difficoltà della riflessione… Non si dà più la lungaggine del pensiero, ma la subitaneità dell’azione pura. Non l’uomo razionale, ma l’animale impulsivo. Non la pietà, ma l’empietà. Non l’umano, ma il disumano”. Una lettura in chiave filosofica del Turbopopulismo di Revelli e Telese