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ONU e diplomatici faticano ad accedere ai campi di detenzione libici, vere prigioni dalle condizioni inumane. Ma non basta. All’improvviso a decine spariscono, nelle mani di persone che chiedono riscatti alle famiglie o li vendono come schiavi.
La nave italiana Asso Ventotto ha raccolto in mare 101 persone in fuga dalla Libia e le ha riportate nelle mani dei loro aguzzini. L’operazione è stata coordinata dalla Guardia costiera libica. Ma chi ha indirizzato la nave italiana alle autorità libiche?
Il Gip di Ragusa ha disposto la restituzione alla Ong ProActiva Open Arms della nave sequestrata su richiesta della Procura di Catania: la solidarietà non è un reato.
Le attività di contrasto dell’immigrazione svolte nel Mediterraneo nel 2017-2018 dalle forze di polizia e militari libiche e dalla guardia costiera libica in forza degli accordi intercorsi con l’Italia sono dei veri e propri “crimini contro l’umanità”.
Dopo le denunce degli osservatori internazionali anche una sentenza della Corte di assise di Milano certifica le torture e la violazione dei diritti umani nei lager libici.
La Procura di Catania sequestra la nave della ong Open Arms, “responsabile” di avere salvato 218 migranti, e indaga il comandante, tra l’altro, per associazione a delinquere. Il gip esclude l’associazione per delinquere ma convalida il sequestro. E’ un primo passo ma resta incomprensibile il mancato riconoscimento dello stato di necessità.
Con riferimento ai rifugiati provenienti dal Mediterraneo il governo italiano si sta comportando come se la Libia fosse un suo governatorato, per di più senza assumersi responsabilità rispetto ai divieti posti dalla normativa internazionale.
Il viaggio in Niger, tra rifugiati e migranti, ha una conclusione: “I Paesi poveri sembrano disposti ad accogliere altri poveri più di quanto lo siano i Paesi ricchi”.
