
Intervista a Nicoletta Dosio: una storia intrecciata con il TAV
«A volte serve una disobbedienza integrale e poi è anche una questione di dignità: se io ritengo che quello che ho fatto sia giusto io non mi adeguo a chiedere a loro la clemenza. E poi i domiciliari è fare il carceriere di se stesso. Io mi sento più libera dentro il carcere che non a stare qui fuori e adeguarmi alle loro misure».