Un falò di bollette contro il caro-vita

Un falò delle bollette ha percorso nei giorni scorsi l’Italia. Da Cagliari a Bologna, da Torino a Roma, in 15 città ha preso corpo la mobilitazione di Usb e Potere al popolo contro i rincari del 60% dell’energia elettrica e dell’80% del gas; contro le multinazionali italiane che hanno guadagnato 40 miliardi di euro di extraprofitti dalla crisi amplificata dalla guerra russa-ucraina; per il blocco dei prezzi al consumatore.

La manifattura europea alla prova del gas

Inutile ostentare ottimismo. Con la messa fuori uso del gasdotto North Stream, la Germania rischia grosso. E con essa i Paesi che ruotano intorno alla sua manifattura. A cominciare dall’Italia. Per Berlino, il rischio è un taglio della produzione industriale del 25%. Sarebbe la fine di un ciclo e la riduzione dell’Europa a periferia deindustrializzata del polo occidentale a guida statunitense.

Il gas naturale al Casinò di Amsterdam

L’aumento a dismisura del prezzo del gas naturale è inevitabile? No. È, piuttosto, l’effetto della scelta di attribuire a una Borsa la fissazione di tale prezzo a livello comunitario. Non è stato sempre così: un tempo il prezzo era appannaggio degli Stati e fissato mediante accordi bilaterali. Non c’è alternativa. Ci vuole una marcia indietro che modifichi strutturalmente l’attuale meccanismo di formazione del prezzo.

Sanzioni alla Russia, il Vietnam dell’Unione europea

L’invasione russa dell’Ucraina ha avuto come risposta uno tsunami di retorica, una valanga di armi e denaro inviati a Kiev e le sanzioni contro la Russia. Sanzioni assai deboli, peraltro, ché l’Europa ha più bisogno del gas russo di quanto la Russia abbia bisogno della nostra valuta pregiata e il prezzo alle stelle del gas, determinato da meccanismi speculativi, fa sì che la Russia guadagni di più pur vendendo di meno.

La transizione ecologica? Tutto rinviato, si trivella!

Il messaggio dell’Eni è chiaro: il metano c’è, basta cercarlo e trivellare; intanto si può continuare a mandare in atmosfera gas climalteranti. Fa impressione che il messaggio venga dopo che mezza Europa è stata devastata dagli incendi, le temperature sono fuori controllo, fiumi prosciugati, pezzi del sud europeo desertificati. Ma tant’è: la legge del profitto (di pochi) deve prevalere sulla salute di tutti.

Senza riduzione dei consumi il mondo non ha futuro

Siamo arrivati, nostro malgrado, al tempo della riduzione imposta e della competizione feroce per le risorse. Una società che si mangia oltre due pianeti all’anno non ce la possiamo più permettere. Se c’è poca acqua per tutti, tutti devono bere meno. Devono decrescere nei consumi. È matematica, addizione e sottrazione. Fa paura il termine decrescita? Cambiamolo in “parsimonia” ma quella è la strada.

10 proposte per liberarci dal gas

La transizione energetica è l’unica soluzione per uscire dalla dipendenza dal gas di cui stiamo pagando costi elevatissimi. E’ una strada possibile in tempi brevi con interventi adeguati che permetterebbero di ridurre i consumi di gas di 36 miliardi di metri cubi all’anno, tra l’altro sviluppando l’eolico offshore e a terra, il fotovoltaico sui tetti, il moderno agrovoltaico. Basta volerlo e muoversi subito.

Energia, quanto ci costi!

L’impennata dei prezzi delle bollette è dovuta a ragioni geopolitiche e a operazioni speculative sui mercati finanziari. Ma è un fatto che le fonti tradizionali di energia sono limitate e sempre più costose. Per il futuro non ci sono alternative: occorre ridurre drasticamente l’uso di energia e puntare sulle rinnovabili. È possibile, mentre non sono una soluzione né il gas né il nucleare.

Vita reale, bollette, inflazione

L’inflazione e, soprattutto, le bollette di luce e gas galoppano. È una questione di approvvigionamenti e di geopolitica ma non solo. C’è anche la finanza, con le sue dinamiche speculative e le sue aspettative di breve e brevissimo periodo, a guidare i processi economici reali. E c’è il rischio elevato che, ancora una volta, l’aumento dei prezzi faccia crescere il numero degli indigenti.