Italia, un paese di infedeli…

Secondo il direttore dell’Agenzia delle Entrate «sono 19 milioni le persone che hanno debiti con il fisco». L’ammontare complessivo di tutti i debiti da riscuotere (non solo tasse ma anche multe stradali etc.) è di 1.100 miliardi di euro. In media si tratta di oltre 57 mila euro a testa. Ma le medie – si sa – hanno solo valore statistico. In concreto, grazie anche all’evasione, crescono le disuguaglianze.

Un calcio al debito

Il debito pubblico del nostro Paese è un peso insostenibile, un fardello da cui liberarsi, una catena da spezzare. In un dossier l’indicazione di alcune modalità per farlo, andando a prendere la ricchezza dov’è, con un sistema fiscale progressivo, un’imposta sulle successioni, una diversa modulazione dell’Iva, una seria lotta all’evasione.

Debito pubblico: 40 mila euro a testa

L’indebitamento delle nostre amministrazioni pubbliche era, al 31 luglio 2019, di 2.410 miliardi di euro corrispondente a un debito di 40 mila euro per ogni cittadino. Per arginarlo si dovrebbe ridurre l’evasione fiscale. Ma il personale preposto ai controlli è passato negli ultimi vent’anni da 36mila a 26mila unita…

La flat tax incrementale è incostituzionale

Dopo l’introduzione di una sorta di flat tax (con aliquota del 15%) per le partite IVA con ricavi non superiori a 65.000 euro il Governo ne sta ipotizzando una nuova per i redditi incrementali, cioè per gli incrementi di reddito denunciati. Una versione di evidente incostituzionalità e più irrazionale e iniqua della precedente.

Lo shock fiscale di cui c’è bisogno

Non c’è dubbio che l’Italia ha bisogno di uno “shock fiscale”. Ma il suo segno è opposto a quello della flat tax voluta da Salvini. Quel che occorre è reintrodurre una reale progressività, tassare in modo adeguato i patrimoni mobiliari e le successioni, contrastare l’evasione con misure congrue e non solo a parole.

I paradossi della flat tax all’italiana

Chissà cosa direbbe Milton Friedman, l’economista americano padre della flat tax, di fronte all’introduzione in Italia di quell’imposta. La domanda si pone perché la tassa piatta all’italiana è incoerente, applicata in modo disomogeneo e con effetti di grave iniquità. In ogni caso assai diversa da quella ideata da Friedman.