
Il voto e la sinistra nei territori No Tav
La sconfitta di Liberi e uguali e di Potere al popolo è stata particolarmetnte dura anche nei territori della lotta No Tav. E’ fondamentale capirne le ragioni evitando analisi elusive e consolatorie.
la politica puntoacapo
La sconfitta di Liberi e uguali e di Potere al popolo è stata particolarmetnte dura anche nei territori della lotta No Tav. E’ fondamentale capirne le ragioni evitando analisi elusive e consolatorie.
La speranza di proporre una presenza politica di sinistra alle elezioni europee passa, in Italia, dalla possibilità di collocarsi all’interno di un progetto sovranazionale, capace di superare la dimensione asfittica dei sovranismi nelle piccole patrie e di essere credibile nel rapporto di forza con i gruppi di potere egemoni a livello comunitario.
Da Repubblica Roberto Petrini Il Sud più povero ha votato per il reddito garantito 06 MARZO 2018 La promessa dell’assegno di cittadinanza ha favorito la vittoria pentastellata nel Meridione. Minore …
Le elezioni del 4 marzo hanno introdotto nella politica italiana una netta discontinuità. Naturalmente non sempre la discontinuità è positiva, perché il dopo può essere peggiore del prima. Ma senza discontinuità il nuovo non accade e la storia è finita.
Il giudizio sul voto del 4 marzo vede, per una volta, i media nazionali e stranieri sostanzialmente concordi: quello italiano appare, anche nella rappresentanza, un “mondo alla rovescia” rispetto a quello che conoscevamo.
All’indomani del 4 marzo dobbiamo dircelo fuori dai denti: in questa nuova Italia bicolore la sinistra non c’è più. Non ha più spazio come presenza popolare, come corpo sociale, neppure come linguaggio e modo di sentire comune e collettivo. E la cosa ci riguarda tutti: perché questo mondo che non riconosciamo, non ci riconosce più…
Nelle elezioni del 4 marzo si è consumata una sconfitta storica del ceto politico di centro-sinistra e sono stati travolti anche quei settori della sinistra che non si sono omologati o si sono sottratti tardivamente al giogo renziano.
Se dal voto del 4 marzo non è uscita una maggioranza precostituita non è per i (pur molti) difetti del Rosatellum. Il punto è che la nostra è una democrazia parlamentare e non prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. E’, dunque, normale che i governi si formino in Parlamento, attraverso il confronto tra le forze politiche.
Nell’ultimo giorno utile tutti i quotidiani nazionali pubblicano i loro sondaggi elettorali con commenti per lo più perplessi e prudenti che segnalano, comunque, insieme all’alta quota di indecisi, un vento che spira verso destra e la prospettiva che il primo partito sia il Movimento5Stelle.
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