Il Governo Meloni e le droghe: tra criminalizzazione e strabismo

Fin dal suo insediamento il Governo di Giorgia Meloni ha impresso alla politica in tema di droghe (rimasta “ibernata” durante i governi precedenti) una svolta all’insegna dell’inasprimento repressivo e della criminalizzazione di ogni approccio alle sostanze, accompagnati da campagne “disincentivanti” vecchie e inadeguate. Intanto Governo e maggioranza hanno aperto al gioco d’azzardo e ai suoi concessionari.

Le destre e il proibizionismo a senso unico

Il proibizionismo come politica di governo delle droghe è fallito checché ne dica la “virile” retorica di chi lo ha sostenuto e lo sostiene. Tra questi le destre al governo, affette, peraltro, da singolare strabismo, dato il loro agitarsi scomposto soltanto alla parola “droghe”, a fronte della totale inerzia, per esempio, di fronte al consumo di alcol e soprattutto ai suoi 7.700.000 consumatori a rischio.

La scuola tra interventi educativi e cani poliziotto

Una scuola superiore, un allarme antincendio, controlli antidroga nelle aule, un professore censurato per aver denunciato l’accaduto su Facebook. È solo uno dei blitz delle forze dell’ordine in aule scolastiche alla ricerca di droga. Contro ogni evidenza educativa. Perché, come dice un preside: «Non sopporto l’idea che un cane punti un ragazzo, mi ricorda brutte cose del passato… Preferisco puntare su psicologi, educatori, tutor».

La Conferenza nazionale sulle droghe: dentro e fuori

Dopo 12 anni di inadempienze si arriva finalmente alla Conferenza nazionale sulle droghe che, secondo la legge 309/1990, dovrebbe avere scadenza triennale. È un fatto positivo. Ma c’è uno scarso coinvolgimento degli operatori e mancano dal programma questioni fondamentali come la legalizzazione della cannabis. Di qui l’organizzazione parallela di un “Fuori Conferenza”.

I rave party, i benpensanti, la riduzione del danno

I rave party di Valentano e Nichelino, definiti dai media “feste di drogati senza freni”, hanno scandalizzato i benpensanti (e non solo) e innescato un aspro scontro politico sull’inerzia del ministro dell’interno. Eppure le cose non sono così semplici e, in ogni caso, più che chiedere repressione sarebbe opportuno incentivare e sostenere gli interventi di riduzione del danno.

San Patrignano e lo Stato

Negli anni ’80 San Patrignano è stato al centro di adesioni senza riserve e di stroncature prive di attenuanti, che si riproducono oggi, all’uscita del docufilm di Netflix. Contenzione e catene non erano giustificabili ma ciò che, a distanza, emerge in modo drammatico è la latitanza dello Stato di fronte al dramma della tossicodipendenza.

A 30 anni da San Patrignano

La serie televisiva Netflix su San Patrignano ha riaperto il dibattito su droghe e comunità terapeutiche. Ma da allora il mondo è cambiato. Il sistema delle comunità si è integrato con altri interventi. Faticosamente ma con buoni risultati. Solo il sistema legislativo continua a far riferimento ai «ragazzi dello zoo di Berlino».

La droga in Europa

Il quadro offerto dal Rapporto annuale europeo sulle droghe, curato dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, è di una sostanziale stabilità dell’uso di sostanze nel 2019. Restano, per il futuro non poche incertezze, sia sulla diffusione di droghe che sugli interventi dei servizi, legate all’andamento della pandemia.