Re Draghi è nudo

La crisi politica che si è aperta con le dimissioni del presidente del Consiglio, momentaneamente “congelate” dal presidente della Repubblica, mette a nudo la dimensione personalistica della leadership di Mario Draghi, sempre più insofferente della dialettica politica e della stessa democrazia parlamentare. Da qui occorre partire per la (pur difficile) costruzione di un futuro diverso.

«Siamo il paese più accogliente»: falso di Draghi

Il presidente del Consiglio Draghi, nel corso della trasferta turca presso il sultano Erdogan, ha affermato che l’Italia è il Paese europeo più aperto per i migranti ma che ora si è raggiunto un tetto insuperabile. È una affermazione falsa sia comparativamente sia guardando alla nostra situazione concreta. Il fatto che sia condivisa dimostra solo l’insufficienza della nostra classe dirigente.

La lingua biforcuta della guerra

Austin che parla di cessate il fuoco mentre la sua amministrazione stanzia 40 miliardi per la guerra, Draghi che dice di aver convinto Biden a cercare una soluzione di pace e fa un deccreto per mandare in Ucrania armi pesanti sono la lingua biforcuta della guerra, quella che prepara uno scenario da incubo con lo smantellamento di tutti i dispositivi di sicurezza creati al tempo della guerra fredda

«Ahi serva Italia, di dolore ostello»

La decisione dell’Italia di incrementare le spese militari fino a portarle al 2% del PIL (passando da 25 a 38 miliardi annui) non è un destino o un vincolo imposto da trattati internazionali. È una scelta. Coerente con l’atteggiamento di tutti i governi che si sono susseguiti in epoca repubblicana, abituati, in sede di Consiglio atlantico, a dire sempre e soltanto sì, anzi signorsì!

In fine

Motus in fine velocior

Viviamo in “democrature”: della democrazia è rimasta la buccia o, se si preferisce, la forma in cavo. Lo dimostra la grottesca vicenda della “crisi di gennaio” in cui sono emersi tutti i guasti di una politica ridotta a governance e ostaggio di un management totalitario, descritta alla luce di due magistrali testi di Luciano Canfora.

Il bis di Mattarella e il commissariamento della democrazia

La rielezione di Mattarella non mette in sicurezza la democrazia ma ne conferma il commissariamento iniziato con l’affidamento del governo a Mario Draghi. Non solo: la trasformazione del reincarico da fatto eccezionale (come lo definì Napolitano) a prassi normale mina profondamente la Costituzione. È, dunque, un drammatico errore che apre la strada a nuove e più gravi eccezioni.

Democrazia italiana

Democrazia italiana – Finale di partita

L’elezione di Mattarella, decisa sull’asse che va da Palazzo Chigi al Quirinale, certifica la crisi profonda della democrazia italiana, con un Parlamento delegittimato (da sé) e un Esecutivo sempre più autonomo. Mentre si profila la minaccia mortale del Presidenzialismo, che permetterebbe al primo demagogo di turno di prendersi il Paese intercettando le passioni tristi di un popolo disorientato. È questo il pericolo contro cui combattere, da ora!