Il razzismo di oggi è lo stesso del secolo scorso. L’Italia ammetta le sue colpe

Rinasce in Italia la peste dell’antisemitismo. Non un antisemitismo “nuovo” ma quello di sempre. Il punto è che l’Italia non ha mai fatto un serio esame di coscienza. Per vincere l’antisemitismo c’è una sola strada: l’ammissione delle proprie colpe da parte di chi ha professato una fede fascista e razzista e oggi si fa bugiardo paladino di democrazia.

Dietro l’angolo, un premierato torbido

È un premierato torbido quello previsto nel disegno di legge costituzionale varato dal Governo. Torbido perché, con il mito della stabilità, veicola il dis-equilibrio dei poteri, l’abbattimento della partecipazione e una democrazia subordinata a un capo o, più propriamente, un’autocrazia. Occorre reagire. Subito. Prepararsi a un referendum oppositivo costruendo una contro-egemonia nel segno del conflitto sociale dal basso.

Argentina 1983-2023

Il 19 novembre l’Argentina andrà al ballottaggio per scegliere il nuovo presidente. Sono in corsa il peronista Sergio Massa e Javier Milei, populista, liberista senza freni, nostalgico dei governi militari, convinto di comunicare direttamente con Dio. Dopo 40 anni di democrazia le istituzioni sono in pericolo e le regole rischiano di lasciare il posto alla legge del più forte.

I BRICS si sono stancati di noi occidentali

I BRICS – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – si sono allargati ad Arabia Saudita, Iran, Emirati, Etiopia, Egitto e Argentina. Sono sistemi per lo più non democratici, praticano le disparità sociali come noi, sono nazionalisti e sviluppisti. Ma dobbiamo prestargli molta attenzione e opporgli il nostro status democratico non basterà. Perché quelli di cui si sono stancati, con mille e una ragione, siamo proprio noi.

Cercare la felicità pubblica: un’esperienza

Senza partiti non c’è democrazia ma i partiti sono all’ultimo posto nella fiducia degli italiani. Certo, la personalizzazione della politica ha scalzato la dimensione organizzata ma il distacco tra i partiti e il “fermento sociale” diffuso nel Paese è anche dovuto al disinteresse di quest’ultimo a mettersi in gioco dentro le istituzioni. Un cambiamento è necessario ché la felicità pubblica non si raccoglie sugli alberi, come le mele mature…

Il premierato made in Italy: prospettive e problemi

La “riforma presidenziale”, parola d’ordine della destra in campagna elettorale, sembra oggi sostituita da un altrettanto pericoloso “premierato forte”. Eppure, per realizzare una maggior stabilità di governo – se questo è l’obiettivo – basterebbe intervenire in modo equilibrato su alcuni meccanismi, come il rafforzamento delle prerogative del presidente del Consiglio e l’introduzione della “sfiducia costruttiva”.

Il premierato, ovvero il fascino del Capo

Il mantra dei sedicenti riformatori è il rafforzamento dell’esecutivo. Una delle strade per perseguirlo è il cosiddetto premierato: una modalità di scelta del Capo solo all’apparenza meno drastica del presidenzialismo o del semipresidenzialismo. In realtà può essere altrettanto pericolosa per gli equilibri e la limitazione del potere propri di una democrazia costituzionale. Dipende da quale premierato.