Guerra, petrolio e manovra. Soldi solo per le armi

Guerra, petrolio più caro, inflazione: la risposta del Governo è una manovra che non affronta alcun nodo e si concentra sul cuneo fiscale che riduce i costi alle imprese con modestissimi aumenti dei salari nominali. I sussidi pubblici rimpiazzano la scarsa capacità delle imprese di far crescere la produttività. Ma i soldi per le armi ci sono. È il nostro contributo al circolo vizioso tra guerra ed economia.

La finanziaria della destra

E fu così che la misteriosa “agenda Draghi”, su cui tanto si era favoleggiato nel corso della campagna eletto­rale, finì per materializzarsi con la manovra del Governo guidato da Giorgia Meloni, colei che col suo par­tito aveva preso tanti voti fingendosi all’opposizione dell’esecutivo del banchiere. Ma la destra è fatta così. Incendiaria quando è fuori dal palazzo, padronale e compatibilista quando ne varca la soglia.

Il cuneo fiscale e l’oca dalle uova d’oro

I salari sono troppo bassi e l’inflazione ne sta erodendo il potere d’acquisto? Tranquilli, si può sempre fare un “taglio shock” al cuneo fiscale. Parola di Enrico Letta, segretario del Partito Democratico. Basta cioè che lo Stato si accolli una parte degli oneri previdenziali in capo all’impresa e una parte dell’IRPEF a carico dei lavoratori: 16 miliardi di euro che nessuno sa dove prendere!