Catasto, pensioni e fisco nel Meloni-pensiero

Chiudendo la convention di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni ha lanciato due messaggi: no alla riforma del catasto e innalzamento delle pensioni minime a 1.000 euro mensili. Ottima la seconda proposta, che dovrebbe essere ripresa da tutti. Ma dove trovare i soldi per realizzarla se non si razionalizza il sistema fiscale: sulla casa e non solo?

Una Nadef a passi di gambero

Di fronte al delinearsi di una chiusura d’anno poco felice per l’economia si profila un bivio: tirare il freno della spesa pubblica o giocare con coraggio la sfida di un incremento degli investimenti e dei consumi? La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza dice che la scelta del Governo va nella prima direzione. Ma non è quella giusta.

Chi non vuole l’aggiornamento del catasto?

Ci sono case che 30 anni fa erano di pregio e oggi sono fatiscenti mentre altre hanno acquistato valore. E ci sono immobili che 30 anni fa non risultavano neppure al catasto perché abusivi. Ciò impone di aggiornare i valori catastali. Per restituire razionalità al sistema e far pagare le imposte in modo equo (qualcuno di più, qualcuno di meno). Perché, dunque, opporsi?

Fisco: cosa c’è dietro la riforma che ancora non c’è?

Era previsto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza; era atteso in Parlamento entro il 31 luglio; per di più «ce lo chiede l’Europa». Eppure della legge delega di riforma fiscale si sono perse le tracce. Poi, in questi giorni, si è ripreso a parlarne. Ma è bastato evocare la revisione del catasto per far entrare in fibrillazione il sistema politico.