Il diritto del mare e il cambiamento climatico

Gli obblighi internazionali in materia di cambiamento climatico sono spesso disattesi. Un richiamo al loro carattere cogente viene, in ultimo, da due iniziative, assunte da alcuni piccoli Stati insulari del Pacifico e dell’area caraibica, che hanno attivato il Tribunale internazionale per il diritto del mare e la Corte Internazionale di Giustizia. Speriamo in novità positive almeno su questo versante.

La sostenibilità ambientale nelle città italiane

Per evitare una catastrofe planetaria irreversibile bisogna raggiungere, entro il 2030, alcuni obiettivi prestabiliti di salvaguardia dell’ambiente: in particolare nelle città, dove vive gran parte della popolazione del mondo. Ci sono al riguardo degli indicatori puntuali e testati, utilizzati anche nel nostro Paese. Ma la situazione rilevata è deludente ché sono molti i Comuni capoluogo che restano sotto la sufficienza.

Perché votare Movimento 5 Stelle

I problemi sociali e il cambiamento climatico si preannunciano drammatici. Ad essi la coalizione di centro destra e quella sedicente di centro sinistra rispondono, senza sostanziali differenze, con la ricetta perdente di una ripresa economica sul modello prepandemia. È, dunque, strategico un successo elettorale di chi si oppone a questa ricetta e in particolare, data la debolezza di Unione Popolare, del M5S.

Clima. Ogni ulteriore ritardo significa morte

A dirlo non sono soltanto Greta e gli ambientalisti più rigorosi. Le parole sono del segretario generale delle Nazioni Unite: «La rinuncia degli Stati a una leadership climatica è criminale. Ogni ulteriore ritardo significa morte. Ovunque c’è gente ansiosa e arrabbiata. Lo sono anch’io. Ora è il momento di trasformare la rabbia in azione. Ogni frazione di grado conta, ogni voce può fare la differenza. E ogni secondo conta».

Rapporto Disuguaglianza 2022

Il rapporto del World Inequality Lab (elaborato con l’apporto di 100 ricercatori) è la sintesi più aggiornata degli sforzi internazionali di ricerca sulle disuguaglianze globali. E i dati raccolti sono univoci. Uno per tutti: Il 10% più ricco della popolazione mondiale guadagna il 52% del reddito globale, mentre la metà più povera ne guadagna l’8,5%.

Un global flop, da Roma a Glasgow

Sbandierato dalla stampa italiana come successo, il G20 di Roma è stato un vero fallimento e ha preparato un altrettanto fallimentare summit della COP 26 a Glasgow. Il capitalismo fossile va dritto per la sua strada e i governanti non riescono a imparare la lezione della pandemia. E non va meglio sul versante sanitario e su quello fiscale.