Centinaia di intellettuali ebrei americani: «La critica a Israele non è antisemitismo»

Come scrittori, artisti e attivisti ebrei vogliamo contestare la narrazione secondo cui qualsiasi critica a Israele è intrinsecamente antisemita. Non è così, anzi le critiche al Governo israeliano e alle sue politiche sono doverose. Noi condanniamo tutti gli attacchi contro civili, israeliani o palestinesi che siano, ma siamo inorriditi dall’uso della lotta all’antisemitismo come pretesto per crimini di guerra.

L’orrore dell’antisemitismo e la strumentalizzazione della Shoà

L’antisemitismo è la pseudo ideologia più criminale, più feroce e più esiziale della storia dell’umanità. Con esso non ha niente a che vedere la critica e la denuncia della politica dei governi di Israele, la contestazione delle loro leggi liberticide, della colonizzazione delle terre, della distruzione delle case, dell’apartheid. Sovrapporre i piani, strumentalizzando la Shoà, è osceno, ignobile, vergognoso.

Palestina. Comprendere il passato per guardare al futuro

Senza i conti con la storia non ci sarà pace a Gaza e in Cisgiordania. In Israele prevalgono il “partito del controllo” (sull’intero territorio dal Giordano al mare) e quello, ancor più radicale, “dell’apartheid”. C’è però anche, seppur minoritario, un “partito dell’uguaglianza”, che, con diverse prospettive, propone una soluzione di pari dignità e diritti per israeliani e palestinesi. Da lì occorre partire. È l’unica possibilità.

La scomparsa del sogno palestinese

La Palestina è da tempo in una situazione drammatica e senza vie d’uscita. Intifada popolari, diplomazia a perdere, lotta armata dalla vita breve, attacchi individuali: nulla ha scalfito il sistema di segregazione israeliano. Questi “fallimenti” hanno un responsabile: la complicità internazionale verso il colonialismo israeliano d’insediamento, un colonialismo che accomuna oggi sia il Governo di estrema destra sia le proteste israeliane contro Netanyahu.

Gaza e Cisgiordania: la prigione più grande del mondo

Dall’inizio dell’anno, nella sola Cisgiordania, 132 palestinesi sono stati uccisi in scontri con l’esercito israeliano, facendo del 2022 l’anno più sanguinoso dal 2015. È il segnale della totale assenza di prospettive di giustizia e di pacificazione nel Medio Oriente. Un coraggioso libro di Ilan Pappè spiega le ragioni dell’incapacità di qualsiasi governo di risolvere la questione palestinese.