Deb Olin Unferth, Capannone n. 8 (Sur, 2021)

La storia del “rapimento” di centomila galline stipate e stremate in uno di quegli allevamenti intensivi che in America vanno tanto per la maggiore è l’originale e intelligente pretesto per mettere in scena un romanzo corale sui vincoli familiari, i desideri di fuga (non solo degli animali), le costrizioni angosciose che la civiltà impone (non solo agli animali).

Se vogliamo sopravvivere, impariamo dalla natura

Mantenersi adattabili invece di specializzarsi, diffondere invece di accentrare, essere flessibili anziché rigidi, tenere pronte opzioni diverse anziché seguire una sola direzione irreversibile. Sono gli assi vincenti nella partita della sopravvivenza attraverso i millenni. Forse sarebbe il caso di applicarli anche all’economia e all’organizzazione sociale.

La natura si riprende i suoi spazi

In questi giorni di clausura appaiono immagini inconsuete: l’anatra con gli anatroccoli che zampetta per il centro di Torino, il lupo che si aggira per le vie di Venaus o di Sesto Fiorentino, il delfino che salta nella laguna di Venezia, una laguna limpida come non mai. Non dimentichiamole quando l’epidemia sarà passata!