Il green pass? Attenti al virus dell’intolleranza

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In un mio precedente intervento avevo già osservato che il linguaggio non si limita a descrivere la realtà, ma la plasma a suo piacimento. E la locuzione “green pass” lo conferma in pieno: cosa c’è di green, ovvero di ecologico, in un pass che attesta una o più vaccinazioni? E per quale motivo non si utilizza l’italiano? Mi è stato eccepito, invero senza troppa convinzione, che si tratterebbe di una sorta di “semaforo” che dà il via libera col verde. Ma questo semaforo è stato posto, per ora, solo in determinati incroci, temo non casualmente.

Ecco allora, e lo affermo da vaccinato, perché ritengo, con rammarico, un errore questo “lasciapassare sanitario” che, fin dal suo nome, non è trasparente e pone, a mio avviso, sette questioni essenziali irrisolte, sette “peccati capitali” (ancora una volta, il linguaggio fa la differenza):

  1. il vaccino (definiamolo così per semplicità) non è, attualmente, obbligatorio ed è ancora in fase sperimentale (il cui termine è previsto per la primavera del 2023): come si può allora imporre la perentorietà giuridica del lasciapassare quando lo strumento cui fa riferimento non lo è ed è ancora in fase di verifica?
    Non a caso, il Consiglio d’Europa, l’11 gennaio 2021 (doc. 15212) ha dichiarato l’importanza della tutela della libertà vaccinale, stabilendo che gli Stati membri devono «assicurarsi che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria». Per quale motivo, allora, Italia (e Francia) stanno andando in direzione contraria al “ce lo chiede l’Europa”?;
  2. decisioni di natura straordinaria come l’applicazione della seconda parte dell’articolo 32 della Costituzione non possono essere prese a colpi di decretazione d’urgenza (a proposito: dove sono finiti coloro che paragonavano Giuseppe Conte al dittatore spagnolo Franco?), ma dovrebbero essere oggetto di un adeguato e partecipato percorso parlamentare, per evitare l’ormai progressivo svuotamento della rappresentanza politica in nome di stati di emergenza che poi divengono una costante;
  3. il  “lasciapassare sanitario”, così come concepito, è discriminatorio in materia di diritti essenziali, quali ad esempio il mantenimento dello stipendio nel pubblico impiego. Eppure, il Consiglio d’Europa stabiliva altresì nel sopracitato documento che bisogna «garantire che nessuno sarà discriminato se non è vaccinato».
    Come osserva Livio Pepino in un recente intervento, il paragone che alcuni propongono con la patente è «tanto suggestivo quanto infondato: l’abilitazione alla guida (così come quella all’esercizio di una professione) riguarda l’esistenza o la mancanza dei requisiti tecnico-professionali per svolgere una specifica attività e pone una differenza di trattamento solo con riferimento a quella attività e non a una generalità di situazioni». Incomprensibile poi, a mio parere, e altrettanto discriminatoria risulta la permanenza nei locali scolastici di docenti e personale ausiliario vaccinati, mente gli studenti non lo sono (e non entro nel merito scientifico, non avendone alcuna competenza);
  4. spostare interamente il dibattito pandemico sul “lasciapassare sanitario” significa non occuparsi delle reali cause che hanno generato tutto questo, ovvero le correlazioni con l’inquinamento, col consumo di suolo, con gli allevamenti intensivi di animali che aumentano il rischio di salti di specie, coi nostri stili di vita che depredano la terra e che, così, seguiteranno a essere utilizzati senza alcuna limitazione, tornando anzi a riproporre l’assurdo paradigma della crescita infinita su un pianeta finito;
  5. in funzione di ciò, osservo pertanto che il “lasciapassare sanitario” si configura in realtà come un “lasciapassare economico”, che stabilisce aree franche per centri commerciali e supermercati e impone l’obbligo per cinema, musei, biblioteche, teatri;
  6. un “lasciapassare economico” anche per Big Pharma: finché i brevetti dei vaccini saranno in mano privata, nonostante gli annunci degli ultimi mesi, e produrranno profitti di cui beneficiano multinazionali quotate in borsa, saremo in presenza di un sistema che non pone al centro la tutela delle persone, con tutto ciò che ne consegue in materia di strumenti applicativi. Il vaccino dovrebbe essere un bene comune, come l’aria, l’acqua, il suolo, sottratto alle logiche devastanti del capitalismo, le stesse che hanno causato la pandemia;
  7. infine, per quale motivo in Parlamento il green pass non sarà obbligatorio? Perché la classe politica, che dovrebbe dare l’esempio, sarà esentata dalla necessità di presentarlo?

In generale, dubito esistano soluzioni semplici e nette per problemi complessi. Stiamo creando un mondo dove al distanziamento sociale (chissà perché non epidemico, restando all’importanza del linguaggio) si sta affiancando una profonda intolleranza nei confronti di chi la pensa diversamente: un mondo diviso tra buoni e cattivi, responsabili e untori o, al contrario, consapevoli e soldatini orwelliani. I problemi complessi necessitano di analisi articolate, non di tifoserie.

Concludo pertanto con le lucide argomentazioni del prof. Luciano Sesta (https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/08/31/covid-la-vaccinazione-non-e-un-dovere-ma-un-diritto-basta-col-clima-da-caccia-alle-streghe): «Pur essendo fortemente raccomandata dai governi e dalle autorità sanitarie, la vaccinazione anti-Covid rimane in quasi tutti gli Stati del mondo giuridicamente facoltativa, e non può dunque essere considerata né necessariamente immorale (come pensano i no vax), né moralmente necessaria (come pensano i pro-vax). Ora, in un contesto in cui esiste, formalmente, il diritto giuridico di non vaccinarsi, non si può essere considerati né giuridicamente né moralmente responsabili delle conseguenze che derivano dall’averlo esercitato. Se avvalersi di un diritto comportasse, ipso facto, conseguenze penali o immorali, un simile diritto non esisterebbe nemmeno. Diverso è naturalmente il caso del dovere, giuridico o morale, che io posso avere o non avere al di là del mio diritto di non vaccinarmi. Si tratta del dovere di agire con responsabilità, morale e giuridica, nei confronti degli altri. Questo dovere, sia morale sia giuridico, oggi è previsto e non è quello di vaccinarsi, che è appunto un diritto e non un dovere, ma quello di osservare le norme di prevenzione – mascherina e distanziamento – richieste a tutti, vaccinati e non».
Nulla da aggiungere, se non la mia viva preoccupazione per la montante violenza e intolleranza, non più soltanto verbale. Alla storica diffidenza di natura sociale e razziale rischiamo di aggiungere anche la diffidenza epidemica, che rischia di distanziarci in via permanente, anche quando tutto sarà finito.

Gli autori

Francesco Fantuzzi

Francesco Fantuzzi, animatore del gruppo civico Reggio Città Aperta, consigliere della cooperativa di finanza mutualistica e solidale Mag6, è promotore di iniziative di partecipazione civica culturale e ambientalista nel settore dei beni comuni. Ha scritto da ultimo, con Franco Motta, "Dentro la zona rossa. Il virus, il tempo, il potere" (Sensibili alle foglie, 2020).

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4 Comments on “Il green pass? Attenti al virus dell’intolleranza”

  1. Mi sono imbattuta per caso in questo articolo. Da vaccinata,mi è piaciuto moltissimo. Ho premesso quel “da vaccinata” perchè ho la sgradevole sensazione che siamo arrivati al punto,per esprimere una opinione, di dover specificare che ci si è vaccinati per non essere immediatamente etichettati come No-Vax.
    Semplicemente volevo esprimere i miei complimenti all’autore dell’articolo per aver colto con obiettività le criticità di questo ambiguo lasciapassare.
    Con stima
    Liliana Lai

  2. come si fa a definire “sperimentale” un vaccino somministrato a 5 MILIARDI di persone?
    i dati ci dicono che é il vaccino piu utilizzato nella storia dell umanita!

    cio premesso, non capisco tutte queste discussioni giuridiche su tutto eccetto sulla norma specifica
    che ha istituito il greenpass e che lo disciplina. si tratta del Regolamento UE 953/2021 (vado a memoria)

    fra l altro é stato istituito per garantire la liberta di circolazione delle persone fra gli stati membri,
    non certo per poter lavorare,per mangiarsi una pizza, o per altre finalita esclusivamente made in italy da qualche neoliberista.

    il testo del REg UE prevede il divieto di discriminare una serie di categorie di persone (bambini, chi non puo vaccinarsi, chi non abbia accesso al vaccino, ecc.) e anche – udite udite – chi decida di non vaccinarsi.

    in quanto reg. UE é direttamente applicabile in tutti gli stati membri (anche per governi non legittimati da elezioni politiche…). e non puo essere manomesso a da uno stato membro..

    perche si parla di tutto fuorche di cio che prevede detto Reg UE?

    perche in italia si discrimina chi non ha il green pass quando la legge che lo istituisce VIETA qualsiasi discriminazione?

    é una discriminazione che dal punto di vista sanitario non sta in piedi, in quanto anche chi é vaccinato
    puo essere contagioso come chi non é vaccinato.

    paradossalmente, é meno pericoloso un non vaccinato e tamponato, di uno col green pass che, a dispetto di quanti molti credono, potrebbe essere contagioso a sua insaputa.

    1. Dubito che siano stati vaccinati 5miliardi di persone visto che il WHO si lamenta perché nel “resto del mondo” non si è arrivati nemmeno al 10% di vaccinati. È una delle bufale dei pro-vax

      1. domanda facile: con 5 MILIARDI di dosi inoculate, quante persone sono state vaccinate?

        risposta: 5 miliardi di persone, la risposta puo essere diversa se si crede che le dosi si somministrino anche agli alieni…

        di queste, 3,6 miliardi sono completamente vaccinate (con 1 o 2 dosi a seconda del vaccino).
        del resto basta un pallottolliere… solo in cina sono vaccinate 1 miliardo di persone.

        poi, si sa, la gente dubita anche che la terra é sferica : )

        https://edition.cnn.com/interactive/2021/health/global-covid-vaccinations/

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