Forse, per cercare di capire come siamo arrivati alla situazione di grande confusione politica odierna, aggravata dalla crisi pandemica, sarebbe opportuno risalire indietro nel tempo al processo progressivo che ha portato a una completa egemonia della destra nella cultura del Paese.
In precedenza, anche con forze centriste e di destra al potere, la sinistra era riuscita a competere sul piano dell’egemonia culturale. Invece, ormai da tempo, anche quando al governo vi è il centro-sinistra, il pensiero diffuso predominante è chiaramente di destra (le affermazioni contro le cosiddette invasioni dei/delle migranti divengono, ad esempio, senso comune e solo oggi risultano un po’ attenuate a causa del corona-virus).
Continuano ad esistere molte esperienze, realtà, persone impegnate su obiettivi e progetti che si richiamano chiaramente ai valori caratterizzanti, fin dalle origini, la sinistra, e cioè, tanto per citarne i principali, la solidarietà, l’antirazzismo, il pacifismo, la piena affermazione dei diritti civili e sociali, coniugati, più di recente, con quelli portati dai movimenti ambientalisti e femministi, dai giovani e giovanissimi di “Fridays for future”, dalle donne di “Non una di meno”. Ma si è aperto un fossato, allargatosi progressivamente sempre di più, fra questo mondo, articolato e complesso, che fa politica convertendo in azioni le proprie idee, e quello che è politico per definizione, in quanto produce rappresentanza nelle istituzioni. Si tratta di mondi separati che è difficile ricongiungere, perché la politica istituzionale è screditata, o comunque non risulta per niente attraente, per chi s’impegna socialmente, essendo, per lo più, ridotta a lotta per il potere, priva di valori e di progettualità. Si hanno così una sinistra sociale che non ha, o quasi, rappresentanza nelle istituzioni e rappresentanze istituzionali auto-referenziali, che mancano di radici nella società (i partiti, per quel poco che esistono, non sono più dei canali in grado di garantire dei rapporti in tal senso).
Il declino della sinistra politico-istituzionale è cominciato quando ha abbandonato, o messo in secondo piano, quello che era stato il punto fondamentale del suo impegno, e cioè la lotta per l’uguaglianza (che naturalmente contraddiceva in pieno il vangelo neo-liberista, a cui, in gran parte, si stava convertendo, perché così riteneva di salire sul treno della modernità).
La crisi pandemica ha messo in evidenza l’importanza di un sistema sanitario pubblico e, per lo meno su questo punto, ha permesso di contraddire, anche a livello di opinione diffusa, le affermazioni che «il privato è bello» e «il pubblico è sinonimo di inefficienza». Una buona occasione per rilanciare la questione “beni comuni”, che s’intreccia con molti altri temi e diviene determinante per quanto riguarda l’ambiente, al centro di ogni progettualità finalizzata alla salvezza del pianeta e del genere umano nei prossimi decenni.
Sarebbe però necessario a tal fine la presenza di un soggetto politico forte, in grado di essere punto di riferimento per il variegato, e già citato, mondo socialmente attivo e, nel contempo, di costituire una massa critica visibile alla cittadinanza tutta e capace di influenzarla. Ma un soggetto del genere oggi risulta “desaparecido” e si pone il problema di come ricostruirlo.
Le indicazioni – le ricette – per farlo sono varie: si va dalla priorità di rifondare una cultura di sinistra, che cerchi di essere egemone, all’urgenza di ridefinire spazi d’incontro e di confronto, in special modo nelle periferie abbandonate, alla necessità di praticare attività di mutua solidarietà, all’impegno diretto nelle molte esperienze associative oggi in atto con l’intento di collegarle fra loro, alla costituzione di esperienze locali unitarie con il coinvolgimento degli spezzoni di sinistra esistenti, alla realizzazione di presenze innovative anche istituzionali, all’elaborazione di un progetto per la città che metta insieme “saperi” accademici e “saperi” di movimento. Probabilmente, per risultare veramente efficaci, bisognerebbe essere capaci di fare tutte queste operazioni nello stesso tempo, perché ciascuna di esse ha una sua validità ai fini della ricostruzione della sinistra. Ed allora vedremmo nascere davvero il soggetto politico nuovo.
Intanto, proviamo a partire da ciò che è urgentemente possibile (dall’impegno per “Toscana a sinistra” nelle prossime elezioni regionali, dall’azione impellente per quanti hanno perso lavoro e reddito a causa della pandemia, dalla partecipazione al movimento antirazzista che ha ripreso vigore in queste ultime settimane, dopo l’assassinio di George Floyd, dal contrasto deciso alle politiche di respingimento dei migranti in mare, dalla riproposizione con forza dello jus soli, dalla riaffermazione dell’antifascismo e dei principi costituzionali contro i sovranismi e i populismi dilaganti …).
Di tale soggetto, e delle sue elaborazioni, ci sarebbe tanto più bisogno nel momento in cui si va incontro a una situazione di crisi economica e sociale epocale, per cui vengono dette frasi del tipo «non se ne dovrà uscire tornando alla normalità di prima», mentre invece le soluzioni che si prospettano sono in gran parte per un ritorno all’antico (tanto che viene riproposta pure la realizzazione immediata delle grandi opere inutili e dannose).
Nel dibattito in corso manca in effetti un progetto complessivo di sinistra, che abbia davvero al centro la riconversione ecologica, la tutela del territorio, la valorizzazione del pubblico – della scuola e dei servizi sociali, oltre che della sanità –, la centralità del lavoro e dell’occupazione, un sostegno effettivo a quanti/e sono emarginati, a causa del corona-virus e per cause antecedenti al corona-virus ….
Grande è la confusione sotto il cielo, ma la situazione non è eccellente. Va rilevata comunque una nota positiva: la notevole partecipazione di giovani e giovanissimi/e ai movimenti sviluppatisi in questi ultimi periodi, prima e dopo la pandemia. Si trattava, e si tratta, di movimenti con obiettivi e temi umanitari, per l’ambiente, per i diritti. Ed è indubbiamente da qui che deve ripartire il difficile processo di ricostruzione della sinistra.