Chi non si riconosce nello schieramento di destra indica nella mancanza di un vero partito di sinistra la causa della ventata reazionaria che attraversa il Paese. Ma verrebbe da dire: “di cosa parliamo?” Qual è questa sinistra che lor signori hanno in mente? È mai esistita o mai esisterà?
Personalmente ho una cultura profondamente legata ad ambiente e territorio. Checché se ne dica, sono questi i veri beni da salvaguardare. Senza un ambiente e un territorio sani, anche chi ci vive si ammala o comunque vive male. Un concetto se vogliamo banale, ma che tanto banale non è visto che in cima alle preoccupazioni della gente pare esservi ben altro. Il fatto è che – come ricorda Timothy Morton – l’inquinamento, il riscaldamento globale non ti sembra mai di toccarli con mano, anche se ci sei immerso. Diamo per scontato che io abbia ragione. Tutelare ambiente e territorio dovrebbe essere la prima missione della politica, con tutto ciò che ne deriva, come una azione di rigida tutela di beni comuni: suolo, acqua, aria. E diciamo allora che questa dovrebbe essere la matrice di una formazione politica di sinistra. Diciamo pure “progressista”, non certo “sviluppista”, né tanto meno ispirata a uno sviluppo sostenibile, che è soltanto un ossimoro.
Diamo per scontato questo altro passo. E domandiamoci: è mai esistita una sinistra di tal fatta? È agevole rispondere “no, non è mai esistita”. Lasciamo perdere il perché non sia mai esistita: forse la ragione è molto banalmente da ricercare nella matrice operaista della sinistra. Limitiamoci a constatare che questa sinistra non c’è mai stata nella storia italiana, ma anche mondiale. Ma attestiamoci sulla nostra terra e lasciamo perdere i disastri che il comunismo o sedicente tale ha prodotto nel mondo dal Lago d’Aral alla Diga delle Tre Gole.
Io ho vissuto buona parte della mia vita in una regione che si definiva “rossa”, la Liguria. Di questo posso parlare con conoscenza di causa. E ho avuto modo di vedere il progressivo degrado verificatosi nel suo territorio grazie a politiche di partiti come il PCI o il PSI, spesso coalizzati. Un macello. Seconde case in ogni dove e disastri ambientali come la distruzione dell’integrità della valle di Vado a favore della politica energetica basata sul fossile. En passant: quante persone sono morte per una centrale a carbone a pochi metri dalle abitazioni? E non si creda che la politica della sinistra abbia voluto favorire i redditi medio bassi. Basti ricordare la speculazione di Torre del Mare a Bergeggi o gli enne porti turistici per rendersi conto che i beni comuni venivano/vengono depredati spesso a favore della medio-alta borghesia. Come nel caso dell’Italsider di Savona: su terreno già demaniale, una colata di cemento con enne alloggi destinati ai benestanti (istruttiva la lettura de Il fallimento perfetto del giornalista Bruno Lugaro). E qui ci sarebbe molto da dire anche sui sindacati (l’operazione nefasta fu benedetta proprio da loro): basti ricordare nell’entroterra la vicenda che li vedeva silenti di fronte al disastro ambientale dell’ACNA, che uccideva dentro e fuori i muri della fabbrica.
Facciamo un ulteriore passo in avanti: quando si parla di una sinistra dei questo tipo si parla di un modello ideale che non si è mai concretizzato, né qui, né altrove. Ultimamente, chi nutriva qualche speranza nel M5S è stato ampiamente deluso da una politica volta a favorire, in ultima analisi, l’ANCE, Associazione Nazionale Costruttori Edili, per chi non conoscesse l’acronimo.
Non è mai esistita. Esisterà? Cos’hanno in testa coloro che auspicano l’avvento di questa entità? Personalmente non mi faccio illusioni: si va da chi stupidamente crede nello sviluppo sostenibile, a chi continua a parlare di diritto al lavoro o di dovere dell’accoglienza. Forse semplicemente perché una politica di sinistra non è attuabile: non è pensabile fare un mea culpa, non è pensabile rinunciare allo sviluppo, come, molto banalmente, non è ipotizzabile abbattere tutte le case abusive che costellano il nostro territorio. Fatevene una ragione, voi sognatori, e tornate con i piedi per terra.
A me pare che la storia italiana degli ultimi decenni dica esattamente il contrario: dalle prime lotte contro le nocività nei luoghi di lavoro nei primi anni ’70, quando l’ambientalismo era appena agli albori, e poi in tempi più recenti, a partire dai primi anni ’90, quando la sinistra (cioè essenzialmente rifondazione comunista) era pienamente impegnata in tutte le lotte ambientaliste a tutti i livelli ma soprattutto ha pienamente compreso, dai dirigenti nazionali fino all’ultimo militante, la necessità di tenere insieme diritti del lavoro e tutela dell’ambiente, consapevolezza passata dopo il 2007 ai vari pezzi in cui si è divisa la sinistra, da sinistra anticapitalista a sinistra italiana. Discorso analogo vale per il sindacato, dove la minoranza di sinistra è, da decenni, pienamente ambientalista. Il problema della sinistra è semmai quello di riuscire a diventare maggioritaria (o almeno non ininfluente come è stato negli ultimi anni), senza rinunciare a nessuno dei suoi valori costituenti (la difesa dell’ambiente ma anche il diritto al lavoro, il dovere dell’accoglienza e altri ancora)
Fausto Angelini
“ma anche”… mi ricorda il Corrado Guzzanti che imitava Veltroni…
“Sviluppo sostenibile” non é un ossimoro. Si continua a equivocare tra i termini “crescita” e “sviluppo”. Come nel caso del bambino, la differenza é sostanziale. Anche al termine della crescia il bambino prosegue nel suo sviluppo: intellettuale, caratteriale, anche fisico, per esempio la tonicità muscolare. Ci può essere quindi sviluppo senza crescita. E questio é ciò di cui il genere umano del terzo millannio ha bisogno.
Quanto alla “sinistra”, il fatto che politici scaltri si siano nascosti dietro l’eticahetta di “sinistra” per condurre i propri sporchi affari ed elettori sprovveduti si siano lasciati abbagliare da questa etichetta, non implica che gli ideali del solidarismo siano utopici. La dabbenaggione di un paio di generazioni di elettori italiani non giustifica lo scetticismo sulla bontà e perseguibilità degli ideali di solidarietà sociale.