Il calcio è scalzabile dalla graduatoria di popolarità tra gli sport nazionali? Probabilmente no, almeno a considerare l’indicatore della stampa. Un esempio? Sul più popolare dei quotidiani sportivi nazionali si parla mediamente di calcio fino a pagina 43 e lo spazio dedicato alle altre discipline è risibile. La più popolare rivista di settore – il Guerin Sportivo – è totalmente appaltata al football italiano e internazionale e la sua applicazione editoriale meriterebbe probabilmente altro titolo della testata.
Ma a questa diffusione non corrispondono i meriti. Il calcio italiano starà alla finestra nei prossimi mondiali in Qatar assistendo dal vivo o in tivù alle esibizioni delle altre squadre benché la formula allargata permetta a un gran numero di nazionali questa passerella. Mancini non ha fatto meglio di Ventura pur godendo di un credito acquisito con la vittoria agli europei dell’anno precedente. Probabilmente questa esclusione piace ai non lungimiranti gestori dei principali club nostrani perché risparmieranno la materia prima autoctona da un impegno pressante e quanto mai distraente dal campionato nazionale. Ma la bocciatura ha riflessi nel prestigio e nel ranking mondiale dove invece campeggiano in buona evidenza altri sport di squadra che fanno parlare di se in questa rovente ed emozionante stagione agonistica.
La pallavolo maschile è tornata ai fasti di venti anni fa con la conquista del titolo mondiale mentre quella femminile proverà a imitare questo boom di ritorno. Non tutto è perfetto considerando che uno dei titolari del sestetto (Romanò) non gioca nel proprio club perché si vede portare via il posto da un giocatore straniero molto più pagato. Ma sotto rete la rivalutazione del prodotto interno lordo è un dato di fatto. Quasi identica collocazione si può attribuire alla pallanuoto nelle due versioni: maschile e femminile. Con l’Italia ai vertici mondiali e in grado di giocare un ruolo da protagonista per le medaglie. Solo leggermente dietro campeggia il basket alle prese con una concorrenza agguerrita e con nazioni emergenti (Slovenia, Germania, Ucraina): agli europei ci si batte per un difficile posto al sole ma il ranking continentale prima di questa manifestazione ci attribuiva il rango n. 7 e una sostanziale tenuta tra le prime dieci nazioni nel mondo. È quanto è riconosciuto anche al baseball che in Europa si contende solitamente la leadership con l’Olanda. In altre parole negli sport di squadra l’Italia se la cava meglio che nel calcio e, per diritto di equivalenza, si potrebbe riconoscere questa competenza anche alle prove collettive degli sport individuali (i terzetti o quartetti della scherma, le staffette del nuoto e dell’atletica leggera, ripetutamente a medaglia nei recenti europei).
Quale lezione ricavarne visto che il merito non viene riconosciuto a livello mediatico? Ovviamente che il business da una parte e il tifo di campanile hanno la meglio in una sfida e in un confronto impossibile. Nei bar nessuno discute se sia meglio Jacobs o Tortu nei 100 o su chi sia il miglior erede della Pellegrini mentre tengono banco, spesso con esiti feroci (a volte ci è scappato anche il morto) le dispute sul valore di Inter e Milan, di Roma e di Lazio. Registrare questo stato di cose non vuol dire accettarlo ma rendersi conto della relatività di un primato quanto mai frangibile e contendibile.
L’unico sport che al momento sia per numero di potenziali protagonisti (nei prossimi anni avremo 10 giovani fra i primi 100 al mondo e 2/3 fra i primi 20) è il tennis, sport con protagonisti di una levatura ben superiore a quella del calcio. Il tennis deve diventare sempre più popolare, e ci voglio i risultati costanti perchè ciò avvenga.