In questi giorni un libro fresco di stampa può aiutare a conoscere meglio quel sottobosco neofascista e criminale che ha animato l’assalto alla Cgil sabato 9 ottobre a Roma. Si intitola La nuova frontiera degli ultrà e l’ha scritto per le edizioni Absolutely free libri Daniele Poto (già autore di Le mafie nel pallone, Edizioni Gruppo Abele). Si tratta di un volume in cui, partendo dall’omicidio di Fabrizio “Diabolik” Piscitelli, capo degli “Irriducibili” della Lazio con grossi interessi nel traffico di droga, si compone un quadro sui legami tra frange ultrà, crimine organizzato ed estrema destra. È proprio nel capitolo “L’internazionale xenofoba contro Conte” che Poto ripercorre la partecipazione degli “Irriducibili”, ma anche delle tifoserie più estreme del Verona e di altre realtà, alle manifestazioni indette dalla destra contro i provvedimenti del Governo per arginare la diffusione del Covid.
Tra i nomi, emerge più volte quello di Giuliano Castellino, il leader di Forza Nuova arrestato quel sabato sera insieme a Roberto Fiore per l’assalto alla sede della Cgil. Era Castellino, ricorda Poto, uno degli animatori della manifestazione del 6 giugno 2020 al Circo Massimo di Roma dove si erano dati appuntamento molti gruppi dell’estrema destra contrari alle restrizioni sanitarie. Ancora lui, inoltre, era stato condannato (in primo grado) per l’aggressione a due giornalisti de L’Espresso che volevano documentare la commemorazione degli omicidi di Acca Larentia al cimitero Verano di Roma il 7 gennaio 2019. Sempre lui ‒ aggiunge l’autore del libro ‒ era stato sottoposto nel gennaio scorso, in considerazione della sua pericolosità, alla sorveglianza speciale, ma ha violato più volte la misura: prima di sabato 9 ottobre, lo aveva fatto anche a luglio.
L’obiettivo di Poto, però, è dimostrare soprattutto come a dar man forte alle organizzazioni neofasciste ci fossero moltissimi gruppi ultrà, «addirittura centoventi, con l’aggiunta di qualche adesione dall’estero».
Il libro è un dossier nel quale si racconta una parte consistente della vita (giudiziaria) di Piscitelli, dalla tentata scalata alla società sportiva Lazio realizzata insieme all’ex calciatore Giorgio Chinaglia e ad alcuni imprenditori della camorra, fino alle inchieste che, dopo l’omicidio, ne hanno rivelato gli affari criminali. La nuova frontiera degli ultrà è un catalogo di cronache molto ricco e vasto: dalla curva della Lazio ci porta a scoprire i traffici di droga del capo ultrà del Milan Luca Lucci, i legami con l’estrema destra dei “cugini” interisti, gli interessi della ‘ndrangheta nella curva sud dello Juventus Stadium, lo stretto legame tra camorra e tifoseria organizzata del Napoli. A volte il racconto sembra divagare e in alcuni casi ci sono delle imprecisioni (minime) ma resta un saggio molto ricco di informazioni.
Certo, si può obiettare all’autore di aver adottato una lettura “criminalizzante” del fenomeno, ma è lui stesso a renderlo esplicito e a spiegarne il motivo. «Questa non vuole essere una voce enciclopedica sugli ultrà, ma rispecchiare un punto di vista sulla più recente deriva criminale che ha conquistato la parte maggiormente inquinata e pericolosa di un movimento», chiarisce Poto prendendo le distanze da alcuni altri lavori, specialmente realizzati da scrittori stranieri, che sembrano incensare gli ultrà italiani o dalle letture ideologiche che vedono nella repressione dei tifosi esperimenti da replicare fuori dagli stadi (come i Daspo urbani). Lui adotta un approccio più criminalizzante: «L’identificazione degli ultrà con la criminalità comune è talvolta ingiusta e discriminante. Ma i casi di cronaca nera statisticamente hanno il loro peso». L’intenzione dichiarata, dunque, è quella di «concentrarci sulla deriva più pericolosa e penalmente rilevante, quella contigua alla criminalità, all’illegalità, al sovranismo, alle mafie, al traffico di droga, alla sovversione, al razzismo, alla xenofobia, alla strumentalizzazione, attraverso il tifo, delle menti più deboli e meno strutturate della nazione». Come si è visto a Roma.