Chi vaccinare?

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Dopo l’esplicita dichiarazione del presidente del Consiglio Draghi del 24-25 marzo sui ritardi nella vaccinazione degli ultraottantenni e dei “fragili” è esplosa l’attenzione mediatica sulle categorie (diverse nelle varie Regioni) che avevano acquisito diritto a precedenze perché “servizi essenziali” come previsto da disposizioni ministeriali/governative. Le prescrizioni originarie e tassative indicavano come prioritari il personale sanitario, gli ultraottantenni, i fragili e le forze dell’ordine. Poi sono stati inseriti docenti delle scuole e università, avvocati, giornalisti, magistrati, psicologi sulla base dell’appartenenza a ordini professionali o di categoria, a prescindere dall’età, dall’essere in servizio o in pensione, dal luogo di lavoro o da altre caratteristiche oggettive, col risultato che la percentuale delle vaccinazioni degli ultra-ottantenni varia moltissimo da regione a regione a dimostrazione dell’arbitrarietà dei criteri adottati.

Ciascuna categoria ha enorme varietà al suo interno, e non si può decidere sulla base della struttura-fine, a rischio di paralisi. Tuttavia, riferendosi solo alle grandi partizioni, si può nella categoria “docenti” non fare alcuna distinzione fra il personale impegnato con allievi nella fascia di età 0-11 anni e i docenti (e personale) universitari? È uguale il rapporto “fisico” con gli allievi? Le Università non sono state in costante didattica a distanza dall’inizio della pandemia, compresi gli esami? Sono pochissime le eccezioni, qualche attività di laboratorio nei dipartimenti scientifici, lodevolmente controllate con rigorose disposizioni di sicurezza. Non si sarebbe potuto, pur nell’ambito della specifica categoria “docenti”, dare priorità, progressivamente, ai livelli di scuola 0-19 anni? (cfr. La Stampa, Vaccini ai docenti, 29 marzo, p. 32). È bene ricordare che l’Italia è uno dei Paesi con la minore attività in presenza in ogni ordine di scuola. Il Governo Draghi sta dando una spinta con la riapertura del settore 0-11 anni dopo Pasqua: auguriamoci che sia possibile e che si possa procedere gradualmente verso i 12-19 anni ma la cosa è tuttora incerta. A parziale giustificazione di queste scelte, si è detto che il vaccino Astra Zeneca inizialmente non poteva essere somministrato a ultra-55 e quindi conveniva utilizzarlo dove e come possibile. Benissimo, ma come mai il centro vaccini di una Università è stato aperto per vaccinare prioritariamente personale universitario di qualsiasi età sabato 27 marzo, cioè settimane dopo che l’uso di Astra Zeneca era stato esteso a tutte le fasce di età?

È paradossale quanto avvenuto per le vaccinazioni dei “grandi fragili”, anche queste in enorme ritardo rispetto alla priorità assoluta che era stata assegnata. Il ritardo sarebbe stato determinato dalla difficoltà di individuare i soggetti interessati e la situazione si è sbloccata solo la scorsa settimana grazie al fatto che qualcuno ha pensato semplicemente di chiedere all’INPS. In due giorni è stato fornito al Ministero un elenco di oltre 1.250.000 persone (come dichiarato il 28 marzo dal presidente INPS a Mezz’ora in più di Lucia Annunziata). Lo Stato, e il Governo, non conoscono le risorse di dati a loro disposizione e si sono perse settimane preziose per interventi su situazioni tragiche.

Analoghe considerazioni valgono per altre categorie, ma si può semplicemente concludere, come ampiamente esposto negli organi di informazione, che è stato decisivo il “peso” sociale e politico delle caste.

Fra qualche settimana questa caotica situazione sarà superata (speriamo) e archiviata come fastidioso effetto del conflitto Stato-Regioni. Nessuno penserà più alla mancata applicazione di alcuni articoli della Costituzione in caso di pandemia: insomma, un caso di confusione inevitabile in situazione di “guerra”. Contemporaneamente, verrà dimenticato il numero dei morti “in eccesso” che si è prodotto. E si sa, in guerra inevitabilmente la gente muore, e la valutazione delle conseguenze delle decisioni prese è inopportuna, genera solo ulteriore confusione e allarme. Meglio accantonare, ne parleranno gli storici, con buona pace delle vittime!

Gli autori

Salvatore Coluccia

Salvatore Coluccia è professore emerito di Chimica fisica presso l’Università di Torino, della quale è stato vicerettore.

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15 Comments on “Chi vaccinare?”

  1. La confusione è una gran bella copertura per qualsiasi strategia che, naturalmente, perde qualsiasi modalità di essere democratica. Il mio è solo un esempio. Forse darò seguito a quanto ho preparato o forse no, perché prima oggi pomeriggio andrò dal mio medico curante e sentirò cosa mi dice.
    Forse domani andrò in Comune a portare la seguente petizione.
    Petizione all’illustrissimo Sindaco di Tradate.
    Premesso che io Ambrosi Giuseppe, nato a Bari il 13/09/1933 e residente in Tradate viale Guglielmo Marconi n. 7, in data 20/02/2021 aderii alla campagna vaccinale anti-COVID-19 e di questo troverete riscontro mediante il documento allegato alla presente, inviatomi via mail dalla Regione Lombardia e che oggi, 01/04/2021 sono ancora in attesa di comunicazioni relative alla procedimento di cui la stessa Regione ha preso impegno, e che le mie richieste di informazioni fatte a mediante telefonate al numero verde, 800894545 predisposto dalla Regione Lombardia si concretizzano in risposte vaghe, assolutamente prive di certezze, e che vivendo in coabitazione con mia moglie con la sola mia moglie anche lei anziana non posso vivere chiuso in casa ma entrambi siamo costretti a uscire per provvedere agli adempimenti quotidiani. Tutto ciò premesso:
    Chiedo di essere al più presto informato dettagliatamente relativamente alla situazione vaccinale che mi riguarda e cioè di quale situazione risulta presso la Regione Lombardia, relativamente alla mia persona.
    Inoltre, in qualità di cittadino di Tradate, chiedo che il Comune informi tutta la cittadinanza promulgando a scadenze settimanali un bollettino facilmente accessibile con l’evidenza dello stato dei vaccinati e degli altri ancora in attesa di vaccinazione, suddivisi per età ed altre caratteristiche individuali ritenute interessanti.
    Mentre rimango ancora in paziente attesa e formulo l’auspicio che questa situazione venga al più presto superata,
    Le invio rispettosi saluti
    Giuseppe Ambrosi

    1. Caro Signor Ambrosoli, le disfunzioni hanno trovato mille vie, e alcune sono state scelte finalizzate all’acquisizione di consenso: Non abbassiamo la guardia
      Cordialità

  2. Mi pare che S. Coluccia, in estrema sintesi, si chieda se il cosiddetto “buonsenso” esista ancora e come sia praticato. Credo che non si sia estinto ma – ovvia constatazione- sia sempre più subordinato a strumenti di interpretazione della realtà che consentano l’uso di meccanismi , molto efficaci, di accaparramento di consensi, quali :
    – valutazione della effettiva ( o probabile ) consistenza delle categorie sociali e professionali specifiche, e quindi
    peso reale del potenziale tornaconto nel previlegiare l’una o l’altra.
    – valutazione di come e quando la esternazione del “buonismo” generico sia più suggestivo ed efficace.
    In sostanza, secondo me, ( scusate la banalità e il facile cinismo ) il “buonsenso” risulta, purtroppo, sempre meno valore assoluto e sempre più valore strumentale. In primis nella politica di bassa coniugazione.

  3. a parte l’italia, paese noto al mondo l’interpretazione molto elastica di qualsiasi principio anche etico, in quale altro paese al mondo sono stati vaccinati i magistrati?

    “il vaccino é uguale per tutti”, ma per altri é piu uguale, pare.

    PS: ma la moglie del premier ha la stessa data di nascita del premier, visto che hanno fatto il vaccino assieme?

  4. La gestione delle vaccinazioni , in quasi tutte le Regioni, è basata su criteri che non vengono evidenziati e l’andamento delle stesse viene consuntivato in modo approssimativo. La corsa delle diverse corporazioni ad ottenere condizioni di privilegio – di cui quella degli universitari, chiaramente descritta dal professor Coluccia, è solo un esempio – evidenzia il basso livello della classe dirigente di questo Paese, problema enorme che permarrà anche dopo la conclusione della pandemia. Per limitare i danni bisognerebbe chiedere alle Regioni di pubblicare quotidianamente, sul web, i dati progressivi e dettagliati delle vaccinazioni, indicando sia gli obiettivi che si pongono per ogni categoria di vaccinandi, sia le previsioni per le settimane successive. I sistemi informativi regionali non devono servire solo per la gestione delle attività, ma anche per introdurre, finalmente, un po’ di trasparenza nel rapporto tra il cittadino e lo Stato.

  5. Chi può…avanti a gomitate
    Chi non può… non solo non sa nulla, ma viene tagliato fuori anche dal diritto di essere informato e seguíto (la salvezza arriva dall’alto per concessione)
    Disorganizzazione o saldo controllo su ciò che conta per chi può contare?
    Ambedue alternative incivili con incitamento al “ciascuno per sé “. Robaccia di grana grossa che non verrà dimenticata.

  6. Favoritismo, clientelismo, nepotismo sono vizi cronici di quasi tutte le società, anche quelle democratiche e anche quelle che ne riteniamo più immuni (vedi scandali recenti che minano la credibilità della CDU-CSU in Germania). Ma in Italia il problema si è complicato enormemente sia per l’inefficienza dell’apparato amministrativo dello Stato, sia per l’esplosione delle spinte corporative – a cui da molto tempo ha lasciato libero il campo il declino e l’impoverimento ideale delle organizzazioni intermedie, a cominciare dai partiti e dai sindacati – sia infine per la torsione perversa che ha assunto da alcuni decenni l’autonomia regionale, e la conseguente e spesso ossessiva ricerca di visibilità e di consenso dei cosiddetti “governatori”. Dentro questa spirale, nessuna sorpresa che vengano penalizzate le categorie più deboli e meno rappresentate.
    Ho paura anch’io, come Coluccia, che per questa volta a fare un bilancio serio dovranno essere gli storici (così fra una ventina d’anni qualcuno si accorgerà del rilievo della loro funzione sociale…). Ma per la prossima volta (auguriamoci il più tardi possibile) cerchiamo di arrivare meno impreparati

  7. Concordo su tutto quindi nulla da aggiungere. Giuliana Garassino

  8. Io credo che l’articolo del professore Coluccia sollevi il grande problema di come sia difficile applicare nella prassi dei reali criteri democratici di scelta e quindi di come sia fondamentale, sempre, il costante controllo dei cittadini. Penso, anche, che i criteri di scelta rispetto alle graduatorie di chi vaccinare avrebbero dovuto essere rigidamente indicati dal Governo.

  9. le associazioni dei disabili e delle loro famiglie sono molto arrabbiate e stanno mobilitandosi

  10. L’articolo del prof. Coluccia è chiaro e puntuale.Ampiamente condivisibile. Sono un vaccinato milanese per meriti di …età e vorrei sollevare il problema di base : la riforma del Sistema Sanitario Nazionale! Si è a lungo discusso se utilizzare o no il MES, ma per spenderlo come.?
    I nodi fondamentali della improrogabile riforma dovrebbe rivedere:
    1) rapporto tra governo e regioni
    2) competenze tra pubblico e privato
    3) medicina territoriale (medici di base) e ospedaliera (dietro le cui eccellenze spesso ci si trincera)
    4) revisione dei numeri chiusi per l’accesso a università e specializzazioni
    ecc.ecc.
    Non ho visto né proposte ne’ dibattiti.

  11. Una disanima chiara, che condivido pienamente. Il problema è: come cambiare lo stato delle cose?
    Alcuni commenti hanno evidenziato le possibili soluzioni, e anche quelle le sottoscrivo. Occorrerebbe, tra le altre cose, un coordinamento centrale e una maggiore trasparenza informativa.

  12. L’articolo di Salvatore Coluccia ed i successivi commenti espongono efficacemente il motivo del quesito (Chi vaccinare?) sebbene forse il titolo possa essere integrato con un avverbio che anticipi il nocciolo della questione: chi vaccinare PRIMA?
    La questione centrale, infatti, è la decisione del criterio di priorità, dando per certo il diritto indiscusso, nel nostro sistema sanitario, di tutti i cittadini ad essere vaccinati attraverso il sistema sanitario pubblico.
    Mi sembra dunque che articolo e commenti sollevino tre aspetti fondamentali del problema:
    1. mancata definizione a scala nazionale dei criteri di priorità, affidati con eccessiva discrezionalità alle scelte delle singole Regioni che talora hanno accresciuto così le già forti ineguaglianze fra categorie, luoghi, fasce di età, organizzazioni logistiche ecc.
    2. mancata integrazione fra le basi di dati a disposizione degli Enti (Sanità regionale, INPS, INAIL, Comuni, ecc.) che detengono enormi quantità di informazioni su ognuno di noi ma li tengono gelosamente “riservati” con l’alibi della privacy, compromettendo la possibilità di individuare celermente e sicuramente chi rientrava nelle diverse categorie da privilegiare
    3. scarso senso etico individuale, che non ha indotto i singoli cittadini a rinunciare ad un privilegio acquisito per motivazioni poco plausibili, in favore di chi avrebbe avuto un diritto prioritario alla vaccinazione (vecchi e talora vecchissimi cittadini, malati a forte rischio, disabili ecc.) e non se lo è visto riconoscere. Come evitare in tutti noi il dubbio, come dice Salvatore Coluccia, che il numero di morti “in eccesso” avrebbe potuto essere ridotto?
    Ai primi due si può sperare che in futuro si possa rimediare facendo buon uso della drammatica esperienza di questi mesi per organizzare meglio il Piano vaccinale.
    Per modificare il terzo occorrerebbe contare su un senso civile più forte delle prossime generazioni e per quello dobbiamo sperare nella scuola. Possiamo essere ottimisti su questo versante?

  13. Certo che ha ragione Coluccia!
    “Il problema è a monte” si diceva una volta, E a Monte Coluccia ci va quando prevede che il tutto sarà definito “un fastidioso effetto del conflitto Stato-Regioni”. Certo, ma non basta! E’ il sistema Regioni (attribuzioni alle), come attuato con la Riforma costituzionale, che non funziona (Qualcuno ricorda il libro di Lelio Basso “il Principe senza scettro”). Le spese per la Sanità rappresentano più del 70% dei bilanci regionali. I “Governatori” non rinunceranno mai a gestire i poteri attribuiti dalla riforma della Costituzione (Titolo V) e neppure i consiglieri regionali (in Sicilia “Onorevoli”) rinunceranno a nulla. Temo che il “fastidioso effetto del conflitto Stato-Regioni” sia solo all’inizio e non basteranno le sempre più numerose sentenze della Corte Costituzionale. Questo temo, e non solo questo….

  14. Sono perfettamente d’accordo con Salvatore Coluccia, purtroppo noi stiamo pagando dei ritardi “inaccettabili” sulla vaccinazione di massa e in particolare per le persone più “fragili”. Inoltre questi ritardi stanno mettendo in fortissima difficoltà tantissime imprese (e soprattutto le piccole imprese e le imprese famigliari di tantissimi settori). Forse basterà “copiare” cosa stanno facendo altre Nazioni “virtuose” (Inghilterra, Israele, Stati Uniti, etc.) e questo non solo per la vaccinazione di massa ma anche per un supporto economico concreto (che finora non c’è stato) per tutte le imprese in difficoltà

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