Come si sa, l’andamento del livello sportivo di una nazione si giudica e si valuta dal livello raggiunto dagli sport di squadra. Anche se gli Stati Uniti, nazione leader nel medagliere olimpico, in alcune discipline non hanno la tradizione del vecchio continente e il particolare quasi antropologico rivela la marcata predilezione per l’individualismo.
Ma l’Italia a che punto è nel faticoso approdo alla qualificazione olimpica per Tokyo 2020 con il proprio pacchetto di squadre? Si può dire che l’andamento è in chiaroscuro, contrassegnato da qualche, persino prevedibile promozione e da qualche inopinata bocciatura.
La più cocente è in archivio e non ancora metabolizzata. Il tonfo dell’Under 21 di calcio targata Di Biagio (non nuovo a questi capitomboli), con un collettivo inzeppato di elementi della nazionale maggiore (Zaniolo, Kean, Barella) è stata una grande occasione sciupata in un torneo che emotivamente e logisticamente offriva grandi benefit. L’Italia del calcio, lo sport più popolare del Paese, starà a guardare e la stessa sorte toccherà alla rappresentativa femminile. Il boom della partecipazione ai mondiali ha dotato il movimento di un bell’appeal mediatico ma il top è ancora lontano anche considerando le recentissime eliminazioni dei migliori club italiani dalle Coppe europee.
La pallavolo, per indice di pratica immediatamente dietro al football, ha raggiunto il proprio scopo ma comunque desta preoccupazioni. La valutazione della squadra femminile eclissa quella maschile. Gli ultratrentenni Juantorena e Zaytsev hanno mostrato il logorio di una lunga carriera e sono stati i principali protagonisti in negativo nella sconfitta agli europei con la Francia che non era poi un team così irresistibile se è stato piegato in semifinale dalla Serbia. Se non si rinnova, l’Italia del volley rischia di fare, a Tokyo 2020, la comparsa con una prematura eliminazione. Il citì Blengini si trova di fronte a difficili scelte perché i giovani da panchina (Nelli, Cavuto, Russo) non sono palesemente pronti per un compito sostitutivo di vertice così impegnativo.
Il basket, terzo in graduatoria, non ha colto la chance dei mondiali in Cina ed è stato rimandato al preolimpico del prossimo anno. Passeranno solo quattro squadre su 24 e la missione sembra quasi impossibile considerando il livello di partecipazione. Ai mondiali Polonia e Repubblica Ceka hanno fatto meglio della squadra di Sacchetti e altre squadre (Grecia, Russia) sembrano mediamente superiori. Già bocciata la squadra femminile di basket attesa a un salto di qualità che non arriva mai. La brutta figura all’europeo ha provocato il brusco defenestramento del tecnico Crespi.
Trascurando la pallanuoto che offre le dovute garanzie vorremo soffermarci su una pesante negatività. Che non è legata solo a un risultato. L’Italia del baseball è stata bocciata con ignominia all’esame preolimpico. Nel torneo in questione se la sconfitta con l’Olanda (il nostro tabù) poteva essere prevedibile, assolutamente inaspettate sono state quelle con Israele prima e con Spagna poi. Ma sono state disastrose le conseguenze disciplinari del match con gli iberici che più di una partita è stata una rissa provocata dai perdenti (cioè gli italiani). Basti dire che l’adottato Andrew Maggi è stato squalificato per 12 turni mentre gli spagnoli vincenti hanno cumulato appiedamenti per 67 partite.
Questa, pur veloce, analisi condotta ci riporta bruscamente agli insoluti problemi di reclutamento dello sport italiano e ai buchi neri di discipline che non hanno mai trovato spazio nella scuola (per esempio la pallamano, a differenza dei Paesi dell’est). L’Italia cammina ma non corre e la concorrenza internazionale si fa sempre più incalzante. Chi mai avrebbe potuto pronosticare l’alta competitività della squadra iraniana di pallavolo?