Lo strano caso dell’aumento parallelo degli infortuni sul lavoro e degli utili dell’INAIL

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I gravissimi incidenti sul lavoro dei giorni scorsi, nel quale hanno perso la vita diversi lavoratori, hanno purtroppo riacceso l’attenzione sullo stillicidio insostenibile dei morti sul lavoro in Italia: una media di 3,3 al giorno, compresi ferie e festivi, con un aumento del 6% nel 2018 e del 2% nei primi 7 mesi del 2019, secondo gli Open Data dell’INAIL. Un “bilancio” assurdo e inaccettabile, per cui occorre rapidamente capire se davvero si sta facendo tutto il necessario per prevenire tragedie simili e per sostenere le vittime di infortuni e i loro familiari.

L’urgenza della riflessione scaturisce anche dalle perplessità suscitate dal conto consuntivo 2018 presentato dall’INAIL nei giorni scorsi, in cui si parla con molta enfasi di un “avanzo di bilancio” di quasi 2 miliardi di euro, 1.804 milioni per la precisione, e che più giustamente l’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (ANMIL) ha definito “utile”.  Come è possibile un aumento costante di utili per l’INAIL a fronte di un aumento anch’esso costante non solo dei morti sul lavoro, ma anche delle denunce per malattie professionali, con un +2,7% nei primi 7 mesi di quest’anno?

C’è qualcosa che non torna, una contraddizione in termini che riguarda, più nello specifico, il ruolo e le funzioni dell’INAIL. Il “risparmio” da parte INAIL, è dovuto innanzitutto alla riduzione delle rendite per le vittime di infortuni sul lavoro, di malattie professionali e per le vittime di incidenti mortali sul lavoro o in itinere. Ma ciò che sfugge o di cui non si parla è che sul tema dei riconoscimenti delle malattie professionali, infortuni e quant’altro ci sono vertenze giudiziarie in un gran numero di casi perché i lavoratori fanno fatica a farsi riconoscere la malattia professionale, come ad esempio attestano, con drammatica attualità, le vicende legate all’amianto. Per questo i lavoratori vanno in causa, ma molti alla fine rinunciano per questione di tempi e di costi e anche questo si traduce in una sorta di risparmio per l’INAIL. E non dimentichiamo, inoltre, che il forte attivo è dovuto anche al fatto che sul Servizio Sanitario Nazionale si scaricano i costi per le cure e la riabilitazione e, nei casi dovuti come  per l’amianto, vi sono anche i costi per la sorveglianza sanitaria.

L’INAIL, istituito nel 1936 (e derivato dalla trasformazione in ente statale delle assicurazioni delle imprese), con la legge 23 dicembre 1978 n. 833, sarebbe dovuto diventare semplice ente erogatore: con essa, infatti, si istituiva il Servizio Sanitario Nazionale, a cui si affidava tutto ciò che atteneva al diritto alla salute. Attraverso ulteriori atti normativi, che si sarebbero dovuti concludere nel 1980 (come previsto agli articoli 75 e 14, lettera f) il riconoscimento degli infortuni e delle malattie professionali sarebbe infatti dovuto passare alla competenza dei servizi di prevenzione delle USL, attuali ASL. Invece, stranamente, con la Finanziaria del 1988, 10 anni dopo, tutte le vecchie prerogative dell’INAIL sono state riconfermate e successivamente con la legge n. 257/1992, di messa al bando dell’amianto, gli sono stati affidati anche i riconoscimenti dei benefici previdenziali dei lavoratori esposti all’amianto.

È, dunque, doveroso affrontare il problema e pensare a ricollocare l’INAIL solo come ente risarcitorio, ritornando a quanto previsto dalla legge n. 833/1978. Il nuovo Governo al punto 4 del programma, ha previsto di «realizzare un piano strategico di prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, assicurando livelli elevati di sicurezza e di tutela della salute nei luoghi di lavoro, nonché un sistema di efficiente vigilanza, corredato da un adeguato apparato sanzionatorio». Se così fosse – ed è sperabile che sia – non si potrà fare a meno di intervenire sull’organizzazione e la funzione dell’INAIL.

Gli autori

Fulvio Aurora

Fulvio Aurora è responsabile vertenze giudiziarie di Medicina Democratica

Maura Crudeli

Maura Crudeli è presidente nazionale dell’Associazione italiana esposti amianto (AIEA)

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