«Era quasi verso sera, se ero dietro stavo andando/che si è aperta la portiera è caduto giù l’Armando». I versi della canzone l’Armando di Enzo Jannacci mi sono venuti in mente quando ho letto il volgare dileggio del nostro ineffabile Ministro dell’interno nei confronti del Procuratore di Torino, Armando Spataro, reo di avergli ricordato l’inopportunità per un ministro di strumentalizzare e anticipare notizie di arresti con il rischio di compromettere alcuni profili di indagine («Se il Procuratore di Torino è stanco si ritiri dal lavoro: a Spataro auguro un futuro serenissimo da pensionato»).
A Salvini ha risposto una componente dell’Associazione magistrati (AreaDG): «La diffusione effettuata dal ministro Salvini, con un tweet, di informazioni riservate relative all’esecuzione di una importante e delicata misura cautelare, emessa nell’ambito di una complessa indagine per associazione per delinquere di stampo mafioso condotta dalla Procura di Torino, costituisce un fatto grave in sé e per le conseguenze che potenzialmente possono derivarne. La spettacolarizzazione della giustizia è un fatto inaccettabile, a maggior ragione quando può compromettere l’efficacia delle indagini e delle misure cautelari che richiedono, nella delicata fase della loro esecuzione, massima attenzione per salvaguardare la dignità e la sicurezza di tutti coloro che a vario titolo vi sono coinvolti, nonché evitare che coloro che ne sono i destinatari possano sottrarsi alla cattura. Obiettivi questi la cui realizzazione impone a tutti il mantenimento del pieno riserbo fino alla completa esecuzione. Riteniamo inaccettabili le scomposte parole pronunciate dal ministro Salvini in risposta al sobrio e doveroso comunicato diramato dal Procuratore di Torino per censurare l’anticipazione di notizie via twitter».
Si potrebbe chiudere qui, ma c’è una ulteriore ragione per rinviare al mittente il dileggio di Salvini.
Nel corso di una carriera lunga oltre quarant’anni, infatti, Spataro ha interpretato la sua funzione di magistrato del pubblico ministero con intransigenza, senza mai chinare il capo di fronte ai poteri, pubblici e privati, legali e criminali, avendo di mira esclusivamente la tutela dei beni pubblici che la Costituzione garantisce al popolo italiano affidandone la custodia ai giudici. Nel libro Ne valeva la pena (Laterza, 2010) Spataro ha raccontato i momenti salienti della sua vita professionale e umana, dal processo a Renato Curcio e al nucleo storico delle Brigate rosse, apertosi a Milano il 15 giugno del 1977, al dramma dell’uccisione di Guido Galli (il 19 marzo del 1980), che lui definisce: «Il mio vero maestro, il fratello maggiore che non ho mai avuto» e delle indagini che ne seguirono; dall’arresto di Mario Moretti, il ricercato n. 1 per l’omicidio Moro, alle indagini sulla mafia in Lombardia; dall’impegno nella magistratura associata, come protagonista della nascita del movimento dei “verdi”, al suo impegno nel CSM dove era stato eletto nel 1998.
Ma il suo merito maggiore, nell’impegno per la legalità e la giustizia, è stato quello di aver scoperchiato il verminaio delle extraordinary renditions, cioè delle sparizioni forzate che gli squadroni della morte (o almeno della tortura) della CIA operavano segretamente anche in Europa, con la complicità dei governi. Lo statuto della Corte penale internazionale identifica la categoria dei “crimini contro l’umanità”, descritti dall’art. 7, includendovi anche il crimine di “sparizione forzata delle persone”. Gli Stati Uniti, non avendo aderito allo Statuto della Corte penale internazionale, alla cui nascita si sono fieramente opposti in compagnia di Israele e della Turchia, non hanno avuto alcun ritegno a organizzare il rapimento e la sparizione forzata dei presunti terroristi da consegnare a Stati terzi, che eseguivano la tortura su delega.
È successo anche in Italia, il 17 febbraio 2003, quando in via Guerzoni a Milano un commando di agenti della CIA, con la collaborazione del SISMI, sequestrò e fece sparire Abu Omar. Purtroppo per loro, l’indagine venne affidata ad Armando Spataro, che identificò i responsabili americani e la ragnatela di complicità dei vertici del servizio segreto militare italiano, smantellando l’intera rete della CIA in Italia. Il Wall Street Journal (giornale che notoriamente interpreta le opinioni della CIA) il 26 febbraio 2007 pubblicò un articolo rovente accusando il pubblico ministero Spataro di essere una canaglia e di aver compiuto un atto di ostilità verso gli Stati Uniti, in quanto non poteva ignorare che si trattava di un’operazione coperta compiuta da agenti della CIA e da ufficiali della NATO con il consenso del Governo italiano.
Insomma gli americani rivendicavano la “ragione di Stato” che comporta l’immunità per le operazioni criminali decise segretamente dai Governi. Peccato che la Costituzione italiana pretenda che i diritti fondamentali delle persone siano “inviolabili” e assegna alla magistratura il compito di reprimere tutte le violazioni, anche se commesse dalla CIA o dai servizi segreti nazionali.
I Governi italiani (di centrodestra e di centrosinistra) ostacolarono in tutti i modi l’inchiesta di Spataro e i processi che ne sono seguiti. Malgrado gli sbarramenti frapposti con il ricorso ripetuto al segreto di Stato, l’11 febbraio 2013, la Corte d’appello di Milano condannò il generale Niccolò Pollari, all’epoca direttore del SISMI alla pena di 10 anni di reclusione. Pollari fu salvato grazie a una sentenza ad personam della Consulta (n. 24/2014) che calò sul processo il velo nero della ragione di Stato, mascherata dal segreto opposto dal Governo italiano.
Quando il prossimo 14 dicembre Spataro andrà in pensione, molti festeggeranno con Salvini, al di là e al di qua dell’Atlantico, nelle segrete stanze e in pubbliche piazze. E tuttavia noi siamo convinti che per costoro c’è poco da festeggiare. Com’è già accaduto per Guido Galli, la testimonianza di intransigenza di Spataro germoglierà e porterà nuovi frutti. Altri magistrati raccoglieranno il testimone ed eserciteranno con dignità e onore la funzione di garanzia che la Costituzione loro assegna per opporsi alla barbarie che avanza.