Stati Uniti. Cresce il numero dei libri censurati

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Bibliotecario, il nuovo mestiere più pericoloso d’America. Quello che un tempo era considerato un impiego tranquillo, per menti colte, ma non necessariamente avventurose, negli Stati Uniti sempre più in preda a una sorta d’isteria neo puritana – al punto che perfino mostrare il David di Michelangelo a scuola può far scandalo – è diventato un lavoro a rischio. Il numero dei libri censurati aumenta costantemente e negli ultimi mesi già 7 Stati hanno infatti passato leggi che puniscono col carcere o multe salate chi fornisce testi “proibiti” ai minori, con altri 20 con in cantiere norme simili. Il problema è che se fino a poco tempo fa si vietavano 1-2 titoli l’anno, oggi si parla di 5-6 al giorno. Ad aprile, secondo Pen America, l’organizzazione letteraria no profit focalizzata sulla libertà d’espressione che al riguardo ha pubblicato un rapporto intitolato Banned in the USA: The Growing Movement to Censor Books in Schools, erano ben 2253 i titoli banditi. Ma la triste conta va aggiornata di continuo, visto che se ne aggiungono mediamente 100 nuovi al mese.

I bibliotecari che “sbagliano” – continuando a conservare copie bandite nei loro scaffali, o peggio, fornendole a minori – possono essere trattati da veri criminali: secondo le nuove leggi, in Oklahoma rischiano fino a 10 anni di carcere, mentre in Arkansas 6. In Tennessee onerosissime multe fino a 100mila dollari. In Indiana, Missouri (unico Stato dove ha ottenuto sostegno bipartisan e non solo quello dei repubblicani) e North Dakota circa due anni di carcere e mediamente 15mila dollari di multa. Mentre in Idaho solo il veto del governatore Brad Little, repubblicano anche lui ma preoccupato di veder crollare il sistema scolastico sotto una valanga di cause, ha bloccato la proposta di un suo compagno di partito che ipotizzava di “risarcire” con 2500 dollari pure quei genitori i cui pargoli fossero finiti in contatto con testi vietati.

Le nuove leggi stanno letteralmente terrorizzando i bibliotecari: come raccontano al Washington Post che ne ha intervistati alcuni: tanto più che fino a poco tempo fa non erano mai stati ritenuti direttamente responsabili dei testi conservati. In molte biblioteche i titoli a rischio sono già stati rimossi. In altre, in accordo coi presidi e legislatori, si stanno creando sezione chiamate Behind the shelf, dietro lo scaffale: per cui libri banditi restano proprietà delle biblioteche, ma gli studenti, per ottenerli, devono mostrare un permesso scritto e controfirmato da genitori e insegnanti.

Un bel problema visto che tra i libri censurati in circa 5mila istituti scolastici di 32 diversi Stati (impedendone di fatto l’accesso a circa 4 milioni di studenti) ci sono numerosi classici, in catalogo da anni, ma ora messi all’indice perché sfiorano tematiche sessuali o razziali. Testi come Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood, che immagina un futuro distopico dove una teocrazia totalitaria si è imposta negli Stati Uniti e sottomette le donne a scopi riproduttivi (libro esaltato dai movimenti femministi pro-aborto). E poi Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini vietato per certe descrizioni di violenza sessuale e perché «promuove l’Islam» e «simpatizza coi terroristi». Nella lista ci sono pure Peter Pan di J.M. Barrie (razzista), Lolita di Vladimir Nabokov (pornografico) e perfino una versione a fumetti de Il Diario di Anna Frank dove nello sfondo di alcune tavole si vedono statue nude. Tocca però a L’occhio più azzurro della scrittrice afroamericana e Premio Nobel per la Letteratura Toni Morrison il record di censure, in cima alla Top Ten dei testi più proibiti a causa delle «descrizioni forti», il «linguaggio disturbante» e addirittura «l’implicita aderenza ad un’agenda socialista».

Secondo il rapporto di PEN America, il 41 per cento dei titoli vietati tratta esplicitamente temi Lgbtq+ o ha personaggi che si riconoscono come tali. Il 40 per cento ha protagonisti afroamericani. Il 21 affronta il passato razzista d’America. Gli Stati più zelanti sono il Texas (801 titoli banditi) seguito dalla Florida di Ron De Santis, che sta rapidamente guadagnando terreno con 566 e la Pennsylvania “ferma” a 457. A battersi per i divieti sono almeno 50 organizzazioni conservatrici, spesso vicine ad esponenti del partito repubblicano, molto ben finanziate, che hanno già ottenuto in almeno 6 Stati l’obbligo per le biblioteche scolastiche di coinvolgere i genitori nella scelta e revisioni dei testi.

Naturalmente, leggi che proibiscono l’uso di materiale osceno esistono in tutti i 50 Stati d’America. Ma biblioteche e musei hanno sempre avuto diversi livelli di esenzioni, affinché gli insegnanti potessero trattare con materiali adeguati temi riguardanti la biologia e l’educazione sessuale, dando per scontato che avrebbero fatto un uso corretto dei testi a loro disposizione. Ebbene, in molti Stati non è più così: «In 37 anni non ho mai visto un tale assalto alla cultura», racconta al Wp Keith Gambill, presidente del sindacato degli insegnanti dell’Indiana. «Subiamo l’assalto di integralisti che accettano il mondo solo quando somiglia a ciò in cui credono loro». Posizione su cui concorda pure Suzanne Nossel, a capo di PEN America: «Stanno trasformando anche le nostre scuole pubbliche in campo di battaglia politico, costringendo insegnanti e bibliotecari a lasciare il loro posto di lavoro. Fronteggiamo una vera minaccia alla libertà intellettuale che è alla base di una democrazia sana».

L’articolo è tratto da la Repubblica del 23 maggio

Gli autori

Anna Lombardi

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