La cifra del rovesciamento operato da quattro decenni di modello liberista è resa evidente dalla relazione tra scuola e lavoro. Negli anni ’70 del secolo scorso operai e studenti conquistavano le 150 ore per il diritto allo studio dei lavoratori, un monte ore retribuito e contrattualizzato per corsi di formazione e un titolo di studio. In questo modo, il mondo del lavoro si appropriava della scuola. Dal 2005 questo rapporto si è rovesciato: con l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro, questa volta sono gli studenti a entrare in azienda: manodopera gratuita per l’impresa, della quale vanno imparate regole, gerarchie e disciplinamento. Un rovesciamento di valori che nella morte da stage del giovanissimo Lorenzo rivela ferocia e cinismo. Un rapporto di potere ben evidenziato dalle cariche della polizia alle manifestazioni studentesche di questi giorni.
La relazione tra scuola e lavoro così concepita si appresta a breve a fare un ulteriore salto di qualità. Sono appena stati inaugurati i nuovi Licei Ted (Transizione Ecologica e Digitale), per ora come corsi sperimentali in 28 scuole, ma che già dal prossimo anno dovrebbero diventare oltre mille. Ma di cosa si tratta? Leggiamo direttamente dal sito del Consorzio Elis: «Il Liceo sperimentale Ted propone un percorso di formazione in quattro anni, che sappia coniugare la tradizione umanistico-scientifica con un metodo capace di dare ai giovani gli strumenti per vivere da protagonisti la transizione digitale ed ecologica in atto».
Entusiasta il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi: «È un salto per tutto il sistema educativo italiano e per il paese. Il liceo quadriennale Ted è un percorso di trasformazione dell’intero sistema educativo. La sostenibilità e la transizione ecologica e digitale sono temi centrali nella nuova scuola che stiamo costruendo per le nostre studentesse e i nostri studenti, così come è fondamentale il ruolo delle discipline Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics). Ringrazio tutti i protagonisti di questo progetto, a cominciare dalle scuole. Una sinergia con un ottimo risultato per gli obiettivi e le sfide del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e del Piano RiGenerazione Scuola».
In fondo la transizione ecologica è il tema del nostro tempo e l’innovazione digitale è il contesto quotidiano dei ragazzi e delle ragazze in formazione; che diventi un corso di studi liceali è quasi fisiologico. Eppure: perché il ministro della scuola pubblica benedice e ringrazia ma non promuove? E cos’è il Consorzio Elis? Si tratta di oltre 100 grandi imprese, che collaboreranno attivamente nell’ideazione e realizzazione dei programmi d’insegnamento, offrendo «conoscenze aggiornate e l’opportunità di verificarle sul campo attraverso tirocini e altri modelli di didattica esperienziale». Di questa nobile impresa di filantropia imprenditoriale fanno parte campioni del settore armamenti (Leonardo), dell’energia fossile (Snam, Eni), della privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici (Acea, A2A, Iren), delle telecomunicazioni (Tim, Vodafone), dell’informatica (Microsoft) e poi Toyota, Atlantia, Autogrill, Manpower, Campari (magari per un aperitivo a fine lezioni).
Ed ecco il salto di qualità: l’azienda non deve più solo entrare nella scuola, la progetta e la realizza, insegnando tre principi fondamentali: il benessere della società può derivare solo dal benessere dell’impresa, pertanto la scuola deve porsi al suo servizio; la crisi climatica è un problema tecnico, nessuno spazio a considerazioni di tipo ecologico, sociale e politico, che mettano in discussione il sistema e che costringano le aziende ad assumersi le proprie responsabilità; l’innovazione digitale è la risposta e, di conseguenza, serve una generazione specializzata, formata all’intoccabilità degli interessi delle imprese, alle loro gerarchie e disciplinamenti.
«Disoccupate le strade dai sogni. Sono ingombranti, inutili, vivi» cantava Claudio Lolli nel 1977. È quello che cercano di dire a studenti e studentesse le manganellate di questi giorni. Che il coraggio li aiuti a non smettere di osare.
L’articolo è tratto da il manifesto del 2 febbraio
Sgomento per la morte di uno studente obbligato al lavoro gratuito dalla “Alternanza scuola lavoro”. Una morte che si aggiunge ad altre, quotidiane, sui luoghi di lavoro.
L’Alternanza scuola lavoro è una trappola: sottrae tempo allo studio, alla ricerca, alla conoscenza; non può dare gli strumenti per imparare un lavoro; fornisce, per qualche settimana, manodopera gratuita e dequalificata alle imprese; illude le famiglie e gli studenti che questa sia una porta per il futuro lavoro; costa tempo e denaro senza incidere minimamente sul mercato del lavoro; trasforma la scuola, soprattutto quella tecnica, in una istituzione di esclusiva preparazione al lavoro.
Questa volta la trappola è stata mortale.
Chiedete a presidi e docenti cos’è davvero la Alternanza scuola lavoro. In qualche caso, scoprirete che serve per fare un po’ di Educazione civica, perché gli studenti vengono a sapere cos’è un contratto di lavoro, ma cercate di capire se i sindacati giocano un ruolo formativo o questo ruolo è assegnato solo agli imprenditori!
Si deve uscire dalla scuola/azienda della Moratti e dalla “Buona scuola” di Renzi perché la scuola possa migliorare, per questo si deve cancellare l’Alternanza scuola lavoro, questa contribuisce a lasciarla com’è, anzi la peggiora, perché racchiude i saperi nel solo “saper fare” e pone la cultura d’impresa al centro dei processi di formazione.