A lungo venerata come sostenitrice fedele della società capitalistica, la necessità di crescere ha finito per offuscare tutto il resto. Le abbiamo dato priorità a discapito della nostra salute personale, le abbiamo dato priorità a discapito della salute del pianeta e le abbiamo dato priorità a discapito della nostra felicità. Ma considerato che la funzione di qualunque economia è garantire un contesto adatto alla sopravvivenza, questo potrebbe essere poco lungimirante.
L’economista Kenneth Boulding una volta ha detto che noi mangiamo per raggiungere lo stato di essere ben nutriti e muovere le mascelle è semplicemente il “costo” per arrivarci. Saremmo pertanto in errore a focalizzare la nostra attenzione sull’atto del masticare come l’obiettivo finale desiderato quando è semplicemente il prezzo che paghiamo per nutrirci. Ma finché la crescita sarà l’obiettivo dei nostri sistemi economici la gente continuerà a concentrarsi sul masticare, che non è né un tratto sostenibile né desiderabile di un’economia.
Ecco perché ho accolto con favore la notizia che il Primo Ministro della Nuova Zelanda Jacinda Ardern ha presentato una finanziaria (ribattezzata il “bilancio del benessere”, N.d.R.) dove la spesa è dettata da quello che più incoraggia il “benessere” dei cittadini, invece di concentrarsi su tradizionali misurazioni dei risultati come produttività o crescita economica.
Il Governo mette l’accento su obiettivi come comunità connesse culturalmente, equità e benessere attraverso le generazioni, in quello che è stato descritto come un “evento rivoluzionario” da Richard Layard, professore presso la London School of Economics.
Nel quadro del programma la Ardern ha destinato più di 200 milioni di dollari per sostenere servizi rivolti alle vittime di violenza domestica e sessuale e ha incluso la promessa di fornire una casa alla popolazione dei senzatetto. Le nuove linee guida indicano che tutte le nuove spese devono andare nella direzione di una delle cinque priorità di governo: migliorare la salute mentale, ridurre la povertà infantile, affrontare le disuguaglianze che colpiscono le popolazioni indigene dei Maori e delle isole del Pacifico, sviluppare l’agenda digitale e passare a un’economia sostenibile a basse emissioni.
Date un’occhiata ai problemi principali che tutto il mondo si trova ad affrontare, cercherete invano esempi che siano più gravi di quelli esposti nelle proposte previsionali della Ardern. Crescenti disuguaglianze, la crisi della salute mentale e il cambiamento climatico sono tutte gravi minacce, ma fintanto che le altre importanti economie daranno priorità alla crescita economica rispetto al benessere, la Nuova Zelanda non può che diventare un lupo solitario intrappolato nella fossa degli orsi, sempre più affamati.
L’articolo è tratto da The London Economic del 31 maggio 2019
La traduzione è di Sabrina Di Carlo