Ferma il dolore, firma per la pace

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Da quasi un mese è in corso, nel totale silenzio dei media, la raccolta delle firme per indire tre referendum abrogativi, diretti, in due casi, a impedire la fornitura di armi all’Ucraina e ad ogni altro soggetto coinvolto in guerre e conflitti e, nel terzo, a contrastare lo smantellamento del Servizio sanitario nazionale. Si tratta di obiettivi importanti e condivisi da tutto il movimento pacifista e da chi, più semplicemente, non partecipa al furore bellico in atto in Europa e nell’Occidente. Eppure l’iniziativa non ha portato alla costituzione di uno schieramento unitario ed è stata accolta in modo assai tiepido da diverse parti di quel mondo. Per vari motivi, tra cui il mancato coinvolgimento nella definizione del progetto, alcuni dubbi sull’ammissibilità dei quesiti e una malcelata insofferenza nei confronti di alcuni soggetti in essa coinvolti (a cominciare dal post fascista Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma e oggi portavoce del comitato “Fermare la Guerra”). Noi di Volere la Luna, impegnati da sempre contro la guerra e l’invio di armi in Ucraina, preferiamo sottrarci a logiche di schieramento e cogliere l’occasione per rilanciare un confronto e una mobilitazione sul punto, convinti che la raccolta delle firme per i referendum debba diventare un veicolo di unità e non di divisione. Per questo abbiamo deciso di aprire il sito agli interventi che ci perverranno riservandoci, se il dibattito decollerà, una sintesi finale e la proposta di iniziative conseguenti. Apriamo il confronto con un contributo di Giuseppe Mastruzzo, del comitato promotore dei referendum.

(la redazione)

Dal 22 aprile scorso in tutte le piazze d’Italia, si raccolgono le firme per tre referendum abrogativi, due contro il costoso invio di armi italiane in Ucraina e l’altro a tutela del Servizio sanitario nazionale pubblico.

Questa iniziativa referendaria, che auspica più investimenti per la salute degli italiani, meno per gli strumenti di morte e di guerra, è sostenuta da un Comitato di Garanti composto da giuristi (Mattei, Somma, Poggi, De Sena, Cappellini, Borghi, Calamo Specchia), magistrati (Leo, Sceusa), filosofi (Agamben, Cacciari), storici e politologi (Preterossi, Bradanini, Cardini, Dinucci, Viale), personalità del mondo cattolico (Zanotelli, Cesena, Minoni), giornalisti e personalità dello spettacolo (Ovadia, Freccero, Leoni, Vauro Senesi). Un fronte ampio, che mira a rappresentare la vasta preoccupazione nel Paese – testimoniata da tutti i recenti sondaggi – contro l’aumento delle spese militari e il parallelo degrado della sanità pubblica manifestatosi drammaticamente durante la pandemia. Ingenti risorse pubbliche vengono oggi dirottate sulla produzione di armi letali invece di essere impiegate per riaffermare il diritto alla salute degli italiani. Attraverso il referendum, il popolo sovrano cerca di aprire un’ampia discussione democratica, e di chiamare il Parlamento a rivedere le proprie decisioni, che hanno preferito le armi alla salute pubblica.

Il comitato referendario Generazioni Future” ha dunque ritagliato due quesiti semplici, idonei ad evidenziare questa connessione.

Un primo quesito, sulla salute bene comune, vuole limitare il conflitto di interesse fra privato e pubblico nella pianificazione sanitaria, facendo tesoro della lezione che la ‘crisi Covid’ dovrebbe averci insegnato. Ai sensi della prima riforma neoliberale del Servizio Sanitario Nazionale (legge 502/1992), al tavolo per l’annua programmazione sulle priorità di spesa non partecipano solo i rappresentanti delle istituzioni pubbliche, ma anche i privati. I privati hanno perciò ufficialmente voce in capitolo nella scelta delle priorità di investimento di quel quasi 7% del Pil speso per la nostra sanità. Non è un caso che a soffrire siano terapie intensive e medicina di prossimità, ambiti in cui i margini di profitto privato sono molto sottili rispetto ad altri settori convenzionati. Si tratta della solita logica dei servizi pubblici a gestione privatizzata con costi a carico della collettività e benefici a favore dei privati convenzionati. Il quesito proposto è semplice, non fa che eliminare i privati dai soggetti protagonisti della programmazione sanitaria pubblica, e recita come segue: Vuoi tu abrogare l’Art. 1 (Programmazione sanitaria nazionale e definizione dei livelli uniformi di assistenza), comma 13, D.lgs 502/1992 (Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421 (GU n.305 del 30-12-1992 – Suppl. Ordinario n. 137) limitatamente alle parole e privati e delle strutture private accreditate dal Servizio sanitario nazionale”?

Con il secondo quesito referendario, si tratta di abrogare la normativa eccezionale voluta dal Governo Draghi e poi prorogata dal Governo Meloni. Infatti, con il decreto legge n. 185 del 2022, convertito in legge n. 8 del 2023, è stata prorogata fino al 31 dicembre 2023 l’autorizzazione a inviare mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore dell’Ucraina in barba all’art. 11 della Costituzione (L’Italia ripudia la guerra…”). Ne segue un quesito referendario lineare: Vuoi tu che sia abrogato l’Art. 1 del DL 2 dicembre 2022 n. 185 (Disposizioni urgenti per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell’Ucraina), convertito in legge n. 8 del 27 gennaio 2023: “È prorogata, fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, di cui all’articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, nei termini e con le modalità ivi stabilite”?

Un terzo quesito, promosso dal comitato referendario Ripudia la guerra”, completa il secondo quesito e riguarda la derogabilità stessa dal regime di divieto di esportazione di armi in territori teatro di guerra, e chiede di abrogare l’articolo che, in deroga, consente deliberazioni diverse del Consiglio dei Ministri: Volete voi che sia abrogato l’art. 1, comma 6, lettera a), legge 09 luglio 1990, n. 185, rubricata Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, e successive modificazioni (che prevede: 6. L’esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiali di armamento sono altresì vietati: a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i princìpi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere” limitatamente alle parole o le diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere”?

Possiamo essere solidali in altri modi con i popoli in guerra, i veri perdenti del conflitto. Ci sono infatti Paesi della Nato che non stanno inviando armi sul teatro di guerra, tant’è che per inviarle noi abbiamo dovuto approvare due leggi che derogano a un principio generale contenuto nella suddetta legge del 1990, per cui non si mandano armi in teatri di guerra attivi. I nostri governi hanno fatto una scelta politica, legata a interessi ben specifici dell’asse atlantico, il quale, sappiamo bene, è fatto di soggettività che approfittano economicamente di un teatro di guerra che resta aperto. La campagna referendaria mette sui due piatti della bilancia da un parte la morte, la guerra e l’oscenità dei conflitti tra esseri umani e dall’altra l’investimento di risorse adeguate in politiche sanitarie pubbliche, a beneficio della salute collettiva e individuale di tutti i cittadini.

Gli autori

Giuseppe Mastruzzo

Giuseppe Mastruzzo è direttore dello IUC, International University College

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9 Comments on “Ferma il dolore, firma per la pace”

  1. Purtroppo mancano i banchetti per la raccolta di firme… specialmente a Genova..
    Imperia.. Sanremo.. Ventimiglia… ho diffus la notizia del Referendum, ma mancano i banchetti e firmare online è molto complesso!
    Bisogna istituire più banchetti, specie di domenica, fuori dalle chiese!

  2. Bene ottima iniziativa, mettetrei però meno parole,cerchiamo di andare ai fatti senza perderci per la strada!

  3. Consiglio sopratutto di dare una più ampia e migliore pubblicità ai banchetti.
    Le persone che arrivano a firmare lamentano di fare molta fatica a trovarci! Non si orientano con le mappe interattive e preferirebbero un elenco scritto con luoghi e orari. Proporrei di affiancare, aggiornare e migliorare la tabella esistente.
    E sopratutto informare maggiormente la gente anche diffondendo un volantinaggio capillare che oggi viene fatto molto poco!

  4. Ciao Giudeppe, ho gia’ firmato mi pare tutti e tre i Referendum.
    Manca un quarto Referendum per la tutela della Scuola Pubblica e del diritto allo Studio.
    Con Stima

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