Rispunta l’autonomia differenziata

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La ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie, on. Gelmini, aveva annunciato che il disegno di legge sulla cosiddetta autonomia differenziata era in dirittura di arrivo. E nei giorni scorsi è trapelato il testo, sino ad oggi non portato in discussione al Consiglio dei ministri. Il testo è peggiore delle previsioni più nere: «Noncurante delle conseguenze disastrose della prima regionalizzazione che sono emerse in modo drammatico con la pandemia, in un momento nel quale la guerra in Ucraina sta accentuando l’esplosione della crisi economica e le disuguaglianze sociali e territoriali, questo testo ha qualcosa di paradossale, perché va ben oltre, e contrasta persino i limiti che una commissione di costituzionalisti incaricata dalla stessa Gelmini aveva indicato per l’autonomia differenziata».

Cinque gli articoli del disegno di legge il cui contenuto può essere sintetizzato nei seguenti termini:

– individuazione, per l’attuazione dell’autonomia, di una procedura che esautora il Parlamento da ogni potere reale in merito alle Intese tra Stato e Regioni interessate: le Camere infatti saranno semplicemente consultate e dovranno esprimere le proprie valutazioni nello spazio di un mese senza la possibilità di acquisire pareri che non siano quelli dei Presidenti di Regione e con un voto finale senza possibilità di emendamenti;

– trasferimento alle Regioni di tutte le 23 materie richieste, disattendendo lo stesso parere della Commissione Gelmini che ha invitato a mantenere la competenza centralizzata per scuola e sanità. Non solo, ma per materie come l’ambiente si procederebbe addirittura a una immediata regionalizzazione;

– avvio della realizzazione dell’autonomia per scuola, sanità, assistenza e trasporti anche in assenza della, pur prevista, definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP);

– previsione che le risorse finanziarie per le Regioni “differenziate” siano inizialmente determinate tramite la “spesa storica”, cioè consolidando l’aberrante meccanismo che ha portato già oggi alle più gravi distorsioni e differenziazioni territoriali. Passato il primo periodo, dovrebbero essere istituti tributi propri delle Regioni e/o trattenute parti dei tributi maturati a livello regionale, aprendo così la strada, nel primo caso, a una sovra-tassazione nelle Regioni ad Autonomia differenziata e, nel secondo, alla sottrazione di fondi alle altre Regioni;

– validità degli atti finora presentati, consentendo così alle tre regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna di avviare il processo di autonomia non appena la legge sarà approvata.

È – come si è detto – una soluzione peggiore delle previsioni più pessimistiche. Non solo viene svuotata la democrazia parlamentare ma vengono attribuite alle Regioni competenze esclusive in quasi tutti i campi della vita economica e sociale. È il presupposto per un futuro scontro tra regioni e aree del Paese. Il rischio è il passaggio da una Repubblica parlamentare a una Repubblica fondata su accordi tra Governo e Regioni, al di sopra e contro qualunque dialettica democratica. In un momento in cui sarebbe richiesta più che mai l’unità della Repubblica e nel quale la priorità della politica dovrebbe essere quella di cercare di superare le diseguaglianze e le divisioni, è paradossale che un ministro si spinga a questo punto di frammentazione dei diritti per i cittadini.

Per contrastare il disegno di legge, il Tavolo per il NO all’Autonomia Differenziata convoca un presidio il 22 giugno a Roma durante l’incontro tra l’on. Gelmini e i presidenti di regione e un’assemblea online per il giorno 23 giugno (dalle ore 18 alle ore 21) per discutere le prossime iniziative da prendere.

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