Gentile prof. Lucia Azzolina,
a causa dell’emergenza sanitaria, da due mesi gli allievi della scuola italiana sono a casa ed è ormai certo che vi resteranno sino alla fine dell’anno scolastico, perdendo così più di un altro mese di lezioni. Sappiamo anche, ormai con certezza, che l’allentamento delle disposizioni sul distanziamento sociale e la sia pur cauta riapertura di una parte delle attività economiche, messi in atto a partire dal 4 maggio, non li riguarderanno in alcun modo, se si esclude la prospettiva di far svolgere gli esami di maturità a scuola, con la presenza fisica di alunni e docenti.
Si è così compiuta una scelta molto netta, che avrà, innanzitutto, pesanti ripercussioni sul lavoro femminile, ma che, tuttavia, non vogliamo in questo momento mettere in discussione. Ci interessa invece pensare a quanto accadrà al momento dell’inizio del prossimo anno scolastico.
Le sue più recenti dichiarazioni, signora Ministra, sembrano avere attenuato il drastico messaggio inizialmente lanciato in cui si utilizzava un metodo più indicato a stabilire come si distribuiscono gli utili di una società che a individuare un progetto educativo: un fifty-fifty di presenza a scuola e di didattica a distanza. Tuttavia, le linee indicate per la ripresa delle attività scolastiche sono rimaste generiche e imprecisate.
Ci preme sottolineare che, al contrario, per il sistema educativo italiano, dai nidi alle università, occorre una programmazione seria e articolata, che parta, innanzitutto, dalla consapevolezza di quanto è stato sottratto in termini di conoscenza e di socialità alle bambine e ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi italiani. Che forse, da questo punto di vista, avranno anche un po’ meno di quello che sarà garantito nei prossimi mesi agli allievi di altre scuole europee, anch’esse chiamate ad affrontare il problema del COVID-19.
Cerchiamo allora di ricompensarli in qualche modo e di farli tornare a scuola nella migliore delle condizioni possibili, pur tenendo conto del probabile permanere di un quadro sanitario complesso. Cerchiamo di farli tornare in scuole accoglienti, in cui tutti questi mesi di chiusura dovranno produrre risultati in termini di pulizia accurata, di manutenzione ordinaria e straordinaria, senza escludere il recupero di locali che possano essere utilizzati per una didattica a piccoli gruppi. A questo proposito qualche margine potrà anche essere garantito dalla costante flessione – pari a circa l’1% annuo – della popolazione scolastica. Siamo pienamente consapevoli che i problemi dell’edilizia scolastica non sono certo risolvibili in pochi mesi, ma un paese civile – a questa svolta delicatissima della sua storia ‒ ha l’obbligo di fare un piano di investimenti per superare almeno una parte di questi problemi.
Cerchiamo di garantire a tutti gli alunni delle scuole dell’infanzia e della primaria la possibilità di essere ogni giorno a scuola con i loro compagni e i loro insegnanti: la didattica a distanza non è ulteriormente per loro proponibile, soprattutto dal momento in cui i genitori, ritornati al lavoro, non potranno più essere gli “assistenti” dei loro figli. Per la secondaria l’uso della didattica a distanza può, in caso di necessità essere ammesso, ma evitiamolo in modo assoluto nelle classi prime dei due gradi di scuola, quando è importante che si crei fra tra alunne e alunni uno spirito di comunità, indispensabile per il proseguimento degli studi. Anche per le classi terminali si deve avere la stessa attenzione, seppur per motivi diversi.
Desideriamo inoltre invitare, anche quando si scelga in particolari condizioni di utilizzare la didattica a distanza, a valutare bene quali siano le sue potenzialità e i suoi limiti. Limiti oggettivi, innanzitutto. Lei stessa, signora Ministro ha dichiarato che in questi mesi ha raggiunto con una certa continuità circa 6.700.000 alunni su 8.300.000. Allora prima di proporre di adottare “senza se e senza ma” la didattica a distanza si deve cercare di: capire dove e come si sono verificate le maggiori carenze nella sua attuazione e individuare gli strumenti per superarle; tenere conto di quanto il mondo della scuola è andato via via osservando e documentando; valorizzare le buone pratiche che, nell’ambito della propria autonomia, le singole scuole possono avere messo in atto nel corso di questi difficilissimi mesi dell’anno scolastico 2019-20.
Occorre, inoltre, esaminare attentamente, in un serrato confronto sindacale, il modo di garantire i diritti degli insegnanti, anche dal punto di vista della formazione, senza escludere la possibilità di varare subito un piano straordinario di assunzioni che permetta di fare fronte alla probabile e necessaria articolazione delle classi in gruppi di lavoro, per una parte dell’orario scolastico.
Perché una cosa è certa: molto dovrà essere fatto per recuperare le disuguaglianze che, in questi mesi, sono andate ad accrescere quelle già presenti nelle realtà più disagiate. Verso gli alunni in maggiore difficoltà – sia essa fisica, psichica o economica – lo Stato italiano ha un debito e deve pensare a come saldarlo con l’aiuto di tutti.
Bisogna ascoltare allievi, insegnanti, famiglie. Le scelte politiche devono essere fatte aprendosi sul mondo, non chiudendosi nelle stanze ministeriali.
Siamo perfettamente coscienti che si tratta di un lavoro estremamente complesso. Ma dal fatto che esso sia svolto bene dipende il futuro dell’Italia e il presente di più di un terzo dei suoi cittadini. Quindi, occorre investire, programmare, attuare.
Non sarà sola, signora Ministra, se chiederà risorse, impegno e cura per la scuola. Glielo assicuriamo.
Postilla
Il 13 maggio la lettera è stata inviata alla Ministra corredata dalle seguenti sottoscrizioni intervenute in modo spontaneo, senza alcuna raccolta organizzata:
Luca Agosta, Alessandra Altavilla, Caterina Amadio, Sandra Amadio, Mario Ambel, Rosita Angelini, Maria Pia Avello, Beppe Bagni, Adriana Baiocchi, Maria Teresa Bancheri, Antonella Barbagallo, Marzia Barbatelli, Jennifer Barnabà, Valentina Barone, Mario Battistini, Diana Bellini, Mascia Benazzi Duma, Paola Bertinetto, Antonella Bianco, Patrizia Bincoletto, Elvis Bogetti, Giulia Boggio Marzet, Luisa Boggio Marzet, Patrizia Bois, Ekaterina Boldyreva, Maurizio Bolla, Daniela Bollino, Cristina Bona, Gabriella Bonacchi, Tiziana Borruso, Jlenia Boscolo, Sara Boscolo, Daniela Braidotti, Walter Briola, Marco Brunazzi, Francesca Cacace, Walter Briola, Marco Brunazzi, Francesca Cacace, Gloria Calì, Laura Caliendo, Massimo Cambareri, Carla Cannarozzo, Barbara Cantonia, Donatella Cappelli, Umberto Capra , Lucia Carbone, Giuseppina Carrozza, Daniela Casaccia, Tamara Azzurra Casarotto, Agnese Cavallo, Giusy Celona, Lucia Cena, Monica Centinaro, Domenico Chiesa, Valentina Chinnici, Emilia Chiomenti, Rosanna Ciancia,Luisa Ciubotan, Alessandra Ciulla, Enza Clemente, Emma Colonna, Anna Maria Cordí, Francesco Cormino. Erica Cornaglia, Raffaella Corsi, Valeria Cottone, Giuseppe Cotturri, Daniela Cozlov, Rossella Currà, Luca D’Angelo, Coralba Damicis, Antonella De Gennaro, Elettra Deiana, Gianfranca Dell’Aquila, Irene Della Rosa, Stefania D’Emanuele, Elena Di Ciommo, Michela Di Fazio, Roberta Di Molfetta, Donatella Dies, Claudia Dogliani, Veronica Donsante, Fabiana Fabiani, Simonetta Fasoli, Andrea Fava, Gabriella Favatà, Magda Ferraris, Nicolò Ferraris, Barbara Ferrero, Katiuscia Fiore, Pasquale Fiorillo, Valentina Florio, Graziella Fontanili, Stella Forense, Carmela Fortugno, Marco Fortunato, Lia Fubini, Maria Lauretana Galletti, Lorenzo Gallina, Margherita Gallo, Nicola Galzerano, Sabina Gambera,Monica Gambone, Caterina Gammaldi, Francesca Gastaldi, Paolo Giacotto, Lucia Giordano, Luisa Girardi, Adriano Giudice Guerra, Paolo Granella, Cristina Grasseni, Rossella Grippo, Eugenio Gruppi, Barbara Domenica Gulli, Vincenzo Izzo, Paola Laface, Michele Laforgia, Andrea Lagotto, Gianna Lai, Giovanna Lanzotti, Beniamino Lapadula, Domenica Leone, Cristina Andreea Leonte, Grazia Liprandi, Cinzia Lombardo, Serena Longo, Gennaro Lopez, Elena Nicole Loreto, Barbara Lucchin, Rosamaria Maggio, Salvatore Maglione, Marco Magnini, Concetta Malfa, Franca Manuele, Laura Marenco, Mariagrazia Marnetto, Silvia Marroni, Angela Marsala, Lorenza Martella, Silvia Marucci, Alessandro Massimino, Maria Luisa Masturzo, Laura Mazzone, Antonietta Meloni, Gennaro Merolla, Katiuscia Messina, Andrea Micconi, Ivan Miceli, Maria Carla Micono, Gabriele Migliore, Andrea Mirtillo, Santina Mobiglia, Anna Maria Moiso, Diego Montanarella, Assunta Morrone, Daniela Murro, Francesca Nese, Rosario Nicotra, Alex Nogara, Chiara Norzi, Luigina Nuzzo, Laura Ollero, Silvia Onorato, Luciana Orfeo, Franco Pagani Isnardi, Luciana Pagani Isnardi Scarfini, Paola Pagin, Vittoria Pajno Ferrara, Mauro Palma, Carlo Palumbo, Matteo Panero, Catia Papa, Laura Parente, Massimiliano Parodi, Silvia Pelissero, Andrea Persi, Armando Petrini, Cesare Pianciola, Patrizia Pini, Francesca Pluviano, Petruta Precipcean, Rosaria Previtera, Mario Privitera, Roberta Quaranta, Alessandra Raimondo, Antonia Renna, Gilda Ricci, Roberto Riggio, Silvia Ristori, Maria Luisa Robasto, Rosalia Epifania Rosano, Silvia Rubini, Nicola Samele, Stefania Sanna, Martina Sansonetti, Tatiana Santomauro, Ornella Sardi, Raffaele Sarzenti, Tania Scardino, Raffaele Scicchitano, Samantha Scirè, Francesca Scrosoppi, Sergio Selvaggi, Irene Semeraro, Barbara Sgrinzato, Sabrina Sodero, Sam Soncin, Veronica Spadavecchia, Stefano Spicuzza, Nicola Squeglia, Donatella Tafaro, Rosa Tafaro, Alfredo Tassone, Massimo Tirello, Francesca Titti, Patrizia Tomasulo, Katia Trivero, Mariangela Truoccolo, Andrea Ungarelli, Sandra Vacca, Mariangela Vadoni, Iaia Vantaggiato, Marilisa Varraro, Silvia Vietri, Sofia Vineis, Rosario Virgara, Anna Viscovo, Glenda Vorshauser, Celia Vos Moreno, Alessia Zai, Luciana Zou, Patrizia Zucchini.
Maria Chiara,
per ragioni obbiettive, legate solo in parte al contesto attuale e sopra tutto alle derive conseguenti le scelte non effettuate dai politici ai quali facevamo (facciamo?) riferimento, non ci siamo più incontrati per oltre un anno. Ti ho seguita sempre, comunque, con attenzione e simpatia immutate.
Il merito della lettera non è in discussione. Il momento in cui in essa si accenna, però, anche se solo di sfuggita, agli esami di maturità, mi ha fatto sorgere l’idea che non si sia colta l’occasione per affrontare anche questo tema.
Le statistiche del Ministero, facilmente consultabili e aggregabili, dicono che negli ultimi 5 anni il 99,1 % dei candidati ha superato quell’esame.
La percentuale corrispondente dei non ammessi è del 4,5.
Appare quindi assai più difficile (si fa per dire!) essere ammessi che superare la prova stessa, ma tralascio di proposito di discutere delle ammissioni. Mi preme troppo rilevare che se un test viene superato dal 99,1% di coloro che dovrebbero sostenerlo, il test stesso è privo di qualsiasi utilità. Lo 0,9% che non lo supera include anche, ovviamente, coloro che, ammessi, non hanno voluto o potuto sostenere la prova: incidenti, contrattempi, malattie, disgrazie…Che si affrontino, dunque, i costi per l’allestimento e lo svolgimento di una prova assolutamente inutile è pura demenza. Se gli esami di maturità non ci fossero più l’unico risultato sarebbe il beneficio diretto per la finanza pubblica. Inoltre cesserebbero le liturgie idiote di tutti i quotidiani che versano migliaia di righe debordanti di insulsaggini sullo stress dei candidati, le tecniche per prepararsi al meglio, le strategie per affrontare una prova che TUTTI sono certi di superare.
Con Affetto
Francesco Tamburini
I voti numerici in questo contesto emergenziale risultano assolutamente ingiusti in quanto non fanno altro che amplificare le disuguaglianze sociali di partenza .
Per gli esami di terza media ripristinare la fine antro il 30 giugno e lasciare alle autonomie scolastiche i calendari. Eliminare i voti numerici almeno nella primaria.
Predisporre le linee guida per organizzare e allestire al più presto attività integrative ,se non scolastiche (centri estivi, ludoteche, attività sportive ,ambientali…centri di lettura ,laboratori di manualità….) per giugno, luglio e agosto per i piccoli e per la primaria almeno -ma anche per la secondaria di primo grado,almeno prime e seconde.
Occorre molto molto molto più impegno da parte del Ministero Istruzione e molte più risorse.
La scuola non può venire dopo le esigenze pur legittime di parrucchieri , artisti,tatuatori, discoteche…
Non solo condivido le preoccupazioni e le richieste fatte presenti da Maria Chiara Acciarini, a partire da settembre, ma, come già sottolineato anche nella proposta di Clotilde Pontecorvo, che pure ho condiviso e firmato, credo che qualche iniziativa educativa di qualità, per la fascia 3-8 anni, utilizzando spazi all’aperto, eventualmente limitata a qualche giorno alla settimana, dovrebbe essere prevista già nei mesi di giugno luglio e agosto. La scuola estiva, nelle scuole dell’infanzia è infatti sempre esistita. Mi rendo conto della necessità di essere prudenti e attenti ai rischi sanitari, ma sono ugualmente convinta che si possano conciliare le esigenze educativa, psicosociale e sanitaria se si ascoltano le richieste e le varie proposte concrete che possono giungere dal personale della scuola e dagli Enti locali, in termini anche di aiuti finanziari, edilizi, occupazione di nuovi spazi pubblici, e se si nutre fiducia nella capacità di mobilitazione delle energie creative del personale della scuola. Mi sembrano contributi utilissimi, da ascoltare, quelli che aiutano a riflettere sul come privilegiare spese e dispendi di energie negli ambiti fondamentali, rinunciando invece a quelli che paiono svuotati di un reale significato formativo, come nei commenti dei colleghi che mi precedono. Infine condivido la lettera del CIDI, nell’appello ad una maggiore attenzione globale al ruolo importante della scuola e della formazione degli insegnanti, dall’asilo nido all’Università, per il nostro futuro. Non in senso retorico, davvero.
Scrive Vygotskij “Il cervello non è soltanto un organo che riproduce la nostra antecedente esperienza: è anche un organo che combina, che rielabora creativamente e, dagli elementi dell’esperienza antecedente, forma delle nuove situazioni e un nuovo comportamento. Se l’attività umana si limita a riprodurre ciò che è vecchio, l’uomo sarebbe un essere unicamente volto al passato, capace di adattarsi al futuro , solo se questo fosse una riproduzione del passato. L’attività creativa è quindi quella che rende l’uomo un essere rivolto al futuro, capace di dar forma a quest’ultimo e di mutare il proprio presente”. Qual è l’attività creativa con la quale mettiamo in forma il futuro della “specie umana” e contemporaneamente dell’ambiente che ci circonda e ci ospita per un po’?” Quale formazione, come e per chi? E’ la didattica a distanza o ravvicinata, il modello delle tre I ? Riflettiamo: “Madre natura”- come scrivono i bambini – “si è arrabbiata” forse perchè stiamo dimostrando di non essere all’altezza dei “sapiens”?