C’è qualcosa che accomuna i crolli, i dissesti idrogeologici, l’aumento delle disuguaglianze e della povertà economica e culturale, l’odio costruito a tavolino contro i più deboli, le privatizzazioni dei servizi basici, il taglio ai servizi sociali e alla difesa dei territori, la paura per la diversità e il diluvio di parole e affermazioni inutili o false: la cultura di riferimento delle principali forze politiche che hanno governato il paese negli ultimi anni.
Gruppi politici identici nell’assenza di visione e accomunati dalla fede nel liberismo economico. Non una battaglia di idee ma una guerra di tanti piccoli “ego”.
Ci distraggono parlando di “invasioni” (!?), costruiscono l’odio tra noi, diffondono a piene mani false notizie, ci bombardano di cazzate e frasi ad effetto, semplificano urlando, pur di non affrontare il vero tema: come si esce dalla crisi terminale e inedita provocata dall’insostenibilità ecologica, ambientale e sociale del modello e dalla governance liberista?
Manutenere, conservare, adattare, mitigare, riutlizzare, ripensare, riconvertire, cooperare, fare giustizia, partecipare, democratizzare ecc.., non sono tra gli obiettivi e le aspirazioni dei teorici della modernità, dei maghi del web, dei fenomeni dalla battuta veloce sui social.
Una politica priva di qualsiasi prospettiva, figlia del “capitalismo reale”, incapace di guardare la complessità della vita nel suo insieme, tutta rivolta sul suo ombelico non ha per sua natura e struttura nessuna capacità di garantire la difesa dell’esistente, della dignità di tutti e tutte, dei beni comuni, dei servizi basici, della biodiversità. Culture senza nessun orizzonte hanno rinunciato ad utilizzare la politica come uno strumento capace di trasformare l’esistente, indicare soluzioni sostenibili e costruire con la partecipazione di tanti un futuro migliore.
Per questo abbiamo la responsabilità e il diritto di dare forza, gambe e teste a una cultura e a una politica che abbia come orizzonte e obiettivo pratico il rimettere insieme giustizia ecologica, ambientale e sociale.
Siamo noi quelli che stavamo aspettando.