Pareva che, della presenza di sindaci-sceriffo[1], si potesse vantare soprattutto il Nordest. Errore.
Anche noi piemontesi vogliamo mostrare i muscoli. Alla lieta brigata si è infatti aggiunta in questa giorni la città di Cuneo, con l’ordinanza n. 752/2018, del sindaco Federico Borgna che ha per oggetto Misure di contrasto al degrado urbano causato dall’accattonaggio, bivacco e mendicità molesta. È un tipo di provvedimento che – insieme a circolari e delibere di giunta prese da un numero crescente di sindaci – costituisce espressione dei nuovi poteri conferiti loro dal cosiddetto pacchetto sicurezza del 2008 (il decreto-legge n. 92 convertito nella legge 125). Un pacchetto che introduce nell’ordinamento italiano la nozione di «sicurezza urbana». Sicurezza che, a far fede all’ordinanza cuneese, è gravemente minacciata. La posta in gioco infatti è alta: è addirittura in ballo «l’incolumità dei cittadini».
I minacciosi attori di questa scena? Sono i cosiddetti «senza tetto»; sono coloro che «bivaccano a terra»; sono soprattutto le persone che esercitano l’accattonaggio molesto, vale a dire «la richiesta di elemosina fatta con modalità minacciose, ostinate, insistenti o irritanti che possano offendere la pubblica decenza, mediante l’utilizzo di suolo pubblico quale “dormitorio”, mediante l’ostentazione di piaghe, menomazioni, o simulando disabilità o adoperando mezzi fraudolenti per suscitare l’altrui pietà». Una “popolazione” in aumento che non soltanto «provoca disagi, crea allarme sociale e suscita un’effettiva riduzione di sicurezza individuale», ma determina «un decremento sostanziale delle condizioni di vivibilità della città arrecando disturbo al decoro urbano».
Ora è poco più di una constatazione rilevare che, se questo quadro corrispondesse a realtà, ne avremmo avuto immediata conoscenza attraverso i principali quotidiani nazionali (e non è forse un caso che l’ordinanza non contenga riferimento alcuno a eventi pregressi tali da adombrare situazioni di pericolo per la cittadinanza). In realtà i poveracci di Cuneo non sono altro che i membri di quelle classi che già nel XIX secolo vennero definite «pericolose»[2]. Pericolose per l’ordine pubblico e per la salute.
Dobbiamo infatti prendere atto che è in corso da tempo – oggi più che mai soprattutto grazie al peso che la Lega ha nell’attuale Governo – la costruzione di “nuovi” soggetti pericolosi. Ne sono significativi indizi quei provvedimenti amministrativi che negano illegittimamente il diritto alla residenza[3] e ne dà conferma la recentissima proposta parlamentare da parte del leghista Nicola Molteni di introdurre la fattispecie penale di «accattonaggio molesto».
Come ci ricorda Gutton[4], lo sguardo della società europea sui poveri ha attraversato momenti diversi. Così, nella civiltà medievale, la povertà viene vista in linea di principio come una virtù e il povero identificato con Cristo in quanto suo rappresentante in terra. Mentre, nell’Europa del XVII secolo, a fronte della miseria diffusa, i poveri vengono internati. Sono forme diverse di reclusione dove essi sono in linea di principio obbligati a lavorare. Ma abbiamo anche esempi virtuosi come la “cassa dei poveri” istituita nella Francia del XVI secolo. Una cassa i cui proventi venivano dalle tasse dei cittadini! Anche se questa misura non pare fosse di loro gradimento a leggere un articolo del regolamento dell’ufficio dei poveri che «proibisce a tutti i suddetti abitanti di mormorare, protestare […] contro i detti commissari preposti alla riscossione delle dette tasse e contribuzioni»[5].
Mediamente dunque – e questo punto va sottolineato con forza – la società non si è sempre limitata a braccare il povero, a concentrarsi esclusivamente sulla sua pura repressione, anche se il bastone è stato enfatizzato molto più frequentemente della carota.
Ora la mendicità torna a essere rappresentata come pura minaccia all’ordine sociale, malgrado l’evidente scarto tra la realtà e la sua rappresentazione. E allora nasce il sospetto che queste e le altre misure di controllo a livello urbano, come ad esempio i dispositivi contro i “lavavetri”, possano avere un secondo obiettivo, un obiettivo che va oltre la pura repressione dei mendicanti e la tutela del decoro urbano. Che costituiscano cioè l’occasione per escludere tutti quei gruppi di persone (migranti inclusi) che, resi inutili come forza lavoro, vengono a formare le nuove “classi pericolose”, poiché, a far fede all’ipotesi di Harvey[6], il capitalismo nella sua fase attuale ha sempre meno bisogno di un esercito di riserva.
NOTE
[1] Uno dei casi più noti è quello del sindaco di Albettone (Vi), Joe Formaggio, che ha minacciato di costruire un muro se fosse stato costretto ad accogliere dei migranti.
[2] L. Chevalier, Classi lavoratrici e classi pericolose. Parigi nella rivoluzione industriale, Laterza, 1976.
[3] E. Gargiulo, “Ben ordinata, sicura, possibilmente omogena”: visioni della comunità locale in alcuni piccoli e medi comuni italiani, Mondi Migranti, 2017/1.
[4] J.P. Gutton, La società e i poveri, Mondadori, 1977.
[5] J.P. Gutton, cit., p. 89.
[6] D. Harvey, The new Imperialism, Oxford University Press, 2003.