Dopo il 4 marzo restano, a sinistra, pressoché solo macerie.
La sconfitta è politica, ma, prima ancora, culturale.
Nel dibattito che ha preceduto le elezioni c’è stata, a sinistra, una sconfortante mancanza di idee, una subalternità culturale impressionante, un allineamento pressoché totale al pensiero unico. Basti pensare al tema del lavoro: alle affermazioni di fonte PD, secondo cui il jobs act è stata «la cosa di sinistra fatta negli ultimi anni», si sono contrapposti balbettii (non solo da parte di chi aveva concorso ad approvarlo) o proteste indignate ma non accompagnate da progetti organici.
Ciò non nasce oggi. Lo ha ammesso persino, seppur tardivamente, uno dei principali protagonisti dell’ultima stagione del centro sinistra, Romano Prodi, che, in un articolo comparso su Il Messaggero del 15 agosto 2009 (Riformisti, il coraggio di parlare controcorrente) ha scritto, con riferimento agli anni di governo dell’Ulivo: «Il cambiamento della società è continuato secondo le linee precedenti: una crescente disparità nelle distribuzione dei redditi, un dominio assoluto e incontrastato del mercato, un diffuso disprezzo del ruolo dello Stato e dell’uso delle politiche fiscali, una presenza sempre più limitata degli interventi pubblici di carattere sociale». E – merita sottolinearlo – quei caratteri dell’attività di governo sono stati accompagnati da analoghi caratteri sul piano della elaborazione culturale.
Nel dibattito che ha preceduto le elezioni del 4 marzo qualche contributo alternativo è emerso, ma è stato sostanzialmente ignorato dalla forze che hanno occupato la scena della sinistra.
Perché se ne conservi memoria e, soprattutto, per avviare una discussione proponiamo qui due di quei contributi:
- – la sintesi delle proposte emerse dalle 100 piazze seguite all’iniziativa di Anna Falcone e Tomaso Montanari più nota come “Brancaccio” (che, come noto, non ha avuto sbocchi elettorali coerenti);
- – un documento sulle prospettive della politica estera italiana, immesso nel dibattito da Gian Giacomo Migone ed altri, rimasto sostanzialmente ignorato;
- – un appello ai candidati diffuso alla vigilia del voto da un gruppo di esponenti dei Comitati per la Costituzione.
La redazione di Volere la luna