“La Russia non è né così forte né così debole come sembra”

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Questo adagio è vecchio di almeno due secoli e descrive egregiamente la forza militare dei russi oggi.

Infatti se da una parte il deterrente nucleare, migliaia di testate che potrebbero distruggere la nostra civiltà  basterebbe in ogni caso a raggiungere lo scopo (anche scontando che, per quello che ho potuto vedere personalmente, se dovessero aprire i silos per lanciare i missili probilmente una buona parte gli scoppierebbero sotto i piedi); dall’altra la Russia resta un paese con un pil più basso di quello italiano, con sacche estese di povertà. E quando si parla di guerra “convenzionale” la ricchezza è uno degli elementi fondamentali in quanto le guerre costano enormi quantità di denaro (il bilancio del ministero della difesa americano è quasi il 50% del pil Russo). A compensare il divario non basta ciò che è rimasto nei magazzini dell’”armata rossa” peraltro in buona parte  già svenduto o rubato (pratica largamente diffusa anche in Ucraina). E quello che rimane, per una guerra moderna, è poco più che ferraglia: l’ abbiamo vista in azione in Ucraina con i T-72 (quelli che nella prima guerra del golfo erano stati annientati dagli Abrams americani)

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L’emblema dell’Intelligence russo

Poi vi è l’ “intelligence”, arma fondamentale nella guerra. Il padrone del Cremlino è stato alla scuola del KGB e a capo della nuova FSB, gode quindi di grande esperienza in campo. Ed è proprio responsabilità dell’incredibile inefficienza dell’intelligence russo, sia sul terreno dello spionaggio che in quello elettronico, che i russi hanno subito delle vere  e proprie umiliazioni nel conflitto con l’Ucraina e la Nato, rendendosi “ridicoli” nelle cancellerie di tutto il mondo.

Agli occhi del Cremlino la Russia ha tutto quello che serve per “bullizzare” un paese come l’Ucraina, tra i più poveri d’Europa, e con armamenti simili a quelli russi ma più vecchi e in minor quantità, cosicché l’aggressione sarebbe sembrata un azzardo possibile, ed è così infatti che è cominciata. In più lo Zar come capita ai dittatori è spesso vittima della sua stessa propaganda e pone grande affidamento sulle capacità del suo esercito.

Il colpo di stato

I russi avevano subito una cocente umiliazione per il colpo messo a segno dai “servizi” angloamericani in Ucraina nel  2014, quando questi erano riusciti a portare al governo un gruppo  assolutamente minoritario nel paese senza che i servizi russi fossero  mai riusciti  a entrare nel gioco. Solo con un colpo di reni, a cose ormai fatte, avevano ripreso il controllo della Crimea. Al di là dei risultati geopolitici pesava sul Cremlino l’onta di essere stati battuti sul terreno più congeniale allo Zar.

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Sfiorato incidente tra la fregata inglese HMS Defender e i russi

La situazione in Ucraina volgeva verso a una richiesta ufficiale di ingresso nella NATO (peraltro tale volontà era stata inserita nella costituzione) e per dirla con Putin “il problema non è che l’Ucraina entrerà nella NATO ma che la NATO sta  entrando in Ucraina”. Le ripetute manovre NATO in Ucraina e specialmente nel mar Nero dove nell’estate del 2021 una fregata Inglese andò quasi sbattere contro una Russa arrivando a pochi metri d’acqua dal conflitto mondiale, non faranno che aumentare la tensione: queste provocazioni – si pensava al Cremlino -richiedevano una risposta russa che mettesse fine a tutte le umiliazioni che Mosca stava subendo.

La prima opzione era quella di organizzare un colpo di stato in Ucraina mettendo a Kiev persone di fiducia e riportando l’Ucraina nella sfera di influenza russa. Sulla carta si trattava di un’opzione con alte probabilità di successo.

  • Il gradimento popolare per il governo Zelensky era bassissimo, intorno al 25%. Partito con una politica di riconciliazione nazionale e un riavvicinamento alla Russia aveva virato in una politica supernazionalista antirussa pro NATO e regolava i conti con gli oppositori politici attraverso la procuratrice capa Iryna Venediktova; chi non era allineato col Presidente era un nemico dello stato, e ne pagava le conseguenze.
  • Malgrado l’espulsione dal territorio ucraino di Donetsk e Lugansk rimanevano in Ucraina larghe frange di popolazione che se richieste di diventare russi o rimanere ucraini avrebbero facilmente accettato la prima ipotesi.
  • Negli ambienti imprenditoriali vi era un forte malumore per le sanzioni commerciali messe in atto dall’Ucraina contro la Russia che avevano recato gravissimi danni al sistema economico ucraino in quanto la rinuncia al mercato Russo, di gran lunga il più importante, non era stata sostituita con nuove aperture commerciali dagli “alleati” europei, creando un grave danno specialmente nel settore agroalimentare. Nel complesso dopo il colpo di stato del 2014 la situazione economica del paese era andata peggiorando (il pil ucraino si era contratto del 50% tra il 2013 e il 2015 e malgrado i massicci interventi Euroamericani solo nel 2021 ritornò ai livelli del 2013).
  • Il livello di vita della popolazione era in fondo alla classifica Europea con Moldavia e Albania
  • Gli alti ufficiali dell’esercito ucraino pensavano in russo, molti avevano fatto la scuola militare dell’URSS, e fino ai primi anni 2000 l’esercito ucraino era nella sfera militare Russa.

Vi erano quindi buone probabilità di successo di riportare l’Ucraina nell’area d’influenza Russa, che avrebbe ristabilito l’equilibrio geopolitico nella regione, e ridato ai “servizi” Russi il prestigio dovuto.

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Igor Kolomoyskyi

Naturalmente vi erano  complicazioni, la più evidente erano le brigate dei nazionalisti neofascisti, la più famosa la Azov finanziata dall’oligarca Igor Kolomoyskyi, che rappresentavano un ostacolo a qualsiasi progetto puramente “politico”. Quindi bisognava  integrare l’azione con un sostegno militare anche se limitato. Nasce così la formula dell’”operazione militare speciale”.

Inizia la fase preparatoria con gli uomini dei servizi russi che ampliano la rete di contatti con gli ucraini  e naturalmente viaggiano con valigette piene di dollari perché in un paese corrotto come l’Ucraina la mazzetta è più convincente di qualsiasi ideologia. Facendo quattro conti sulle dita l’investimento del Cremlino sarà stato nell’ordine del miliardo di dollari o più. Nella prima fase gli angloamericani , in particolare gli Inglesi, che in tutta la vicenda di controspionaggio  hanno giocato un ruolo preponderante, intervengono per rompere i fili della ragnatela russa. Sulla stampa inglese già all’inizio del 2021 si da ampio rilievo alle manovre Russe per destabilizzare Zelensky, così facendo si “bruciano” personaggi di spicco che avrebbero potuto capeggiare il colpo di stato e prendere il posto di Zelensky come Yevhen Murayev, capo di Nachi gruppo politico russofono e apprezzato anchorman costretto a riparare in Russia, o Viktor Medvedčuk oligarca ucraino molto vicino a Mosca (Putin è il padrino di sua figlia Daryna) altro personaggio che poteva avere un ruolo importante della realizzazione del colpo di stato contro Zelensky, che viene arrestato e messo  agli arresti domiciliari.

Yevhen Murayev

Poi, oltre Atlantico,  viene deciso un cambiamento di strategia, invece di fronteggiare l’iniziativa russa in  Ucraina, favorirla facendo credere ai  russi che la destabilizzazione del governo di Kiev sarebbe andata facilmente in porto, e quindi l’operazione  militare di “riconquista” dell’Ucraina possibile.
In sostanza gli americani vogliono spingere i russi a una guerra con l’Ucraina.

Inizia così un’attività di controspionaggio volta a corrompere i “corrieri” del Cremlino in modo che facessero arrivare a Mosca le informazioni che interessavano agli angloamericani, ricompattare le schiere dei possibili traditori e “convincerli” a restare fedeli al governo Zelensky facendo credere a Mosca il contrario.
A gennaio comincia il balletto di Biden che a giorni alterni comunica al mondo la data dell’inizio dell’invasione, dando l’evento come inevitabile, arrivando a “giustificare” Putin dicendo che non aveva alternative all’invasione dell’Ucraina mettendo in scena una parodia da “vieni avanti cretino”.
Il 24 febbraio (data della fuga di Yanukovich dall’Ucraina nel ‘14) lo Zar sicuro dei suoi mezzi, inizia  l’ ”operazione militare speciale” riportando la guerra in Europa dopo 22 anni, intervallo temporale nella media con la storia dei massacri continentali. La novità di questo conflitto è che  nelle ultime due guerre mondiali gli americani erano stati determinanti per la conclusione della guerra, questa volta per iniziarla.

Colonna russa verso Kiev (2 marzo 2022)

Le ostilità iniziano con attacchi missilistici alle basi aeronautiche ucraine che in poche ore ne azzerano la forza aerea . Le truppe ammassate alla frontiera con la Bielorussia entrano in territorio Ucraino con molta circospezione,  puntando verso Kiev, il centro del potere, e  da est  verso Karkov nella regione più russofona dell’Ucraina. Tutto avviene come al rallentatore, naturalmente al Cremlino aspettano che i  militari ucraini intervengano a fermare le brigate nazionaliste e a mandare a casa l’esercito, ma non succede niente , finalmente Putin stesso invita i militari ucraini a disarmare i “fascisti” e ad aprire la strada alle truppe russe, ma il discorso cade nel silenzio e non solo i “fascisti” sparano ai Russi ma anche le truppe regolari Ucraine.

Il colpo di stato è totalmente fallito, altro che riscatto dei servizi russi che sono ridicolizzati  in tutto il mondo, il ricordo del micidiale KGB sovietico svanisce e vi è stupore per la penosa inettitudine degli apparati russi.

Putin il “macho man” l’uomo “alfa” deve avere passato ore disperate, la strategia dell‘“operazione militare speciale” dissolta nel nulla, i comandi  russi allo sbando, le truppe russe senza un piano di azione sembrano quelle automobiline per bambini che senza guida continuano a rimbalzare contro i muri, per le prime settimane di guerra i russi avanzano e arretrano in operazioni slegate le une dalle altre. A Karkov combattono nella periferia della città senza avere la possibilità di conquistarla, portando inutili distruzioni, la capitale della  regione dei russofoni quelli che dovevano gettare fiori  al passaggio dei  liberatori russi era bombardata dai fratelli russi. Il mio amico Sasha, un russofono convinto, col quale tenevo contatti via skype segue la battaglia dal terrazzo sul tetto del condominio, è infuriato “non parlerò mai più in russo imparerò l’ucraino, maledetti russi”. Incredibile!! A Putin era riuscito di creare una nazione Ucraina, riunificare un paese che era tra i più disuniti d’Europa.

Russi Passata la prima fase di stordimento i russi passano al piano B con la conquista con mezzi convenzionali del Donbass, ritirano le truppe da nord e le spostano a est, togliendo l’assedio di Karkov e ricompattando l’esercito a sud della città per iniziare la  marcia verso sud.

Putin ha evidentemente sofferto l’umiliazione di essere stato teleguidato dagli americani in una guerra di resilienza che Lui non voleva combattere perché sarebbe durata a lungo con esito incerto e prima o poi l’inferiorità russa sarebbe emersa vanificando anni di propaganda interna sulla straordinaria efficienza e forza dell’esercito dello Zar.

E’ da questa umiliazione che è nata la guerra di “religione” contro l’”occidente corrotto” , la guerra dei popoli “oppressi dal dispotismo americano”, la necessità di creare un “nuovo ordine  internazionale” e d’altro canto compattare il popolo russo dietro un’idea di giustizia.

 

La guerra dei mercenari

E’ impressionante che nel XXI secolo i due imperi superstiti quello Russo e quello Americano si affrontino in un conflitto che lascerà un solo vincitore usando nello scontro armato dei mercenari. Da parte russa Ceceni , Siriani, Wagner, e altri, da parte americana gli Ucraini, convinti di combattere per la loro patria mentre stanno dando la loro vita per salvare l’impero americano. Impossibile non ritornare col pensiero alla fine dell’impero Romano ma evidentemente nessuno dei contendenti ha dietro di sé un paese con un senso storico disposto a sacrificare il proprio confort per difendere i principi di superiorità della propria nazione. Di tutto quello che succederà in seguito questo è il punto saliente attorno al quale ruoteranno le strategie dei belligeranti.

Mercenari russi sul campo

L’”operazione militare speciale” procede con i tempi dettati dallo stratega di Mosca, un intervento “chirurgico” onde danneggiare il meno possibile le regioni occupate che un giorno verranno annesse alla Russia e quindi limitare i danni sia sociali che economici. Le manovre procedono con alterne fortune, da una parte la forza preponderante in termini di mezzi dei Russi, dall’altra la strategia di guerriglia che i comandi NATO avevano pensato come la più idonea per gli ucraini e quei temibili javelin dei moderni bazooka che fanno a pezzi i T72. Alla fine i russi arrivano a Kherson nel sud del paese (garantendo così il rifornimento idrico alla Crimea) e avendo occupato tutto il Donbass, avvantaggiati dal maggior raggio di fuoco della loro artiglieria riescono a tenere a bada la guerriglia ucraina e infliggere gravi danni agli avversari.

Gli americani preoccupati dei successi russi, se pur reticenti alle richieste ucraine di rafforzare l’artiglieria, decidono di fornire i poderosi M777 howitzers, cannoni mobili a lunga gittata,  e più recentemente gli Himars lanciatori di missili teleguidati  con gittata fino a 300 km. Il modello fornito agli Ucraini ha un limite di tiro di 80 km, gli Ucraini danno “garanzie” agli americani che con le nuove armi non colpiranno il suolo russo…  Alla nuova supremazia balistica si aggiunge quella elettronica fornita da  Elon Musk e la sua rete di satelliti Starlink (la ditta di Musk possiede da sola più della metà di tutti i satelliti che girano attorno alla terra), gli Ucraini hanno potuto così ripristinare  i sistemi di  comunicazione compresi quelli di puntamento missilistico che sono  basati su internet e con l’appoggio dell’intelligence americana che da Remstein in Germania coordina il controllo visivo delle attività militari russe con un riposizionamento satellitare di 15 minuti, intanto che i satelliti russi impiegano 10 ore a riposizionarsi. Questo vuol dire che i russi sono costantemente sotto il tiro delle artiglierie ucraine e hanno informazioni sugli spostamenti ucraini solo ogni 10 ore. Questa nuova situazione mette i russi in uno stato di grave inferiorità ed è uno dei motivi del successo ucraino nello sfondamento nel settore settentrionale. I russi che attendendo un attacco nel settore meridionale avevano spostato la maggioranza delle forze residue sul quel fronte, non si erano resi conto del concentramento a nord delle truppe Ucraine che così  si sono trovate in una superiorità numerica di otto a uno, e hanno costretto i russi più che a una ritirata a una vera e propria fuga.

 In queste condizioni di inferiorità è facile immaginare il morale dei soldati russi, che  perso lo slancio iniziale sono in difesa con la sensazione di essere costantemente sotto il tiro di un cecchino.

 Centomila morti

Il numero delle vite umane perse in solo sette mesi di conflitto è impressionante: circa 50.000 morti per parte. Il numero è sorprendente anche perché nei resoconti filmati dal fronte non si vedono scontri cruenti di fanteria come nelle guerre del XX secolo. La guerra in Ucraina è la prima guerra del XXI secolo che non si combatte con la fanteria ma con l’artiglieria. Per capire la carneficina bisogna andare a guardare dentro gli arsenali militari dei due contendenti: in soli 7 mesi di guerra gli Ucraini e i Russi hanno dato fondo a tutti i magazzini di munizioni, gli Ucraini hanno svuotato anche ciò che era avanzato nei magazzini del Patto di Varsavia, i Russi hanno dato fondo ai loro magazzini e sono riforniti dai Cinesi via Corea del Nord. Anche gli americani hanno difficoltà a tenere il passo al consumo di proiettili degli Ucraini. I Russi avevano all’inizio della guerra circa 5000 missili convenzionali, ne hanno già lanciati 3500 considerando che la parte elettronica è di fabbricazione occidentale non sono in condizione di sostituirli e questo naturalmente è un gravissimo problema. Inoltre i russi hanno la preoccupazione di rimpiazzare le perdite umane rispetto al contingente di partenza di 200.000 uomini. Tra morti e feriti ciò che rimane è veramente poco, impossibile rimpiazzarli con i soli mercenari, la mobilitazione parziale messa in moto da Putin è indispensabile, anche se  la paura di chiamare una mobilitazione generale segnala la debolezza dello Zar, e indica la scarsa disponibilità dei russi di combattere per la madre Russia e ancor più per Putin. Gli Ucraini combattono a casa loro e hanno dichiarato richiamabili tutti i maschi abili dai 18 ai 60 anni quindi l’aspetto numerico non è un problema.

Il generale inverno

Tra tutti i generali della storia militare Russa l’Inverno è quello che ha riportato le vittorie più importanti (chiedere a Napoleone e Hitler). Anche questa volta sembra una pedina fondamentale nella strategia di Putin. Il problema dello Zar è di arrivare “vivo” alla stagione delle piogge, fine ottobre novembre,  poi il pantano che si forma nella pianura ucraina  rallenta tutte le operazioni militari.

Le frecce nell’arco di Putin con l’arrivo dell’inverno sono parecchie:

  • Con l’inverno arriva il freddo e il buio, il blocco delle forniture di gas e lo spegnimento delle centrali elettriche, controllate dai russi, metterebbe gli Ucraini in gravissime difficoltà anche perché fino ad oggi la maggior parte del paese ha vissuto la guerra come un fatto drammatico, ma lontano dalle loro case. Con la popolazione al freddo e al buio il governo di Kiev avrebbe da affrontare un fronte interno nel quale non è certo se la volontà di combattere rimarrà salda.
  • La stessa cosa vale per l’Europa: non si sa quale sarà la tenuta degli Europei davanti ai disagi energetici e alla caduta dell’economia. Non è neanche chiaro se alla fine di questa storia ci sarà ancora una “comunità europea” e senza il retroterra europeo non vi è possibilità di rifornire l’Ucraina delle armi e di tutto il resto di cui ha bisogno per sopravvivere. Zelensky avrebbe le ore contate.
  • Biden il nemico mortale, quello che vuole Putin fuori dal Cremlino, meglio a piedi in avanti, ha parecchi problemi da affrontare, le elezioni di novembre vedono i democratici in difficoltà, in più i repubblicani hanno cominciato ad attaccare la guerra in Ucraina, sia per i danni all’economia americana che per il rischio atomico, due punti sui quali l’elettorato americano è molto sensibile. La situazione vorrebbe che Biden trovasse il modo di mettere uno stop alla guerra almeno temporaneo per limitare i danni che il conflitto può portare  alle elezioni.
  • Con l’inizio del 2023 i russi dovrebbero riuscire a schierare le forze del nuovo reclutamento circa 300.000 uomini e probabilmente qualche armamento più aggiornato come i T90. Considerando le difficoltà che nel frattempo incontreranno gli Ucraini per via del gas e dell’energia elettrica, i russi potrebbero (il condizionale è d’obbligo) riconquistare la predominanza che avevano all’inizio del conflitto.
 
 
Che futuro?

La situazione è alquanto confusa sia sul piano militare che su quello diplomatico. Gli Ucraini stanno riconquistando posizioni usando i vantaggi che in questo momento hanno sul terreno, armi migliori, l’euforia  per le vittorie ottenute, e lo stato di prostrazione delle truppe russe; gli americani diventano sempre più titubanti a fornire armi sofisticate e anche solo a rinnovare quelle distrutte in battaglia, in quanto una nuova avanzata ucraina potrebbe irrigidire Putin in una eventuale trattativa. D’altro canto Putin ha un disperato bisogno di mantenere le posizioni per avere un vantaggio negoziale e per non doversi mettere alla prova sull’uso delle armi nucleari. Zelensky non può accettare che russi e americani si accordino su eventuali spartizioni di territorio ucraino, inoltre non è chiaro che reazione potrebbero avere le truppe ucraine nel caso di un cessate il fuoco, se deporranno le armi o continueranno a combattere motu proprio. Tutto è alquanto confuso, rimane la drammaticità delle poche certezze. Putin è un animale ferito e ancora peggio ridicolizzato che non può perdere questa guerra su cui ha puntato tutto e probabilmente anche la sua vita. Biden ha scommesso il futuro dell’America e quello del suo partito, tutti e due potrebbero essere tentati di uscire dal gioco con la scorciatoia atomica. Speriamo che  si arrivi a un “pareggio” che apra a un negoziato, che allontani  la minaccia nucleare, e magari faccia arrivare un po’ di gas in Europa.

 

Le precedenti puntate su Volere la luna:

Il tradimento. L’America e noi  (12/5/2022)

Il tradimento (seconda stagione) – Verso la guerra (25(5/2022)

La guerra in casa – Il tradimento/3 (18/6/2022)

Gli autori

Galliano Rotelli

Imprenditore e manager lombardo, libero pensatore e "globe trotter della produzione" manifatturiera. Ha fatto fabbriche in tutto il mondo, Russia, Ukraina, Africa, Stati Uniti. E' coautore (con Marco Revelli) de La fiera dell'est (Feltrinelli 1993). Attualmente gestisce un'impresa in Ukraina.

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