Di Riace i media hanno smesso di occuparsi, salvo una saltuaria attenzione agli sviluppi del processo in corso, davanti alla Corte di appello di Reggio Calabria, nei confronti di Mimmo Lucano e dei suoi compagni. Eppure, nonostante le mille difficoltà, Riace vive e continua a dare accoglienza. Ne è testimonianza la lettera qui pubblicata, inviata il 7 marzo scorso dall’Associazione Jimuel Internet Medics for Life al Prefetto di Crotone a seguito del drammatico naufragio di Cutro. Con essa, mentre i sopravvissuti al naufragio sono sistemati in condizioni di disagio e promiscuità indegni (https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2023/03/09/cutro-una-tragedia-evitabile-e-le-reticenze-del-ministro-piantedosi/) e, a Crotone e Cutro, è in corso il teatrino delle autorità, si offre accoglienza e ospitalità gratuita per almeno un anno in case confortevoli allestite a Riace a 20 naufraghi privi di riferimenti familiari utili e che versino in condizioni di necessità. Nel pubblicare la lettera restiamo in attesa della risposta del prefetto… (la redazione)
Al signor Prefetto di Crotone
Abbiamo tutti negli occhi e nel cuore le strazianti scene del terribile naufragio di Steccato di Cutro.
E a nessuno può sfuggire il terrore e la disperazione di quei momenti indescrivibili rimasto negli occhi e nel cuore dei sopravvissuti, ospitati nel Cara di Sant’Anna della Sua provincia. Molti di loro hanno parenti ed amici in altri Paesi d’Europa. E voi certamente li aiuterete a raggiungerli. Altri non hanno riferimenti in altri Paesi e potrebbero essere intenzionati a fermarsi in Italia per richiedere asilo.
La onlus Jimuel di cui sono il presidente, ha avuto modo di organizzare l’accoglienza di alcuni nuclei familiari afghani che attraverso un corridoio solidale promosso dalla Comunità Cristiana di base di S. Paolo di Roma e da altre associazioni, sono riusciti a raggiungere il nostro Paese. La stessa si è fatta carico nei confronti del Ministero degli Interni del sostegno e dell’assistenza, come previsto dalle leggi e dalle disposizioni Italiane vigenti in materia, ed ha potuto disporre per garantire l’ospitalità delle strutture, del collaudato sistema di assistenza dell’ex Sprar di Riace. Un sistema dotato di case confortevoli con le antenne satellitari per poter vedere quanto continua ad avvenire nei Paesi di origine che sono stati costretti ad abbandonare, della scuola di italiano per i bambini e per gli adulti, del doposcuola per i bambini inseriti nella scuola pubblica, della mensa sociale.
Inoltre l’associazione è riuscita, col concorso solidale di tante altre associazioni locali, nazionali e di singole persone, a fornire una borsa-lavoro agli adulti impegnati nei diversi laboratori, nella fattoria didattica e in altre attività che sono state riattivate per far lavorare insieme quelli che arrivano con chi è originario del paese. Una parte di questi nuclei familiari sono rimasti per circa sei mesi, poi si sono trasferiti da altri loro parenti. Attualmente sono ospitati tre nuclei familiari di cui uno impegnato in esemplari diverse attività anche artistiche e culturali. Gli altri due in attività ordinarie. Fra loro un cittadino afghano, sposato con una ragazza riacese e impegnato con successo nella mediazione linguistica e culturale.
Riteniamo, sig. Prefetto, che qualora ci fossero persone singole, nuclei familiari, che intendono restare in Italia, perché privi di reti familiari in grado di accoglierli, sarebbe questa, per loro, la collocazione migliore per aiutarli ad assorbire e, piano piano, poter superare i traumi e la disperazione dell’orrore di cui sono stati vittime e testimoni.
Le chiediamo, pertanto di voler consentire, una volta espletate tutte le procedure burocratiche che questa tragedia immane richiede, il trasferimento di quelli che lo vorranno in questo piccolo borgo dove ci sono da mesi altri loro connazionali. Le facciamo a tal fine presente che nel borgo citato esiste da dieci anni un poliambulatorio gratuito organizzato e gestito dalla nostra associazione e che la stessa è in grado autonomamente e con il concorso della rete associativa sopra richiamata, di sostenere questo tipo di accoglienza, senza contributo pubblico, almeno per un anno. Sono disponibile cinque case confortevoli, già arredate e pronte per essere abitate, per 20 persone.
Siamo certi che Lei si renderà conto che un’accoglienza, ancorché temporanea, che offre un’ospitalità fondata sul rapporto con un intero borgo e con nuclei di persone della stessa etnia, cultura e lingua e su un’attenta e partecipata mediazione, in un momento drammatico come quello che stanno vivendo coloro che sono scampati alla furia del mare, ha una grande valenza umana, emotiva, curativa.
Fiduciosi in una positiva accoglienza di questa nostra richiesta La ringraziamo dell’attenzione e la sa salutiamo distintamente.
Per la onlus Jimuel
Il presidente Isidoro Napoli