Nello scorso settembre abbiamo pubblicato su queste pagine l’appello con cui alcuni intellettuali, volontari, uomini di chiesa denunciavano la decisione del nuovo sindaco di Briançon e presidente della Comunità dei comuni del Briançonnais, Arnaud Murgia, di chiudere il rifugio solidale di Briançon non rinnovando la concessione dei locali in cui il rifugio era collocato all’associazione che lo gestiva, Refuges Solidaires, e diffidandola ad abbandonare l’immobile entro il 30 ottobre (https://volerelaluna.it/migrazioni/2020/09/28/perche-il-rifugio-solidale-di-briancon-continui-a-vivere/). «In questo modo – segnalava l’appello – il sindaco di Briançon crea le condizioni di un vero e proprio dramma umanitario, con nuovi morti in montagna, alle porte del nostro paese».
Ma che cos’è il rifugio solidale di Briançon? È una tappa fondamentale nel percorso dei migranti che, dall’Italia, cercano di raggiungere la Francia attraverso la rotta alpina. Negli ultimi cinque anni più di 11.000 uomini, donne e bambini costretti all’esilio hanno attraversato quella frontiera di notte, al freddo dell’inverno, in mezzo a montagne di cui ignoravano i pericoli (https://volerelaluna.it/migrazioni/2019/10/28/ancora-12-chilometri-migranti-in-fuga-sulla-rotta-alpina/). Tutti sono transitati, per una o due notti, a Briançon, breve tappa nel loro viaggio migratorio. E lì, nel rifugio solidale installato in un edificio messo a disposizione dalla Comunità dei comuni hanno potuto trovare riposo, lavarsi, mangiare un pasto caldo, guarire le ferite, riprendere le forze per continuare il loro viaggio, una prima accoglienza d’emergenza di qualche giorno in condizioni dignitose. È stata una straordinaria esperienza che ha coinvolto decine di volontari e volontarie e la cooperazione di diverse associazioni attive in loco tra cui Refuges Solidaires, Tous Migrants, Secours Catholique, Médecins du Monde.
Tutto questo rischiava di finire il 30 ottobre.
A impedirlo è stata la sottoscrizione da parte di quasi 40mila persone dell’appello citato accompagnata da una straordinaria mobilitazione tesa a ottenere la revoca della decisione di chiusura. La mobilitazione, infatti, ha ottenuto l’esito desiderato. Come scrive in un comunicato l’associazione Tous Migrants, «a seguito della creazione di una commissione composta di funzionari eletti e rappresentanti del Rifugio, l’amministrazione comunale si è impegnata per iscritto a rinunciare a qualsiasi sfratto prima di sei mesi e ha fatto riempire il serbatoio dell’olio della caldaia. È una prima, importante vittoria».
Almeno per tutto l’inverno, quindi, il Rifugio potrà continuare a fornire un primo supporto alle persone in transito. I locali tecnici in cui sono immagazzinate le attrezzature di soccorso alpino è ancora minacciato di chiusura entro il dicembre 2020 ma, appunto, un primo passo è stato fatto.
Come ha dichiarato a Radio Melting Pot Stéphanie Besson, co-fondatrice di Tous Migrants:
«Nel 2016, 2017, 2018 arrivavano per lo più giovani dall’Africa occidentale, spesso da soli, che volevano stabilirsi in Francia perché parlavano la lingua e pensavano che lì sarebbero stati i benvenuti, dato il legame coloniale e post-coloniale. Negli ultimi mesi abbiamo visto l’arrivo di famiglie dall’Afghanistan e dall’Iran che vogliono raggiungere la Germania. Queste famiglie sono passate sulla rotta dei Balcani con i suoi pericoli e le sue violenze, sono esauste e vulnerabili vista l’età dei bambini. Il Refuge Solidaire è per loro un luogo di rifugio e di riposo. In questo contesto, a partire dal 2015, l’associazione Tous Migrants si è organizzata per sensibilizzare l’opinione pubblica nelle scuole, nei centri di vacanza, nelle stazioni sciistiche, nei festival, nei mercati, e per informare la gente sulla realtà della migrazione attraverso i social network. Ha anche svolto diverse azioni di difesa e azioni legali e sostiene i marauders (cioè le persone che soccorrono chi si trova in pericolo in montagna). Grazie anche a questo, da diversi anni le famiglie accolgono volontariamente i richiedenti asilo e/o i minori che lo Stato lascia per strada. Anche per questo il Rifugio è essenziale per le famiglie e per tutti i migranti ed è essenziale anche per la città di Briançon».
La solidarietà e la mobilitazione, qualche volta, riescono a vincere.