Ogni giovedì a Torino, in piazzetta Paravia, al mattino, verso le 8, si riuniscono degli slavi. È il 12 dicembre quando scendo a parlare con uno di loro.
‒ Vi riunite qui ogni giovedì, vedo.
‒ Sì, prendiamo roba da mangiare, vestiti (1).
‒ Come avete conosciuto questo posto?
‒ Uno lo dice all’altro, quello lo dice all’altro.
‒ Col passaparola.
‒ Sì.
‒ Siete tutti stranieri a ritirare i pacchi?
‒ No, più di metà sono italiani.
‒ Parla bene l’italiano, lei.
‒ Sono dodici anni che sono qui, vengo dalla Romania.
‒ Lavora?
‒ No, adesso no, fa freddo, i cantieri sono chiusi, magari a febbraio, chissà.
‒ Lavorate nei cantieri edili?
‒ Buona parte di noi lavora lì. Ci chiamano, non ci chiedono neanche i documenti. Ci pagano in nero, perché intanto non ci sono controlli. Adesso non c’è lavoro. C’è crisi, ma c’è crisi un po’ dappertutto.
‒ Lei ha famiglia?
‒ Ho moglie, una figlia sposata con un bambino piccolo, e un figlio.
‒ Quindi lei ha una casa dove rientrare.
‒ Sì, io vivo in un alloggio con mia moglie e mio figlio. Altri di noi invece dormono in giro per la città. Ci aiutiamo fra noi (2).
‒ In famiglia lavorate?
‒ Mia moglie fa assistenza familiare e anche mia figlia. Invece mio figlio lavora per un cinese. Guida uno dei suoi sei camion che ogni mattina in un grande capannone qui a Torino caricano il pesce che viene importato e lo consegnano in giro, anche a Milano.
‒ I cinesi sembrano fra gli immigrati quelli più benestanti.
‒ Non so come facciano. Vengono qui, anche giovani e hanno i soldi o li fanno. Magari anche comprano delle cose a poco e le rivendono a un prezzo superiore, senza pagare tasse, dato che non ci sono controlli.
‒ Mi dica una cosa, ma gli italiani sono razzisti?
‒ Sinceramente, sì, siete razzisti soprattutto qui al nord. Nei confronti di tutti anche non neri. I piemontesi erano già razzisti nei confronti di chi veniva dal sud. Adesso lo sono nei confronti degli stranieri. È aumentato il razzismo in questi anni, si nota. È anche vero però che molti stranieri rubano. Noi li riconosciamo, quando salgono sui pullman. A me hanno rubato il cellulare. Non sono solo i rom, sono di tutte le nazionalità.
‒ Anche i giovani sono razzisti?
‒ Soprattutto i vecchi. I giovani non sono educati. C’è molta diseducazione fra i giovani. I vostri giovani non sono come i rumeni, non rispettano gli altri, gli anziani. Dovrebbe essere insegnata a casa l’educazione.
‒ Com’è la situazione adesso nel suo Paese? C’è lavoro?
‒ Ai tempi del comunismo il lavoro c’era, per tutti, e avevamo anche dei soldi. Però non c’era libertà. Poi le cose sono cambiate e anche quando è andato al governo il PSD, i socialisti che poi erano i comunisti di prima, il lavoro non c’era più per tutti. Ora le elezioni le ha vinte il PNL, i liberali. Vedremo se le cose cambieranno. Adesso molti rumeni tornano e anch’io tornerò se continua così qui. Io e mia moglie torneremo, cercheremo lavoro là. Invece i miei figli credo che rimarranno a Torino.
‒ Cosa pensa della situazione politica in Italia?
‒ Mah, non so, a me non piace parlare di voi, però non penso bene. Non cambia niente anche se cambiano i governi. Chi governa fa i propri interessi, ci tiene al potere, non cambia niente per la gente.
‒ Cosa fate a Natale?
‒ Io e mia moglie torniamo al nostro paese, dove ci sono anche mia madre e mia suocera. Là ha già nevicato un mese fa, è nei Carpazi. Mia moglie deve anche andare dal dentista. Là la cura dei denti costa meno, anche voi venite in Romania per la cura dei denti. Per noi ortodossi il Natale è sacro, per voi è diverso. Così anche per noi ortodossi il matrimonio è sacro, e non ci può essere la convivenza prima. Voi siete diversi da noi.
‒ Come fate il viaggio?
‒ Andiamo in pullman, conviene. 150 euro andata e ritorno e ci porta fino a casa. L’aereo costa 300/400 euro e ti lascia lontano da casa.
‒ Bene, allora buon Natale e buon anno, ci rivediamo a fine gennaio.
‒ Buon Natale a lei.
Note:
(1) Sono i Gruppi di Volontariato Vincenziano di via Saccarelli 21.
(2) Durante l’intervista passa vicino a noi un rumeno vestito come un cowboy, zoppica vistosamente e trascina un carrello con diversi pacchi sopra. Il mio interlocutore si ferma e gli sporge un pacco con del cibo dicendogli che è per lui.