Ragazzi dentro. Rapporto sulla giustizia minorile in Italia

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Un nuovo codice penale per i minorenni. È la richiesta che l’associazione Antigone avanza nel VI rapporto sulla giustizia minorile in Italia. Come spiega Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione, «il sistema dei reati e delle pene per gli adulti, a maggior ragione vigente il codice Rocco, non soddisfa minimamente il principio, sancito nella Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia del 1989, del superiore interesse del minore. L’articolo 27 della Costituzione assegna alla pena una funzione rieducativa e pone limiti all’esercizio del potere di punire allo scopo di evitare trattamenti contrari al senso di umanità. Principi che, per essere adattati a ragazzi e ragazze, richiedono una diversa elencazione di reati e un ben più vario pluralismo sanzionatorio. Il furto di un ragazzino in un supermercato ‒ sottolinea Gonnella ‒ non può essere paragonato a quello in appartamento di una persona adulta. Il primo potrebbe essere depenalizzato, trattato civilmente, o affidandosi alla giustizia riparativa. Ben potrebbe essere trattato fuori dal diritto penale». 

Questo anche a fronte del ruolo fortunatamente sempre più residuale che la detenzione dei ragazzi e dei giovani adulti ha all’interno del sistema penale minorile. Al 15 gennaio 2022 erano 316 (di cui 140 stranieri e 8 ragazze) i minori e giovani adulti detenuti nelle carceri minorili italiane, a fronte di 13.611 ragazzi complessivamente in carico al Servizi della Giustizia Minorile. Il 52,5% di chi si trova in un Istituto Penale per Minorenni (IPM) è senza una condanna definitiva. Tuttavia questo dato non preoccupa come avviene nel mondo degli adulti. Infatti, proprio per la residualità della detenzione in carcere, l’IPM è generalmente una tappa breve e, al momento della condanna definitiva, il percorso si svolge soprattutto altrove, nelle comunità e sul territorio. Per questo motivo, anche quando si finisce in IPM, non è affatto detto che poi lì si sconti la pena o il resto della misura cautelare. Quando la condanna diventa definitiva, il sistema tende a trovare una diversa collocazione per il ragazzo, spiegando così l’alta incidenza percentuale delle custodie cautelari. 

Per quanto riguarda i reati, il rapporto di Antigone sottolinea come nel 54% dei casi i ragazzi sono entrati in IPM per avere commesso delitti contro il patrimonio. Questa percentuale sale al 60% per gli stranieri e addirittura al 73% per le ragazze. I reati contro il patrimonio sono seguiti da quelli contro la persona, che sono in media all’origine del 20% degli ingressi, percentuale che in questo caso scende al 18% per gli stranieri e addirittura all’8% per le donne. Proprio sui reati si registra un importante calo negli ultimi anni. Se si guarda al numero totale dei minorenni arrestati o fermati dalle forze di polizia, siamo passati dalle 34.366 segnalazioni del 2016 alle 26.271 del 2020, con un calo percentuale del 24%. Non tutto è esito della pandemia. Il calo, infatti, era già riscontrabile nel 2019 quando le segnalazioni erano state 29.544, con un calo rispetto al 2016 del 15%. 

Un ruolo importante, nel sistema della giustizia minorile, è quello rappresentato dalle comunità. Sono 637 in tutta Italia e nel 2021 hanno ospitato oltre 1.500 ragazzi, accompagnandoli nel percorso di reinserimento sociale. 

Insieme al rapporto esce, quest’anno, “Keep it trill”, la serie di Antigone con il rapper Kento che, da oltre dieci anni, tiene laboratori di scrittura rap e poesia all’interno degli IPM e delle comunità. “Keep it trill” è un viaggio nelle carceri minorili italiane, attraverso le storie dei ragazzi e delle ragazze che vi si incontrano. Con il loro carico di esperienze alle spalle, con la ricerca del futuro, con le speranze e le disillusioni, con le casualità che a volte ne accompagnano quel ritorno alla vita libera che dovrebbe per tutti essere protetto come la cosa più cara di cui una società debba prendersi cura. 

Il testo completo del rapporto è sul sito www.ragazzidentro.it 

Gli autori

Associazione Antigone

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